IL RITORNO DELL’INDUSTRIA SULLA SCENA MONDIALE
Si vuole scongiurare una guerra commerciale dopo le decisioni protezionistiche di Donald Trump
Torna di scena l’industria, prepotentemente e a tutti i livelli. A cominciare da quello politico, con la presa di posizione protezionistica del presidente americano Trump. La mossa di imporre dazi alle importazioni di materie prime come acciaio e alluminio, e poi merci e beni come pannelli fotovoltaici e automobili, ha avuto e avrà l’effetto di imporre una scelta strategica che sfiora l’autarchia, con il proposito di rilanciare la produzione industriale sul suolo statunitense. La riforma fiscale è l’acquario in cui dovranno muoversi – secondo l’etica trumpista – le imprese in sviluppo di vecchia e di nuova concezione. Il modello di una società basata sui servizi, mondialista nei suoi valori e pronta a interagire con tutti che le presidenze precedenti avevano abbozzato e perseguito, è stato rigettato con disprezzo. Gli Stati Uniti vogliono tornare all’hard-factoring, alla ripresa del mercato interno con prodotti a stelle e strisce. Come risponderanno le altre aree del mondo? Dopo i lavori del Congresso del Partito Comunista, la Cina ha comunicato all’intero pianeta che intende perseguire la crescita e che si tutelerà con ogni mezzo per tutelare le tariffe e il libero mercato. Che strano mondo quello in cui i vecchi liberisti si chiudono a riccio e i comunisti combattono per aprire le frontiere! Che fine farà l’Europa in questo gioco? Sarà un massacro come dicono alcuni o ci sarà qualche via d’uscita? Il colpo più duro potrebbe essere per la Germania e poi per l’Italia. Il caso Dieselgate che colpì il settore automobilistico alcuni anni fa è stato solo l’antipasto, la prima polpetta avvelenata lanciata nel cinodromo del Vecchio Continente. Pertanto, si alzino i livelli di attenzione, perché siamo in emergenza. O l’Europa ritrova un fronte comune di fronte ai rischi, oppure è in pericolo di sopravvivenza. E la prima cosa da fare – lo sostengono a maggioranza gli esperti del Focus di Ifiit che hanno analizzato il problema – è ritrovare una visione comune di sviluppo. Se sono minacciate le industrie dei Paesi europei, la minaccia è unica perché è l’industria europea nella sua sistematicità a subire nuove condizioni. Dunque si tratti, si dialoghi con gli Stati Uniti a tutti i costi e a tutti i livelli, diplomatico e istituzionale. E ci si prepari a nuovi investimenti, sorretti da nuove visioni del mondo e del proprio ruolo. Comunque vada, la politica industriale tornerà al centro di ogni dibattito e di ogni scelta futura.
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