EST EUROPA
Dalla Cecenia per combattere in Ucraina Adam e Amina: “Basta con le oppressioni”

Sfuggiti a un attentato in giugno, ecco la testimonianza di due attivisti nella guerra contro Putin. Come si modificherà l’area caucasica

Adam Osmajev e Amina Okujeva è la coppia cecena che oggi vive in Ucraina, attivamente coinvolta negli eventi degli ultimi anni in questo Paese. E il 1° giugno a Kiev hanno subito un attentato: un tizio, che si è qualificato giornalista di “Le Monde” con il nome di Alex Verner, durante un incontro da lui richiesto ha sparato contro Adam. Amina ha difeso il marito e ha ferito l’aggressore. Con gravi lesioni tutti e due sono finiti in ospedale. Ora Adam è già stato dimesso, anche se la convalescenza sarà lunga. L’attentatore, conosciuto nel mondo criminale di San Pietroburgo fin dagli anni 90, sarebbe il ceceno Artur Denisultanov-Kurmakajev (come risulta dalle testimonianze), l’organizzazione dell’attentato sta portando in Russia.

Amina ha partecipato come medico in Euromaidan (furono denominate così le proteste anti-governative a Kiev nell’inverno del 2013-2014, che si sono concluse con la morte di oltre un centinaio di protestanti e la fuga del presidente Yanukovich in Russia, seguita dall’elezione di un nuovo Governo). Adam è di una famiglia cecena molto rispettata e influente, ha studiato economia in Inghilterra. Dopo le accuse di complottare l’assassinio di alti funzionari in Russia, è stato costretto a fuggire, nascondendosi, a Odessa, dove è stato arrestato dalle forze di sicurezza nel 2012, quando al governo c’era Yanukovich. Sull’insistenza della Corte Europea non è stato estradato in Russia. Dopo la vittoria di Euromaidan, Adam fu rilasciato sul presunto caso dell’attentato di Putin. Con lo scoppio della guerra del Donbass (Est Ucraina) nel 2014 entra a far parte, assieme alla moglie, dei militari volontari. Adam Osmajev è il comandante del battaglione di peacekeeping internazionale di nome Dzhokhar Dudayev, e Amina Okujeva, nata ad Odessa, è di formazione il medico chirurgo, era l’ufficiale responsabile per la stampa (press officer) e il cecchino dello stesso battaglione internazionale di Dzhokhar Dudayev.

L’informazione frenata da una nuova cortina di ferro

Sappiamo che Adam dopo l’attentato del 1 ° giugno a Kiev solo di recente è tornato a casa dall’ospedale. In Europa giungono notizie molto sporadiche e vaghe sulla Repubblica caucasica, parte della Federazione Russa, come se ci fosse ancora la famigerata cortina di ferro. Per un italiano comune, per parlare di Cecenia, le parole chiave possono essere: la guerra, di cui si sa poco, il bombardamento di Grozny, la giornalista Politkovskaya, e poi un lungo silenzio. Ed ecco lo scandalo recente con la persecuzione delle persone gay … Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Il Velo di Maya: Nel mondo l’immagine della Cecenia è poco chiara, sfumata, le informazioni che circolano sono solo quelle ammesse dalle autorità ufficiali russe. Dopo due terribili guerre, la gente è sparsa ovunque: la Russia, l’Europa e il mondo. Da quanti anni non siete stati in Cecenia? Come vi giungono le notizie?

Adam: Non sono stato in Cecenia da circa 10 anni, ma molti ceceni viaggiano regolarmente in Europa, e sono ben consapevoli di quello che ci sta realmente accadendo, e riferiscono su ciò che vedono a coloro che non possono viaggiare. Oggi c’è un regime dittatoriale come nella Corea del Nord, e ciò che vediamo può essere facilmente replicato nel resto della Russia e in qualche misura è già stato copiato, come il culto della personalità e la distruzione fisica dell’opposizione.

VdM: Parlando di coloro che sono rimasti sulla loro terra, sembra sorprendente l’attuale “umiltà”, con le manifestazioni di massa a Grozny, ricostruita dalle rovine, a sostegno delle politiche di Putin. Cosa c’è dietro questa plateale remissività? Difficile pensare che la memoria di un popolo possa essere così breve?

Adam: Quasi due decenni di terrore non potevano passare senza lasciare segno: la parte più appassionata del popolo è morta o ha lasciato la propria casa. Quindi tante persone in Cecenia sono costrette a mostrare conformismo, esternamente, mentre dentro odiano le forze di occupazione russe e le loro marionette. Per la Cecenia questa non è la prima volta che il suo popolo deve nascondere, temporaneamente, le proprie aspirazioni. Siamo sopravvissuti alla dittatura zarista e sovietica, siamo sicuri che sopravvivremo anche a quella putiniana.

VdM: Anna Politkovskaya (giornalista russa, conosciuta per la sua lotta in difesa dei diritti umani, netta oppositrice di Vladimir Putin, uccisa da un sicario il 7 ottobre 2006, ndr), di cui alcuni libri sono stati tradotti in italiano, rispondendo alla domanda di un lettore di “Novaya Gazeta”, disse quanto segue, in relazione alla sua personale esperienza, nel Caucaso, durante la seconda guerra cecena: “…nei confronti dei ceceni in Russia opera ancora un sistema di sterminio. Tutto quello che vi accade è impossibile da spiegare diversamente”. Siete d’accordo con questo?

Adam: Sono d’accordo con la compianta Politkovskaya, è proprio quello che è successo negli ultimi decenni, e, molto probabilmente, sarà quello che accadrà fino a quando nella Russia non giungerà la consapevolezza che il tempo degli imperi è finito. I Paesi europei sono arrivati a questa conclusione più di mezzo secolo fa, tutti noi ricordiamo come Charles de Gaulle abbia concesso l’indipendenza all’Algeria, nonostante una forte opposizione e dopo una vittoria militare sui ribelli. La Russia di questo è consapevole, proprio per questo lì non c’è un richiamo alla leva per l’esercito dalla Cecenia, perché vi è la certezza che insegnare al nemico come combattere non è logico.

Obiettivo dei “tirapiedi”? Nuove opportunità per arricchirsi

VdM: Si potrebbe dire che la Cecenia di oggi è governata dai clan? È l’unico modo di esercitare il potere in questa nazione?

Adam: Questa è una visione sbagliata, se abbiamo in mente i cosiddetti tejp (i clan storici delle famiglie, ndr). I clan non dispongono più di tale autorità come prima. C’è un primo, tragico esempio, il massacro per volontà dello stesso Kadyrov dei membri del proprio clan dei Yamadayev.
Se il paragone, invece, è con la mafia, allora le cose stanno proprio così: in Cecenia e nella Federazione Russa governano i clan mafiosi, e qualsiasi reato è loro permesso.

VdM: Chi sostiene il presidente della Repubblica cecena, Ramzan Kadyrov? E’ davvero così forte, come lo descrivono i media russi, a volte sembra quasi il vice di Putin?

Adam: Lui è davvero, probabilmente, la seconda persona dopo Putin per importanza politica, che, tra l’altro, lo ha definito in un’intervista “il proprio figlio”, ma la forza di entrambi i dittatori è molto esagerata dai media. La stragrande maggioranza dei loro “tirapiedi” li odia, e l’unica motivazione per la loro servilità è cercare un’opportunità per arricchirsi. Basta guardare i cortei di questi personaggi per capire quanta paura hanno della gente comune. Confrontate i loro spostamenti con gli spostamenti dei leader occidentali.

VdM: L’omicidio clamoroso di Anna Politkovskaya nel 2006 e di Boris Nemtsov (un eminente oppositore russo) nel 2015 quasi immediatamente hanno suscitato sospetti verso una “traccia cecena”, e più tardi hanno trovato i colpevoli. In entrambi i casi, erano ceceni. Credete nelle versioni russe delle indagini? Perché è conveniente utilizzare i ceceni per i ruoli degli esecutori in tali azioni scellerate? Сhi, secondo voi, è il mandante?

Adam: Sono abbastanza sicuro che il mandante di tutti e due crimini sia Putin in persona. Naturalmente non ha dato personalmente tali indicazioni a Kadyrov, ma grazie ai suoi fedeli, ha fatto ben intendere a Kadiyrov cosa volesse. L’organizzatore è Kadyrov, che ha affidato l’attentato ai suoi “dipendenti”. A Putin fa comodo far fare questo tipo di “lavoro” proprio ai ceceni, per molte ragioni.

VdM: Proviamo a tornare alla vostra vita in Ucraina. Amina è nata a Odessa, Adam è nato e cresciuto in Cecenia. Perché vi siete iscritti nel 2014 al movimento volontario e siete andati a difendere l’Ucraina come membri del neo formato battaglione ceceno? Chi ne fa parte?

Adam: In Ucraina, oggi, si decide il futuro di tutto il territorio post-sovietico. La vittoria dell’Ucraina quasi sicuramente avrà un impatto sulla situazione nel Caucaso. Pertanto, per noi la lotta per l’Ucraina è una lotta per la libertà della Cecenia e per il futuro della Russia stessa, perché senza un cambiamento del regime in Russia o un significativo indebolimento della Federazione Russa, la libertà noi non la vedremo né in Ucraina, né nel Caucaso.
Il nostro battaglione è stato nominato in onore del nostro primo presidente, il generale Dzhokhar Dudayev, ed è stata fondata dal generale brigadiere della Repubblica cecena di Ichkeria, Isa Munayev. Isa Munaev ha combattuto in entrambe le guerre in Cecenia. È stato gravemente ferito in Cecenia, e si è trasferito in Danimarca, dove ha ricevuto la cittadinanza. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non poteva semplicemente stare lì e guardare, ed è venuto in Ucraina per condividere la sua esperienza e aiutare come sapeva. È stato naturale per lui unirsi a noi. Ed è stato un onore svolgere servizio sotto il suo comando fino a quando cadde eroicamente durante la difesa di Debaltsevo nel 2015. Il battaglione è prevalentemente composto dai rappresentanti dei popoli dell’ex URSS chi è venuto ad aiutare l’esercito ucraino.

Eroi e traditori nella guerra del Donbass

VdM: Nella guerra in Donbass i ceceni si sono trovati su entrambi i lati del conflitto. Chi sono, quei ceceni, i cosiddetti uomini di Kadyrov (kadyrovtsy), che combattono dalla parte della Russia e forze separatiste contro le Forze Armate Ucraine (FAU)? Anche in questo caso, siamo davanti al caso di “buoni” e “cattivi” ceceni, come è già accaduto durante la guerra in Cecenia?

Amina: All’inizio del conflitto nella regione di Donbass dalla parte della Russia e forze separatiste c’erano davvero i kadyrovtsy, così come anche i militari regolari della Federazione Russa di nazionalità cecena. Per quanto ne sappiamo ora, ci sono solo pochi “soldati di ventura” e alcuni dipendenti del personale dei servizi speciali della Federazione Russa di nazionalità cecena. Purtroppo ogni popolo ha i suoi traditori, e i ceceni non fanno eccezione: i peggiori di noi sono andati a servire il paese che per secoli ci ha distrutti.

VdM: Una domanda ad Amina, una donna con le armi in mano. Una donna cecchino. Lei non è nata un soldato, lei lo è diventata dopo gli eventi di Maidan e lo scoppio delle ostilità nell’Est dell’Ucraina. Ci sono stati alcuni prerequisiti per una tale trasformazione nel suo carattere, nel suo passato? Lei prova paura?

Amina: Sono convinta che le qualità personali di una persona non dipendono dalla sua identità di genere, dal suo sesso. Ogni persona è diversa ed è sbagliato cercare di imporre a tutti le regole della società con i ruoli “maschili” o “femminili” definiti.
Penso che la tendenza per la vita militare faccia parte del mio carattere, del mio modo di essere. E, soprattutto, non riesco fisicamente a trattenermi quando vedo un’ingiustizia. In tempi di pace, questi erano i casi della vita quotidiana, quando qualcuno “usciva oltre i limiti”, offendendo i deboli etc. E in senso globale, come questo attacco infido e vile del Paese, l’Ucraina, in cui viviamo e che amiamo, per me era completamente impensabile farsi da parte.
Per quanto riguarda la paura, probabilmente ognuno mette in questo concetto un po’ dei propri sentimenti. Personalmente provo come un’iniezione di adrenalina che stimola la chiarezza del pensiero e la chiarezza d’azione: è una piacevole sensazione di formicolio, che spinge ad agire attivamente ed efficacemente contro il pericolo.
Se vogliamo parlare della paura in senso globale, la cosa di cui ho davvero paura è fare qualcosa di sbagliato davanti a Dio, di peccare.

VdM: Torniamo all’attentato del 1° giugno. Quell’avvenimento drammatico ha condizionato la vostra scelta di raccontare al mondo ciò che sta accadendo oggi in Cecenia e in Ucraina? Avete avuto una premonizione del pericolo? Avete paura per le vostre vite oggi?

Amina: È proprio così. Noi capiamo l’importanza della componente informativa di questo conflitto, e quindi cerchiamo di essere sempre aperti per i giornalisti. Abbiamo avuto, sì, una premonizione del pericolo, e, in generale, siamo sempre all’erta. E’ stato uno dei motivi per cui siamo stati in grado di reagire tempestivamente, e non lasciare che il killer riuscisse a compiere la sua missione. Siamo ben consapevoli di quanto sia insidioso il nemico contro cui stiamo combattendo, e capiamo tutti i rischi. Ma capiamo anche che qualcuno deve resistere, perché la verità è dalla nostra parte, e questo ci facilita la lotta.

VdM: Torniamo al tema della Cecenia. Voi avete la speranza di tornare un giorno nella vostra patria? Che futuro vedete per essa e per gli altri popoli del Caucaso?

Adam: Naturalmente, ci auguriamo che con la vittoria dell’Ucraina tutte le persone libere della ex Unione Sovietica possano trovarsi in pace, e presto saremo in grado di tornare a casa. Vorremmo la Cecenia facente parte del mondo civilizzato, che fiorirà in armonia con i suoi vicini. Non vogliamo che la prossima generazione dei ceceni sia sottoposta a distruzione e genocidio. È meglio pagare qualsiasi prezzo oggi affinché le prossime generazioni non vedano quello che hanno visto le precedenti.

VdM: I vostri progetti?

Adam: Vorremmo vedere ed esplorare i nuovi mondi, ma, purtroppo, il nostro vicino – la Federazione Russa – ci tira indietro, nel Medioevo, e non ci permette di occuparci di uno sviluppo pacifico. Quindi il nostro futuro, molto probabilmente, sarà dedicato alla lotta per il diritto ad una vita normale. Ma d’altra parte, siamo orgogliosi di questo onore, della possibilità di mettersi in fila con gli eroi del passato, di cui si leggeva nell’infanzia e dei quali eravamo orgogliosi.

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