Daniele Indaco

L’INFLAZIONE, COME POSSONO INTERVENIRE GLI IMPRENDITORI

La fiducia dei consumatori e la resilienza degli imprenditori sono le parole chiave nel combattere l’aumento del costo della vita

In questa rubrica a cura di SAAD Consulting, potete chiedere ai professionisti delle aziende le informazioni che vi interessano per l’internazionalizzazione in Bulgaria e la situazione economica globale. Fondata a Sofia circa venticinque anni fa SAAD Consulting offre servizi alle società italiane, francesi e bulgare e oggi è una delle realtà più riconosciute nel settore.

 

Cos’e’ l’Inflazione in parole semplici?

“Inflazione” è etimologicamente derivato dal latino “inflatio”, col significato di gonfiare. Si riferisce ad un aumento (gonfiamento) generalizzato dei prezzi senza un aumento corrispondente dei redditi delle persone, per cui si genera una graduale perdita del potere di acquisto da parte dei consumatori, ossia con la stessa quantità di denaro di cui dispongono, a seguito dell’inflazione, possono acquistare una minore quantità di beni e servizi.

Le tesi economiche accreditate per l’origine del fenomeno riguardano un eccesso della domanda di beni e servizi cui non corrisponde una sufficiente offerta – generato talvolta da un eccesso di moneta in circolazione – oppure dall’aumento dei costi di produzione o di altri passaggi intermedi che le merci subiscono prima del consumo. L’inflazione è sempre stata un fattore di disturbo della crescita economica di un Paese anche se un tasso di inflazione minimo è un fattore endemico dello sviluppo.

Qual è l’inflazione più significativa avvenuta in Italia?

Negli ultimi decenni in Italia, ma in tutta Europa, si ricorda l’inflazione del 1973 dovuta all’aumento dei costi di produzione causato dall’aumento del 400% del prezzo del petrolio, imposto dai Paesi dell’OPEC (un’inflazione “importata”). Fu un decennio molto complicato percorso anche da una repressione finanziaria, dovuto dai tassi di rendimento del mercato obbligazionario che comunque non coprivano le perdite dovute all’inflazione e soprattutto dal drenaggio fiscale dovuto da un aumento delle imposte indirette, causato dall’aumento nominale ma non reale dei prezzi.

Qual è la differenza con l’inflazione rilevata in Bulgaria negli anni ‘90?

Gli anni novanta in Bulgaria sono stati molto critici. I problemi finanziari erano iniziati qualche anno prima a causa della graduale riduzione dei sussidi finanziari provenienti dall’URSS ed il conseguente indebitamento estero del Paese per sostenere inalterato lo standard economico dei suoi cittadini. La perdita degli sbocchi commerciali nei Paesi dell’ex Unione sovietica unita alle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite alla Serbia hanno in seguito portato alla Bulgaria centinaia di milioni di dollari di perdite creando le condizioni della tempesta perfetta che è immancabilmente scoppiata grazie alle controversie politiche interne alla Bulgaria che hanno ritardato il processo di riforma economica. La sua instabilità politica, l’elevato indebitamento e l’inesperienza dei riformatori hanno frenato il processo di democratizzazione che avrebbe dovuto soprattutto creare tutte quelle infrastrutture economiche/giuridiche/finanziarie necessarie per lo sviluppo sano del mercato libero senza che avvengano distorsioni e arricchimenti indebiti. Il Fondo Monetario Internazionale è stato costantemente costretto a spingere i politici bulgari all’azione. Dopo il 1989 il tenore di vita di circa il 90% della popolazione è diminuito, mentre l’inflazione ha raggiunto il suo picco nel 1997 con il 570% (iperinflazione). Infine nell’aprile del 1997 il governo in carica, instauratosi in seguito alle proteste di massa del popolo, iniziò ad attuare le raccomandazioni del FMI: il tasso del lev bulgaro fu fissato al marco e l’inflazione galoppante fu domata. Il fatto che oltre il 75% della popolazione abbia un appartamento o una casa propria si è rivelato estremamente importante per combattere la povertà generale ma da allora ad oggi la Bulgaria non riesce ancora a raggiungere una sicurezza economica adeguata e dignitosa e continua a ricopriere il ruolo di “fanalino di coda” dei Paesi della UE e per molti analisti la situazione attuale è ancora molto precaria.

L’aumento attuale del costo dell’Energia a cosa e’ dovuto?

ll forte aumento del costo dell’energia nel corso del 2021 che poi si ripercuote su un gran numero di prodotti e servizi che necessitano dell’energia ai fini della loro produzione, è causato da diversi fattori: la repentina e simultanea ripresa economica globale post-pandemia che ha causato scarsità di offerta delle materie prime, l’inverno particolarmente freddo nel Nord Europa e la forte domanda di gas da parte della Cina.

L’aumento straordinario dei prezzi che stiamo registrando, in campo energetico soprattutto, ci portera’ ad una nuova situazione di inflazione incontrollata?

Le Banche Centrali mondiali hanno pronosticato che il periodo di aumento dei prezzi sarebbe rientrato una volta che il sistema economico avesse ritrovato la sua fluidità e per tale motivo ha lasciato inalterati i tassi di interesse. Questo fatto dovrebbe generare un periodo di inflazione contenuto che ha creato alcuni disagi ma anche alcune situazioni vantaggiose, soprattutto per i Paesi indebitati.

Dall’inizio del 2022, però, causa la recente recrudescenza della pandemia (in Cina), il costo crescente dell’energia, dovuto prevalentemente all’aumento del prezzo del gas naturale, ulteriormente aggravato dal recente scoppio della guerra in Ucraina e le numerose interruzioni della catena di approvigionamento di alcuni beni tra cui i semiconduttori ed i prodotti metallici hanno cambiato le prospettive in maniera drastica e duratura e per ora impronosticabile per cui le Banche Centrali (ed anche i governi) convinti (direi speranzosi) che possa essere un fenomeno temporaneo, sono attendisti prima di prendere le contromisure necessarie.

In questo nuovo contesto, la Bulgaria e l’Italia sono fortemente dipendenti dalle esportazioni di energia dalla Russia, un potenziale elemento di vulnerabilità, e partecipano allo sforzo di diversificazione regionale di rifornimento di gas naturale, con il sostegno dell’Unione Europea.

Come far fronte agli aumenti dei prezzi dell’energia e a catena di quasi tutti i beni e servizi?

Va detto che in qualche misura i rincari sono funzionali alla lotta al cambiamento climatico. Ovviamente, gli aumenti dovrebbero essere graduali, ma nella sostanza sono necessari per indurre gli operatori a risparmiare energia e ridurre la domanda di energia prodotta da fonti fossili. Al fine di evitare balzi eccessivi delle bollette dell’energia, alcuni governi hanno preso provvedimenti ed altri stanno per prenderli. Per far fronte alle conseguenze sociali degli aumenti, invece, le misure più appropriate sono quelle che aiutano le famiglie in condizione di povertà.

Senza aspettare i sussidi governativi cosa possono fare gli imprenditori?

Dal punto di vista delle imprese la migliore politica è quella dell’austerità: del raggiungimento della massima efficacia ed efficienza con il minor costo possibile, con un’attenzione massima alla riduzione delle spese insieme al miglioramento della qualità dei beni e servizi offerti e l’eliminazione degli sprechi. In questo contesto la delocalizzazione dei costi produttivi, sempre nell’ambito della UE, per evitare i rischi geo-politici che oggi sono evidenti a tutti, puo portare enormi vantaggi grazie alla differenziazione geografica dei livelli di vita standard, generati dalle diverse politiche fiscali e sociali dei vari Paesi nella UE e dai diversi stimoli agli investimenti che essi propongono. Sono, quest’ultimi, elementi fondamentali da cui gli imprenditori, soprattutto italiani, devono prendere in considerazione se ancora non lo avessero fatto.

E sul piano internazionale cosa possiamo fare tutti, imprenditori e consumatori?

La globalizzazione si è rivelata un fenomeno innarrestabile e positivo per l’economia. La pandemia e la guerra in Ucraina,  ci hanno insegnato che, se i sovranismi (i nuovi nazionalismi del XXI secolo) sono insufficienti per competere nel nuovo mercato globalizzato, la stessa va considerata con estrema cautela. L’Europa unita e collaborativa è la via da seguire e proprio la politica monetaria unificata della Banca Centrale europea ha dimostrato nel passato e sta dimostrando anche in questo contesto di crisi la sua imprescindibile necessità e funzione nel combattere l’inflazione impedendo il suo passaggio a forme di iperinflazione: la fiducia dei consumatori e la resilienza degli imprenditori sono le parole chiave.

 

Per altre domande:

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