COWORKING SPACE, QUAL È IL FORMATO MIGLIORE CON IL VIRUS?

Lo smart working non si è rivelato smart per tutti. Allora, come facciamo a lavorare a distanza? A Vienna, in novembre, una conferenza sul tema

Anche prima della pandemia molta gente lavorava da casa, il cosidetto home office, ma si trattava principalmente di persone appartenenti alle professioni libere e creative e lavorare soli è stata una loro scelta. Invece la chiusura Covid-19 ha costretto quasi tutti a rimanere a casa. Sono nate le parole, sempre in inglese, remote working e smart working. Ma se anche una professione può essere svolta da casa – impossibile per un dentista o un muratore – questo compito si è rivelato molto difficile, sopratutto per una donna con figli, un marito e magari un cane che occupano insieme un spazio di 80 metri quadri in una citta industriale…

 

Tanti uffici hanno diminuito il numero di personale presente in sede, mandando a lavorare da casa gli altri per motivi di sicurezza sanitaria. Anche gli spazi coworking, che sono ancora una novità per l’Europa (il concetto coworking è nato negli Stati Uniti attorno al 2010 ed è stato accolto in Italia verso il 2015) hanno affrontato tante difficoltà. Secondo Coworker.com ecco alcuni dati significativi: annullamento di eventi (per il 71%), cancellazioni di prenotazioni su meeting room e conference room (per il 66%), ritiro di membership (35%), modifiche nel comportamento degli utenti (24%), chiusura dello spazio (20%) e membri ammalati (9%). Nello stesso tempo si sono incrementate le spese dovute agli interventi di sanificazione, alle nuove campagne di comunicazione e alle modifiche dello spazio per assicurare distanziamento sociale.

Però…

I coworking space sono molto più flessibili rispetto a un ufficio “normale”.  Nati con lo scopo di offrire come servizio spazio ampio, piacevole, con tutte le condizioni di lavoro necessarie e ad un buon prezzo, i coworking space sono in grado di adattarsi a seconda dei bisogni dei propri clienti. Se inizialmente sono stati amati principalmente dai freelancer e dai nuovi imprenditori, oggi sono interessanti anche per coloro che preferiscono andare nel coworking space sotto casa senza usare nessun mezzo pubblico, abbandonare l’home office e trovare un posto molto più tranquillo e motivante. Nella realtà Covid, però, i membri aspetteranno ancora nuovi servizi da parte dei CS come:

  • interni nuovi che permettono la distanza fisica massima tra i colleghi in ogni momento con postazioni di lavoro più disperse;
  • massima ventilazione dell’ambiente senza l’uso di aria condizionata;
  • massima sanificazione e igiene dell’ambiente di lavoro;
  • programma che prevede lavoro a turni per garantire che lo spazio di coworking non sia pieno di persone a stretto contatto tra loro;
  • screening dello stato di salute per i nuovi membri dell’area di lavoro;
  • e forse anche controlli sanitari gratuiti regolari per i membri.

 

Siamo ancora lontani dalla risoluzione completa del nuovo coronavirus, ma i migliori esperti del mondo del coworking si uniscono questo novembre nella conferenza Coworking Europe 2020. La conferenza si svolgerà dal 25 al 27 novembre a Vienna (Austria), con una giornata fuori sede nella sua città gemella Bratislava (Slovacchia).  Sarà la prima e la più grande conferenza internazionale sul coworking che si terrà dopo la pandemia, un evento di networking unico per tutte le comunità di coworking che operano in Europa e oltre, dove i migliori professionisti condivideranno i loro pensieri, intuizioni e idee.

Nessuno può sapere esattamente come si svolgeranno le cose nel futuro, ma se non altro la pandemia ci aiuterà a migliorare gli spazi di coworking e renderli più sani.

 

 

 

 

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