MEMORIA STORICA – La senatrice a vita Liliana Segre, presidente dell’Associazione Figli della Shoah.

LILIANA SEGRE RICORDA PRIMO LEVI “I SUOI SCRITTI MI HANNO AIUTATO A CAPIRE”

A Milano un seminario dedicato alla nascita dello scrittore, sopravvissuto ai lager

“Solo a parlare di Giudei mi viene il prurito… vanno sterminati tutti, vanno tutti ammazzati, queste bestie, bastardi maledetti”. Non è uno stralcio da un discorso di Paul Joseph Goebbels, lugubre ministro della propaganda del Terzo Reich, bensì delle dichiarazioni di un gruppo neonazista italiano che ha costituito proprio un partito nazional socialista dei lavoratori – traduzione letterale del partito ideato da Adolf Hitler – e che ha portato il gruppo antiterrorismo della Polizia a indagare diciannove persone, fra le quali figura anche qualche elemento legato alla ‘ndrangheta. Vedremo gli sviluppi delle indagini, e il conseguente intervento della magistratura, in una vicenda preoccupante, con un odio dichiarato, evidente, anche per i collegamenti internazionali che il gruppo aveva messo in atto.

Nello stesso giorno, era il 28 novembre, a Milano si è tenuto un seminario di aggiornamento per i docenti, organizzato dall’Università Cattolica, in ricordo di Primo Levi di cui ricorre il centenario della nascita. “Ricordo e ho elaborato ciò che ho visto, vissuto, ma senza odio verso nessuno”. Così si è espressa la senatrice a vita Liliana Segre, intervenuta al seminario. “Certo, la commissione contro l’odio di cui mi sono fatta promotrice ha un fondamento nelle molte, troppe manifestazioni di violenza, verbali e anche nei fatti, dilaganti a ogni livello e amplificate soprattutto dalla rete”. “Un’azione contro l’odio che non possiamo capire – ha sottolineato la senatrice, citando Primo Levi – ma che dobbiamo sforzarci di capire da dove arriva, come scaturisce”.

Già, dobbiamo compiere uno sforzo da tradursi in un’analisi costante, con un grado di attenzione sufficientemente elevato. Nulla va sottovalutato. Uno sforzo perché la deviante ideologia nazista c’è ancora, è presente, e fa proseliti. L’Italia, come palesano i fatti ricordati in apertura, non è immune da questo temibile virus.

“Quando ho cominciato a leggere Primo Levi mi sono resa conto di ciò che ancora non avevo capito, elaborato, e che aveva trovato le parole giuste per descrivere l’indicibile”, ha sottolineato Liliana Segre. “Il mondo aberrante del lager dove ho vissuto richiedeva un passaggio che Levi ben descrive nel suo libro dal titolo ‘La tregua’. Se uno esce di prigione dopo aver scontato una pena si immerge nuovamente nella quotidianità con un percorso di reinserimento più o meno lungo, in funzione anche della durata della pena, ma pur sempre cosciente della realtà che lo circonda. Se, per ipotesi, un lager fosse stato improvvisamente aperto dagli aguzzini per lasciare liberi i detenuti, questi non potevano pensare di ritornare a contatto con la realtà: nei lager c’era una non vita che cancellava sentimenti, annientava le menti, oltre che i corpi, disumanizzava ogni essere che pur manteneva, di umano, le fattezze. Un’uscita improvvisa dai lager poteva portare alla follia”.

“Io non dimentico ma non odio”, ha ribadito la senatrice, mentre si congedava da un uditorio costituito da circa 350 docenti. Molti gli applausi, percepibile l’emozione. Il giusto tributo a una testimone dell’avvenimento più tragico del secolo scorso, una straordinaria persona che riceve insulti sui social media da parte di chi desidera propagandare ciò che Liliana Segre vuole combattere: l’odio.

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