LA COMUNICAZIONE, SNODO CRUCIALE PER LA CRESCITA DI UN’AZIENDA
Marco Dell’Era, con un’ampia e diversificata esperienza nell’ambito dei media, traccia le linee guida per un percorso virtuoso a fronte dei molteplici errori commessi da molte imprese. Nonostante i social media e gli strumenti informatici, manca una cultura dell’informazione
Laurearsi all’Università Bocconi, essere assunto in una delle principali banche italiane e poi… accorgersi che il sogno professionale è un altro. Da perseguire con determinazione. Marco Dell’Era, oggi titolare dell’omonimo studio a Milano, si è così dedicato a comunicazione e marketing.
Classe 1965, Dell’Era ben presto si fa apprezzare per il piglio e la competenza e matura una serie di esperienze sia presso importanti società di pubbliche relazioni, sia presso aziende molto diversificate fra loro (moda, sport, ma anche portali internet ed entertainment, precisa Dell’Era).
E il patrimonio professionale oggi lo gestisce in proprio, come imprenditore.
Dottor Dell’Era, in un panorama della comunicazione così in continua evoluzione, come ci si sente ad affrontare la nuova clientela?
Il mondo della comunicazione era una nicchia, se torniamo indietro di 30-35 anni. Se ne parlava poco e veniva inteso unicamente come l’area della pubblicità, quando in realtà era ed è ben altro. Il mercato era dominato dalle grandi agenzie americane. Poi cominciarono a farsi strada anche quelle italiane che cercavano di farsi largo in un mercato ancora piccolo e nel tempo, con grande competenza, alcune le hanno superate. Oggi tutto è cambiato: ci sono molti master dedicati alla comunicazione e anche dei corsi di laurea. Di fronte al cliente ci si pone quali professionisti che individuano l’evento, o la notizia, si attivano come ufficio stampa in grado di raggiungere i media e di promuovere la visibilità anche sui social. Quindi, oggi le aziende comunicano in modo diverso. Chi non comunica non esiste.
Però ci sono anche vistosi errori: dal comunicato scritto in maniera errata alla gestione dei social altrettanto lacunosa…
Certamente. Dobbiamo partire dall’assunto che spesso nelle aziende non esiste una cultura della comunicazione o, come la intendono alcuni, si pensa sempre a tartine e dintorni, con bicchierate e cene offerte ai giornalisti. Nulla di più sbagliato. Basta solo vedere alcuni siti, sono troppi quelli realizzati in maniera sbagliata, con presentazioni approssimative, senza immagini efficaci, con messaggi incomprensibili. Troppe aziende non si affidano a professionisti della comunicazione e cercano di fare le cose ‘in casa’ con effetti controproducenti disastrosi.
E quindi con investimenti sbagliati…
Soldi gettati al vento. Nel percorso della comunicazione ci deve essere coerenza in ciò che si vuol dire e quando perché talvolta è meglio tacere. Manca, in generale, una cultura della comunicazione che sarebbe indispensabile per far sì che il comunicatore professionale dialoghi con chi è in grado di condividerne le strategie. E nell’azienda nessuno deve correre per proprio conto con il rischio di rilasciare dichiarazioni che si rivelano un boomerang per la società in cui opera. Qui si corre il rischio che se un’iniziativa pubblicitaria o corporate non raggiunge gli obiettivi sperati la colpa ricada sull’agenzia o sul comunicatore di turno, magari inascoltati quando avevano segnalato rischi e inopportunità sul da farsi.
Dell’Era, in sintesi quali i passaggi fondamentali per un percorso virtuoso, in questo ambito, da parte di un’azienda?
Prima di tutto, scegliere un professionista della comunicazione, un’agenzia o una persona di provata esperienza: è il perno fondamentale intorno a cui ruota tutta la strategia comunicativa, fondamentale per un’impresa. Come secondo aspetto, fare in modo che nell’azienda si crei una cultura della comunicazione, magari proprio grazie anche all’apporto del professionista. E lasciar perdere “tartine e dintorni”.
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