CAVALLI E ARTE: IL BINOMIO
DELLA MIA CREATIVITÀ
SANDRA PETRENI, La pittrice dei cavalli
“Quando si parla di me spesso si usa l’appellativo: la pittrice dei cavalli. Non c’è cosa più vera.” Sandra Petreni, artista toscana, pittrice poliedrica con una passione innata per il mondo equestre, ritrova in esso l’ armonia perfetta. Spazia con un eclettismo inedito dalla figurazione all’astrazione con grande facilità espressiva. I dipinti iperrealisti dedicati ai cavalli rappresentano un aspetto peculiare della sua opera.
Sandra, come è nata la tua passione per la pittura?
In realtà non mi ricordo che sia nata ma, c’è sempre stata.
Posso collocare a livello temporale i primi ricordi emozionali ad un particolare evento. I miei genitori mi donarono, per il sesto compleanno, una bella valigetta in legno con colori a olio, pennelli, un cavalletto da campagna e delle tele bianche. Da quell’ istante Sandra bambina iniziò a imbrattare tele senza freno.
Mi soffermavo spesso estasiata dinnanzi alla vetrina dell’unico negozio di Belle Arti di Poggibonsi a guardare i colori, a discapito di vetrine di negozi di giocattoli. Probabilmente i miei genitori colsero subito la mia indole creativa, la mia curiosità e mi diedero i mezzi per poterla manifestare appieno.
Terminate le scuole medie mi iscrissi all’ Istituto d’ Arte di Firenze. Dopo gli studi continuai la mia carriera artistica operando principalmente come decoratrice ma, senza abbandonare mai la pittura che, negli anni, resta una costante nella mia vita.
Il tuo soggetto dominante è il cavallo: quale è il tuo rapporto col mondo equestre?
Qui ci vorrebbe un libro intero! Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un viaggio nel tempo: Inghilterra, Londra, Trafalgar Square, National Gallery. Qui mi imbattei nel grande dipinto di Stubs, Whistlejacket, ritratto di cavallo, del 1762, olio su tela. Capii che quello era il mio posto, il posto giusto per trascorrere il mio tempo.
Rimasi lì a disegnare provando a riprodurre questa opera d’arte per ore. Avevo 23 anni e il mio viaggio aveva lo scopo di imparare l ‘ inglese, ma durante quei tre mesi di vacanza studio passai la maggior parte del mio tempo nei musei, dedicando tutta la mia attenzione alla pittura e non alla lingua anglosassone.
Un anno dopo, il giorno del mio ventiquattresimo compleanno sognai il quadro di Stubs, visto un anno prima a Londra e decisi di regalarmi delle lezioni di equitazione. La scoperta di questo universo mi ha travolta.
Da allora il mondo equestre non è solo una passione, ma è un’esigenza, e iniziare a dipingere costantemente cavalli fu poi una naturale conseguenza del grande amore.
Come è cambiato il mondo dell’arte dopo la pandemia?
Tra virgolette, grosse virgolette, per me la pandemia è stata quasi un’opportunità, ossia finalmente sono stata costretta a restare in casa, non potendo andare a decorare dai clienti, ho avuto il dono del tempo. Durante il lockdown ho speso mesi a dipingere, ad approfondire la mia arte e a sperimentare.
Naturalmente il mondo è cambiato, il modo di percepire l’arte è cambiato. Si vendono sempre più spesso tele ed opere d’ arte on line, sono nate gallerie d’arte virtuali, il cambiamento forzoso e l’obbligo del distanziamento umano hanno creato modalità diverse di intervento per non fermare un settore gravemente penalizzato.
Di necessità virtù, si potrebbe dire, ma penso che tutto questo non possa assolutamente sostituire l’approccio essenziale visivo di un dipinto dal vivo, necessario per poter apprezzare e conoscere davvero l’arte.
Le emozioni che una persona può provare in presenza davanti a un quadro non sono le stesse che può suscitare un’immagine virtualmente.
Da questo punto di vista la fruizione digitale ha penalizzato gli appassionati, estimatori e gli artisti in primis. In particolare, per una pittrice realista come me è necessario poter apprezzare dal vivo un quadro per comprenderne appieno la materia, lo studio ed il meticoloso lavoro che c’è dietro.
Quali sono state le tue più grandi soddisfazioni come artista?
Le mie più grandi soddisfazioni devono ancora venire! Mi piace pensare che si possa far sempre di più e meglio.
Certamente la più grande soddisfazione è soddisfare in primis me stessa e i miei canoni pittorici, mi piace dare sempre il meglio di me, e poi naturalmente il vedere i miei committenti felici e commossi. Il riflesso di un’opera ben fatta è l’affetto di un cliente soddisfatto.
Principalmente realizzi tele ad ispirazione realista, esiste un ritratto a cui sei particolarmente legata?
La risposta è L’ Unico, il ritratto di Ufrasi, il primo ritratto equestre che ho eseguito. Attraverso il caso ho scoperto un’impronta familiare, quella lasciata da mio nonno paterno, che morì in un incendio il giorno della mia nascita. Dopo aver incontrato Ufrasi, un meraviglioso cavallo sauro dal temperamento forte e focoso, decisi di iniziare non solo a prendere lezioni di equitazione ma me ne innamorai al punto che decisi di comprarlo.
Era un grande campione, molto iroso e di carattere, un cavallo che aveva sofferto. Un anno dopo lo presentai ai miei genitori e in quell’occasione mia madre mi parlò commossa del nonno e mi svelò cose su di lui fino ad allora mai dette. Presi coscienza della grande somiglianza, mio nonno era un cavaliere dell’esercito, un preparatore, domava cavalli per una fattoria nel Chianti ed il suo cavallo era identico a Ufrasi.
Ufrasi mi ha insegnato molto, era un figlio, un fratello, un amico, dopo vent’anni insieme il giorno che mi ha lasciata per una brutta malattia, decisi di imprimere su tela la sua essenza, volevo un ricordo che fosse una rappresentazione eterna di questo amore.
Mi è morto tra le braccia, la tela immortala il suo sguardo prima di spegnersi. Ho voluto fissare quella luce negli occhi in un attimo indelebile, e solo con la pittura sono riuscita a farlo.
Quali sono i tuoi progetti artistici per il prossimo futuro?
Il mio orientamento è quello della crescita costante. Incrementare questa mia passione, avere il tempo per esaudire tutta quello che la mia curiosità chiede e i miliardi di idee che ho in testa. Vorrei poter dipingere e basta, vorrei fosse unicamente il mio mestiere e sicuramente mi piacerebbe anche esprimere maggiormente la mia parte astratta e sentimentale, quella eterea e meno realista.
Vorrei sentire sempre di più la voce di Sandra, la pittrice.
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