SOSTENIBILITÀ, L’INCOMPETENZA SUL RIGORE DEGLI INVESTIMENTI

I criteri ESG dettano le regole affinché gli investimenti siano finalizzati a precisi obiettivi. In pratica vi sono valori inderogabili: l’etica e gli impegni assunti. Ma in troppi casi prevale la pochezza culturale

La sostenibilità è argomento sempre più diffuso: dichiarazioni, scritti, analisi abbondano un po’ in tutti media. Non sempre a proposito. Il Giornale delle Pmi ha da poco pubblicato un interessante articolo dove si analizzano i tre punti principali, ovvero i criteri ESG. “Nel panorama degli investimenti – si legge nella pubblicazione – i criteri ESG rappresentano i parametri che analizzano l’investimento non soltanto da un punto di vista economico, ma tenendo conto di tre importanti fattori per la contemporaneità: Environmental, Social, Governance.

Il primo criterio, Environmental, riguarda l’impatto su ambiente e territorio, Social si riferisce alle iniziative con impatto sociale, mentre Governance fa riferimento agli aspetti più interni dell’azienda e alla sua amministrazione. Il loro obiettivo finale è quello di mobilitare i capitali necessari al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità stabiliti dai numerosi accordi internazionali, fra cui quello di Parigi e l’European Green Deal”.

Il Giornale delle Pmi ricorda molto opportunamente il Regolamento europeo: “Il 10 marzo 2021 è ufficialmente entrato in vigore il Regolamento europeo sulla rendicontazione sostenibile (Disclosure europea – Regolamento 2019/2088 del Parlamento europeo e del Consiglio approvato il 27 novembre 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari). Si tratta di una delle norme più importanti sul tema ESG – insieme a quella sulla Tassonomia della finanza sostenibile – e costituisce le fondamenta per la trasparenza e la regolamentazione degli investimenti ‘green’”.

Si sottolinea poi il fatto che questi parametri vanno inseriti “in una strategia di GRC – Governance, Risk e Compliance: perché l’organizzazione deve garantire che i valori, l’etica, le dichiarazioni, gli impegni, e tutto quanto attiene alla sfera ESG siano una realtà nella pratica. Tra i principali ambiti relativi ai rischi ESG troviamo il cambiamento climatico, l’aumento della polarizzazione sociale, il cambiamento socio-demografico, l’evoluzione tecnologica della società, la violazione dei diritti umani e dei lavoratori, il danno ambientale e l’impatto negativo sull’ambiente e i comportamenti in violazione dell’integrità della condotta aziendale”.

Il Giornale richiama poi con decisione gli impegni che si assumono i vari soggetti di fronte all’ESG, con obiettivi chiaramente definiti. “Una volta stabiliti gli obiettivi, l’organizzazione può valutare, monitorare e gestire l’incertezza verso quegli obiettivi ESG, la gestione del rischio. Da lì, l’organizzazione può fornire garanzie e riferire che sta operando con integrità nel contesto delle dichiarazioni, degli impegni e degli obblighi ESG dichiarati. Il rating ESG, infatti, non si compra, si conquista, costruendo una strategia a lungo termine: è una rivoluzione nell’azienda, per affrontare la quale servono obiettivi chiari, le persone giuste, le tecnologie giuste e la cultura del cambiamento”.

Ma tutto questo, è bene sottolinearlo, in molti ambiti – industriale, finanziario, nel terziario – è troppo spesso lettera morta, una dichiarazione d’intenti fine a sé stessa. Manca quella cultura del cambiamento richiamato alla fine dell’articolo.

 

 

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