Io che credevo il tempo

Io che credevo il tempo

drappeggio intorno

a me eterno centro

le pieghe offrire inesauribili

scorte di memoria

Pareva universale la tela

spiccata dal nulla lineare

divino un capo umanizzato l’altro

Invece affiorano

povere trame sparse

sogni espulsi dalla notte

schiume come se al nulla

tutta l’animazione rifluisse

Il presente minima giuntura

su cui ogni altra dimensione preme

vuoto impraticato il resto

Noi stringhe centrifughe

segnato il posto

precipitiamo bandierine

 

da Cielo privato, Luigi Cannillo, Ed. Joker, 2005

Condividi
Share

Commenti

be the first to comment on this article

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai a TOP