Editoriale del numero 0/3
EDITORIALE
L’Italia, nazione alla ricerca di una perduta credibilità
di Paolo Corticelli
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C’è qualcosa di inquietante e ambiguo nel nostro Paese in riferimento alla gestione dei permessi di lavoro, degli scioperi, dei diritti da rispettare. Qualcosa che rappresenta un vulnus ben visibile, anche all’estero, nella credibilità dell’Italia come nazione, laddove si propone come autorevole interlocutore sulla scacchiera internazionale.
Facciamo riferimento all’utilizzo disinvolto – eufemismo. In realtà è un uso truffaldino – della legge 104/1992, che prevede l’aiuto ai familiari bisognosi di assistenza da parte del parente che lavora come dipendente, pubblico o privato. La legge contempla anche l’assenza dal posto di lavoro per più giorni, nell’arco di un mese: come mai vi sono lavoratori che riescono a fruire dei benefici della 104 mentre sono in attività a Milano e il parente da assistere è nel profondo sud? E c’è l’obbligo di presentare un giustificativo del viaggio: biglietto ferroviario oppure aereo, pedaggi autostradali. Ma i giorni a disposizione, nell’arco del mese sono tre…
E ancora: i furbetti del cartellino. Nonostante siano ormai diverse decine le persone licenziate o per le quali è in atto un procedimento disciplinare, persone riprese da videocamere nell’atto di timbrare il cartellino o passare il badge anche per altri colleghi, per poi andarsene per i fatti loro, nonostante tutto ciò questa deprecabile pratica è ancora diffusa. Recente il caso del professore di diritto di Lodi arrestato perché in cinque anni (1533 giorni per l’esattezza) non si è mai presentato a scuola ove arrivavano certificati di malattia, congedi biennali. Il docente, invece, era titolare di uno studio legale in provincia di Vibo Valentia…
Che dire poi dello “sciopero bianco” dell’Atac che nel luglio del 2015 paralizzò Roma. I conducenti guidarono i mezzi pubblici a velocità molto ridotta provocando un caos indescrivibile nella città. Il motivo della protesta? Dover timbrare il cartellino sia all’inizio che alla fine del proprio turno. Capito? Il datore di lavoro ti chiede semplicemente di poter verificare la tua presenza in servizio e tu cosa fai? Scioperi…
Senso dello stato inesistente
E’ ben chiaro a tutti che vi sono persone e intere categorie di lavoratori che considerano lo stato – di cui essi stessi fanno parte – lo zerbino di comodo, mentre i sindacati dormono coricati sul letto dei diritti, del tutto avulsi dai principi etici contenuti nei cosiddetti doveri, anacronistici custodi di privilegi utilizzati anche in forma truffaldina; mentre anche la magistratura mostra troppa incertezza nell’intervenire con determinazione che dovrebbe essere esemplare sia nei tempi che nell’applicazione delle sanzioni; mentre una classe politica modesta e distratta si perde in diatribe insulse e fastidiose; mentre milioni di persone, ogni giorno, si recano a lavorare senza pensare a sotterfugi, trucchi, velleitarie astensioni dal lavoro. Questi ultimi sono la struttura portante, la pars construens, dello stato di una nazione che desidera affermare la propria credibilità, sia all’interno che all’estero. Gli altri sono la pars destruens, parassiti sociali spesso super protetti che recano un danno alla collettività, al welfare, e recano uno sfregio allo straordinario patrimonio umano, imprenditoriale e culturale, patrimonio di una nazione degna di credibilità in ambito internazionale. Una nazione, oggi, alla ricerca di una credibilità smarrita.
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