NULLA DI NUOVO SUL FRONTE DELLE GRADUATORIE
PER I DOCENTI PRECARI UN SETTEMBRE SENZA CERTEZZE

Nonostante le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione, intoppi del sistema informatico ed errori procedurali rallentano l’inserimento dei nuovi docenti

Puntuale come l’anticiclone africano, ecco arrivare il problema delle graduatorie dei docenti precari nella scuola pubblica.

Ogni anno si ripete la medesima sconcertante situazione, non certo emblematica per un Paese civile che dovrebbe considerare l’istruzione un pilastro portante della società.

Sono 150 le domande al minuto che arrivano al ministero dell’Istruzione con 700mila potenziali aspiranti docenti alla conquista di una cattedra e un contratto a tempo determinato. E, come ogni anno, il sistema informatico del ministero va in tilt. Si è resa necessaria la modifica di alcuni parametri per far fronte alle richieste di chi tramite il “mitico” modello B desidera intraprendere la professione di docente indicando 20 scuole dove poter effettuare le supplenze. Come sempre la risposta degli organi competenti è stata la stessa: molte le domande, rispetto agli anni precedenti, ma tutto risolto. Vecchia musica e vecchio spartito che si ripete ogni anno.

Il malumore tra i docenti è palese e giustificato, l’inadeguatezza di un metodo di reclutamento non più efficace è sotto gli occhi di tutti. Ecco allora la soluzione che esce dal cappello a cilindro: prorogare i termini della presentazione delle domande fino al 25 luglio, se necessario. Già visto. Il ministro dell’Istruzione ripete la solita litania: l’obiettivo è quello di far aprire tutte le scuole italiane in tempo utile per “evitare il carosello dei docenti”. Ma circa 220mila sono i precari che già lavorano da anni nelle scuole e che sono inseriti nelle graduatorie di istituto; poi ci sono i neolaureati che ambiscono a entrare nel mondo della scuola; i diplomati magistrali che hanno ottenuto sentenze favorevoli dei tribunali amministrativi regionali e sono considerati idonei alla docenza, i cosiddetti “idonei fantasma”, cioè coloro che hanno superato il “concorsone”, ma che per limiti di posti restano in attesa, con punteggi sbagliati, errori formali e materiali e via di questo passo.

Problemi enormi. Così vengono danneggiati tutti: docenti, famiglie, le segreterie delle scuole. Queste ultime devono sopportare notevoli carichi di lavoro a causa della solita carenza di previsione rispetto al numero di domande che il sistema non può sopportare.

Un suggerimento? Basterebbe contingentare, regione per regione, l’inserimento informatico iniziando a considerare in primis le graduatorie esaurite.

Ma come sempre, da anni, settembre è alle porte con l’inizio delle attività didattiche, ma nulla è cambiato, nonostante ciò che dice il ministero.

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