IMPRENDITORE – Augusto Mazzolari nel suo atelier in San Babila a Milano

I PROFUMI DI MAZZOLARI, UN’INTERPRETAZIONE DELLA BELLEZZA

A Milano, la storia esemplare di chi contribuisce al fascino della città. Ecco l’atelier di Augusto Mazzolari

Verità. Bene. Bellezza. Sono concetti fondamentali della nostra cultura. La bellezza anche per comprendere il senso delle cose. Come l’arte. Come un fiore o un gioiello. La bellezza come corollario dell’estetica, del gusto. La bellezza che appaga l’animo attraverso i sensi. È tutto ciò che si trova quando si entra nell’Atelier di Augusto Mazzolari, in Piazza San Babila a Milano,. Un uomo che, dopo anni di attento e inesauribile lavoro, è stato insignito di premi importanti e meritati come l’Ambrogino d’oro; il premio “Milano Produttiva” conferito al Teatro alla Scala e rivolto a Lavoratori e Imprese Milanesi; il premio Bottega Storica per i cinquant’anni di attività

Nel suo Atelier sono passati nomi come la famiglia Berlusconi, Isabella Rossellini, molti politici, regnanti e tantissime persone dello spettacolo. Se a Parigi c’è la maison Jovoy Paris, a Milano c’è Mazzolari.

E poiché tuttora vive profondamente la Bellezza dedicata alla donna, non gli chiediamo nemmeno l’età. Dopo cinquant’anni di attività si fa presto a fare i conti con il tempo. Conosciamo, quindi, un po’ meglio Augusto Mazzolari che ha fatto della bellezza la sua filosofia di vita, della sua creativa attività.

 

Come ha iniziato a svolgere questa attività? Da dove scaturisce la scelta, la determinazione?

Mio nonno era barbiere, mio padre per un po’ seguì quella linea. Poi diventò parrucchiere per signora e aveva un negozio in via Felice Bellotti con un angolo di profumeria. Allora la profumeria era per lo più composta da quattro scaffali. A mio padre piaceva fare i profumi e in casa avevamo tutti i bottiglioni in cui si miscelavano le essenze. E noi ragazzini dormivamo con il tintinnio delle gocce che cadevano nel flacone durante la notte. In negozio, io e i miei fratelli ramazzavamo da terra i capelli, ci metteva a lavare le teste, a fare le frizioni profumate, che allora erano un lusso, e da lì sono andato avanti a fare il parrucchiere. Poi c’è stato un momento in cui mio padre è andato per nuovi orizzonti e mi ha lasciato in mano il negozio. Così sono andato avanti. Accanto a me c’era un altro parrucchiere con profumeria, ho rilevato il negozio e ho continuato con la profumeria. Nel frattempo ho preso un piccolo negozio in San Babila, di diciotto metri quadri. Ho avuto la prima profumeria nel ’66, in viale Abruzzi e nel ‘70 ho preso questo atelier in San Babila. Ho avuto subito un grosso successo e da lì, piano piano, mi sono ingrandito: ho preso il sotterraneo di altri negozi accanto; Via Manzoni ecc.

 

Quindi il suo segreto è stato reinvestire su se stesso e sulla sua attività?

Certo. Era la cosa che mi piaceva di più e ho cominciato anch’io a fare i profumi. In viale Abruzzi avevo il sotterraneo dove facevo tutti i profumi. È stata una bella avventura. Poi ho conosciuto i fratelli Pera. Siamo diventati amici, loro avevano il laboratorio a Marzanella e facevano le creme, io facevo loro i campioni. Era una cosa in amicizia e simpatia.

 

C’è stato un momento buio in cui parecchi profumieri hanno tirato giù la saracinesca ma lei ha resistito.

Be’, anche adesso. E ce ne saranno molti di più, perché oggi il negozio della profumeria, diciamo, la vecchia bottega, deve essere rinnovata. Prima di tutto il servizio deve essere eccellente, con personale che abbia un’esperienza alle spalle, oggi assumono solo ragazzine inesperte, e ci deve essere tutto, qualsiasi cosa, dal piccolo accessorio per capelli alla crema più costosa. Quando ho cominciato e mi sono allargato a cento metri quadri di sotterraneo, non sapevo come riempirlo, perché le Case cosmetiche non avevano sufficiente materiale, avevano pochi articoli. Così sono andato da un grossista, la Stemon, e, dato che avevo a disposizione qualche soldo e volevo investirlo, mi sono comprato tutto quello che della profumeria di largo consumo vendeva di più. Ho riempito il negozio e, facendo anche un po’ di sconti, ho venduto tutto. È stato un enorme successo.

 

Lei è stato anche tanto odiato dagli altri profumieri per la faccenda degli sconti.

Sì, è vero. Me ne sono fatto una ragione. Aumentavo il fatturato del 20-30% al mese. Poi mi sono ingrandito, ho preso altri spazi e ora siamo qui. Il negozio ha avuto tanto successo ma tuttora io personalmente curo tutto, dalle mollette per capelli alla crema più cara di Estée Lauder. Qui non deve mancare niente. Poi ci siamo specializzati in accessori per la casa: abbiamo preso il negozio sotto la Galleria, sono 750 metri quadri. È molto bello e abbiamo messo anche profumi di nicchia. Oggi come oggi abbiamo più di 350 articoli che facciamo fare noi, sotto la nostra idea. I nostri prodotti ce li chiedono in tutta Italia, siamo presenti in punti vendita in America, vari punti in Germania, lì c’è un tedesco che una quindicina d’anni fa è venuto e ha voluto acquistare i nostri prodotti per poi distribuirli. Ha aperto diversi punti vendita molto raffinati. Bisogna stare sempre al passo e reinvestire sempre, ancora oggi. Per esempio, adesso mi stanno proponendo una varietà di prodotti nuovi, di qualsiasi genere, ad esempio dentifrici naturali dalla Russia.

 

Il mercato si è spostato molto sul naturale e sul bio cosa ne pensa?

Ci vuole sia uno che l’altro. Una crema naturale, in ogni caso, deve supportare una crema che non lo sia. Ci vogliono entrambe le cose.

Quanti dipendenti ha, Augusto?

Tra i vari negozi: Ventidue Marzo, Farini, Matteotti, il negozio dei Capelli, quello della Galleria, in tutto settanta persone circa.

 

Consiglieresti oggi a una persona di aprire un negozio di profumeria?

No, a meno che non sia veramente capace e soprattutto lo deve fare con un taglio molto elevato, raffinato, magari in qualche cittadina. Ma è difficile, perché lo sconto che si pratica non permette di mantenere le spese di un negozio. E poi parecchie cose oggi si trovano nei centri commerciali con promozioni esagerate. Ecco perché ti dicevo che rimarranno pochissimi negozi. La gente deve avere il piacere di entrare in un negozio, passare quel quarto d’ora nella bellezza, deve entrare in confidenza anche con il datore del negozio e soprattutto deve trovare tutto.

Kant diceva che la percezione della bellezza è principalmente razionale. Sarà, ma dentro alla bellezza c’è anche il sentimento, la percezione del bello. Quello che si lascia andare, senza ragione, ai piaceri dei sensi. E in realtà i piaceri sono poco razionali.

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Commenti

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    Carlo Gentili 10 Novembre 2017 22:32

    Articolo interessante. L’intervista ci fa riflettere sui concetti di creatività, di arte, di bellezza. Uno spaccato dell’Italia piu’ bella che il mondo intero ci invidia. Complimenti 🙂

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