DAMIANA NATALI SUL PODIO A DIRIGERE
LEVITÀ E GRAZIA, GRINTA E FORZA, PER LIBERARE VIBRAZIONI
Direttore d’orchestra fra le pochissime donne in Italia, si è imposta per il rigore professionale coniugato a una sensibilità femminile di assoluto valore
Il maestro direttore d’orchestra muove con levità ed eleganza le mani ma anche con una forza inaudita. Gli orchestrali seguono i movimenti e interpretano ciò che il direttore d’orchestra sente ed in questo caso è una donna.
Una delle pochissime che si è imposta grazie all’originalità interpretativa, ricca di sensibilità, coniugata a grande studio, grinta, soavità e a una grazia decisamente uniche: è Damiana Natali che dal podio conquista l’attenzione di pubblico e critica, lasciando una carica di vibrazioni. Ha diretto già moltissime orchestre, ma dieci anni fa, nel 2008 a Bergamo, sua città adottiva, ha fondato l’Orchestra Ars Armonica, di cui è direttore artistico e musicale, con cui ha realizzato numerosi e ben riusciti concerti, con la partecipazione di autorevoli musicisti, strumentisti e giovani talenti. E’ anche compositrice e ultimamente ha composto Dona pacem, per soli coro ed orchestra, interpretato dal Coro che solitamente dirige Muti.
Nata in un piccolo paesino del Piemonte, inizia a suonare il pianoforte all’età di cinque anni e a sette già si esibisce in pubblico. “In casa mia si è sempre ascoltata musica, dalla classica, alla lirica e alla leggera. Io adoravo cantare ma quando iniziai a suonare il pianoforte subito fu un grande amore.”.
E dal quel momento Damiana Natali non si ferma più. Dopo la maturità classica, una serie di Diplomi, in pianoforte, in composizione tradizionale, in direzione di coro, prima al Conservatorio Verdi di Torino, poi al Verdi di Milano e al Gaetano Donizetti di Bergamo. Seguono le specializzazioni all’Accademia Chigiana di Siena e alla Scuola di Fiesole, poi quella in direzione d’orchestra a Pescara. Ma soprattutto l’esperienza in teatro, guardando i grandi maestri, lavorare e dirigere. E così via fino ad intraprendere una sua carriera da Direttore.
Damiana Natali, che ha una figura minuta ma che sul podio sembra un gigante, ci accoglie con il suo sorriso luminoso, gli occhi nordici ed il viso dolce incorniciato da una cascata di capelli biondi. Ci guida nel suo percorso artistico illustrandoci come imposta la direzione dell’orchestra, sapendo coniugare sensibilità e rigore, non disgiunti da una giusta autorevolezza nel guidare i professori dell’orchestra.
“Il mio approccio alle partiture è perfezionista, musicale, artistico e tecnico nello studio, ma anche molto emotivo e ‘sensoriale’: la musica ci avvolge coinvolgendo tutti i nostri sensi e ci trasferisce in un’altra dimensione. Una partitura rinasce nelle mani di un direttore d’orchestra, per donarla agli ascoltatori, divenendo così uno strumento in mezzo ad altri strumenti. Il pubblico è importante sia per chi realizza musica sia per chi l’ascolta. Essa è come un dono, importante per chi lo dona e per chi lo riceve. È un atto d’amore.
Viaggio fra le note
Ma vediamo di capire come un direttore d’orchestra ricerca le emozioni. “Le ricerco tra le note, quello che è scritto e che è musica; quindi dentro le note, ovvero quello che vedo in profondità nella musica. Poi c’è il passaggio a quello che definisco dietro le note, ovvero tutto quello che ha fatto sì che diventasse musica: qui c’è la storia dell’autore, delle sue esperienze, di ciò che ha visto o immaginato per tradurlo in musica.
Nel durante le note c’è il presente di quelle note, il mio presente di fronte a quello dell’autore. Infine, ecco
dopo le note, ovvero il futuro di quelle note…e quindi anche il mio”
Damiana Natali si sofferma su due dimensioni: spazio e tempo. “Sono elementi fondamentali e le costanti della e nella musica: in noi, nella vita, fuori e dentro di noi. Anche nell’orchestra sono di basilare importanza. Finito il tempo, non esiste più musica. Lo spazio poi è unico, ogni volta che si suona, esso è anche il mondo in cui, in quel tempo, si sviluppa quella musica, quelle note, cioè quelle vibrazioni.
Anche le persone dell’orchestra che suona con te sono uniche”.
“Quello che siamo – sottolinea Natali – è dentro noi stessi e fuori di noi. Ogni persona è un universo. e ha una sensibilità non riproponibile e non fotocopiabile. Il dna della sensibilità che ognuno ha in sé è irripetibile ed unico in qualsiasi situazione, lavorativa, espressiva ed affettiva.
Io mi sento bene nel mio lavoro di direttore d’orchestra e anche gli altri apprezzano con entusiasmo, quindi esso sia. Non dico di essere l’unico essere o l’unica donna che dirige e sente, e nemmeno di essere la sola ad utilizzare la sensibilità in questo lavoro. Siamo comunque in poche in un ambiente considerato dagli altri prettamente maschile. Ma per quanto detto sopra, so che nessuno potrà sentire come me. Quindi l’essere in poche ci rende doppiamente speciali (sorride).
L’intangibilità e la materia
“Il lavoro del direttore d’orchestra, ancor più di tutti gli altri, non dovrebbe avere vincoli di sesso, età, colore di pelle, parte politica, religione, immagine, priorità sociale, particolare prestanza o attributi fisici, ecc. La musica non si vede e non si tocca, è la più intangibile delle arti, essa non produce materia, cose, statue, quadri, manufatti, architetture di materiali, natura. Mi manca molto quando chiudo e lascio l’ultimo suono dell’orchestra. So che non rimane nulla, se non un grande ricordo, in me e in coloro che sono vicino e lontano a me”.
Damiana Natali qui sottolinea il fatto di avvertire una sorta di “malessere forte” quando si spegne l’ultima nota, eppure parliamo di beni immateriali, nutrimento dello spirito, di incomparabile bellezza, un inno all’estetica nella sua accezione più alta. “Sì, è vero – condivide, ma obietta – eppure invidio molto gli architetti, per esempio: ciò che progettano, che disegnano, poi si traduce in un manufatto, che rimane, nei secoli. Quando l’orchestra termina l’esecuzione, cosa rimane?” Azzardiamo: le vibrazioni. “Vero. Ma per quanto tempo? Diciamo allora che per poter donare in un tempo così limitato, come un’esecuzione di un brano, qualcosa di immateriale che rimanga nel tempo, è necessario che la musica sia di forte impatto emotivo e che la performance doni straordinarie vibrazioni. Esse si propagano nell’aria e scuotono così chi le riceve in maniera indescrivibile. Approdano e smuovono coscienza ed inconscio. Ma attenti: le vibrazioni si avvertono ancor più ascoltando musica dal vivo!”
Ci soffermiamo sul valore del silenzio. “Nella musica il silenzio ha una valenza enorme. Negli attacchi il silenzio è il momento di raccolta delle idee e di tutto ciò che vogliamo trasferire al pubblico. Nelle pause, durante l’esecuzione, si avverte un’anticipazione, un pensiero intenso, c’è un qualcosa che prepara a ciò che sta per svolgersi. E sollecita nuova emozioni. Le emozioni hanno un ruolo importante anche nell’apprendimento e nelle loro qualità, sia nei bambini che negli adulti. Lo hanno dimostrato gli studi di neuroscienze stabilendo l’esistenza di una connessione neuronale tra sistemi emotivi e sistemi cognitivi L’ippocampo, l’organo subcorticale responsabile dei ricordi a lungo termine, ha forti connessioni reciproche con l’amigdala e altri moduli della regione limbica coinvolti nella genesi delle emozioni. I ricordi hanno una dimensione emotiva che fa anche apprendere concetti e musica, dona emozioni positive, scaturisce processi di decisione e/o soluzione di problemi; la capacità di gestire le emozioni positive e negative proprie e altrui.
Ecco perché anche è importante andare ad ascoltare musica, opere in teatro, sinfonie negli auditori, radio e tv”.
L’incontro volge al termine. Damiana Natali entra al Conservatorio Verdi di Milano per svolgere una lezione.
Per trasferire agli studenti quel sostenibile, magnifico e sublime corredo di emozioni. Unico.
Adesso, chi desidera vedere e ascoltare alcune interpretazioni di Damiana Natali può collegarsi al link www.damiananatali.it/videos/
Per la composizione Dona Pacem: (www.youtube.com/watch?v=ilymCtO_yVw)
Altre info:
sulla fan page di FB
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