Milano capitale del cinema d’arte

Il Festival internazionale del cinema d’arte ha richiamato registi, produttori, documentaristi da tutto il mondo. La città vive una stagione di grande fermento culturale

Fino all’avvento di Mani Pulite la si definiva capitale morale del Paese. Già era capitale della moda, del design, della finanza e di tante altre cose. Ma non del cinema. L’ottava o la nona arte (dipende dai critici compilatori della classificazione) apparteneva ad altre città: prima fra tutte Roma con la sua Cinecittà, e poi Venezia con le sue rassegne e i suoi premi di prestigio internazionale. Il patto era chiaro: Milano si tenga le televisioni private, le case editrici, il cabaret, ma non invada il campo delle pellicole e delle cineprese. Eppure, da qualche tempo a questa parte, qualcosa si muove. E anche Milano cerca di farsi strada su questo terreno.

Valgano questi esempi: nel mese di settembre, dal 23 al 25, nel capoluogo lombardo si è svolta la quarta edizione del Fashion Film Festival, ospitato all’Anteo e allo Spazio Oberdan, dove la moda e i filmati hanno trovato un felice connubio artistico. E sempre in settembre, dal 25 al 28, la Festa del cinema bulgaro ha riempito le sale dell’Anteo.  Dal 5 all’8 di ottobre c’è stata in calendario la terza edizione del Festival cinematografico Visioni dal Mondo, con sede il Pavillon di Piazza Gae Aulenti, uno dei punti più avanzati nel panorama delle nuove frontiere architettoniche e culturali di Milano. E, ultimo anello temporale di questa catena che ogni anno cresce di reputazione, dall’11 al 14 ottobre si è svolto il 17esimo appuntamento del Festival internazionale del Cinema d’Arte, che ha richiamato registi, film-maker, producer e documentaristi da tutto il mondo. Quest’ultimo Festival, che era nato a Bergamo, da otto anni si è trasferito nella più stimolante Milano, dove le opportunità e le relazioni si mostrano nella loro robustezza qualitativa e quantitativa.

Che dire di questa dinamicità? I fatti e gli eventi – che hanno visto una larga partecipazione di pubblico, oltre che di critici, giornalisti e fotoreporter – confermano che la nicchia del film specialistico, sia esso d’arte o di design, attrae autori da ogni Continente e non solo per i premi in palio (valga ad esempio la nota che il premiato del Festival Visioni del Mondo ha incassato 5 mila euro di gratificante riconoscimento economico), ma anche perché il richiamo internazionale cresce di anno in anno.

Tutte le premesse esistono per qualificare Milano come capitale del film d’autore, intendendo non la cinematografia hollywoodiana dagli effetti speciali. Piuttosto quella estetica, del bello e del ben fatto, che entra in diversi settori e dona valore aggiunto alle filiere creative e produttive che sono ben rappresentate da istituzioni come la Triennale, dove si intrecciano l’arte e l’architettura, o come l’accademia e la pinacoteca di Brera, che è tra l’altro al centro di una cultura che spazia dall’osservatorio astronomico agli orti botanici.

E proprio in questo ultimo filone si è inserita un’altra realtà molto attenta a sostenere l’impegno della città verso questi nuovi discorsi: l’Archivio Dova. Il critico Enrico Crispolti ha seguito la creazione e la compilazione del catalogo delle opere di Gianni Dova, il pittore nato a Roma nel 1925 e morto a Pisa nel 1991, che lavorando a Milano (ha studiato al Liceo artistico di Brera) ha sviluppato molti temi presenti nella seconda metà del Novecento (aderì a diversi manifesti artistici, quali il Manifesto del realismo oltre Guernica, il Manifesto dell’Arte spaziale e il Manifesto dell’Arte spaziale per la televisione). L’esperienza di Dova era maturata proprio con una sensibilità verso lo schermo: riteneva che un luogo di sviluppo dell’arte fosse proprio la televisione e cominciò a elaborare progetti e idee che confluirono nel Manifesto che porta la data del 1952, quando la televisione era agli albori, come ricordano la figlia Maurizia, un’affermata stilista di moda, e Giuseppe Melzi, l’avvocato che segue le attività istituzionali della Fondazione.

Nella sua vita Gianni Dova è stato anche socio del Rotary Club Milano Fiori, che oggi porta il nome di Milano Brera, dopo che alcuni presidenti hanno deciso di orientare l’attività culturale e i progetti sociali verso la valorizzazione dei temi artistici. E così la Fondazione Dova e il Rotary Club Milano Brera hanno deciso di istituire un Premio alla cinematografia d’arte dedicato al rapporto tra l’arte e la natura, nel solco di una maggiore valorizzazione del ruolo di Milano in questo importante segmento. La giuria è stata formata sotto la guida di Renato Besana, un giornalista e scrittore esperto di architettura e cinematografia, e ha visto la presenza di personaggi come il critico d’arte già citato Enrico Crispolti (autore tra l’altro di un saggio autorevole dal titolo “Capire l’arte contemporanea, edito da Donzelli nel 2004) e Gabriele Boni, un imprenditore che a Milano ha realizzato e avviato il progetto di un Tg dell’arte che si visibile su Sky e via web, oltre ad altre figure. Il premio – che ha il titolo “Milano Brera – Arte e Natura – in memoria di Gianni Dova” è alla sua prima edizione ed è stato agganciato al Film Festival del Cinema d’Arte. Vincitore di questa prima edizione è l’opera Ciccillo Survived, del regista Michele Speranza, prodotto da Spazio Labus Kinetta, una realtà che produce film a Benevento.

Ciccillo Survived è un cortometraggio di 9 minuti che espone quadri di paesaggi della Lucania in forma artistica ed esteticamente ineccepibile, con un linguaggio che ricorda la tecnica di Kubrick in Barry Lyndon per valorizzare la natura come uno sfondo partecipativo della vita antropica e non solo come un inerte scenografia. Nell’opera emerge il gusto e l’amore per gli spazi ambientali aperti, oggi contaminati dalle attività dell’uomo. C’è cuore, c’è passione e c’è molta bellezza in quelle sequenze.

Su altri versanti, ma del tutto affini e attigui, l’Accademia di Brera e l’università Bicocca hanno avviato da alcuni anni un progetto di stimolo allo studio della creatività e dell’arte. Gli studenti dell’Accademia lavorano su un tema che viene scelto ogni anno e le loro opere vengono poi studiate da un gruppo di ricercatori della Bicocca per tracciare una fisionomia della creatività e del suo sviluppo. In tal modo, un progetto di questo tipo, si pone come nodo centrale di un processo di crescita multidisciplinare della conoscenza sull’arte. La figura di rilievo che ha consentito la relazione tra Brera e Bicocca è stata quella di Mario Arlati, un pittore milanese di prestigio internazionale, seguito dalla Galleria Contini (la stessa che tratta Fernando Botero).

Mario Arlati ha partecipato alla trasformazione di cinque grattacieli, da 45 piani e alti 160 metri costruiti alla periferia di Mosca, in un’opera d’arte a misura d’uomo. Lavorando 24 ore su 24 e sette giorni alla settimana con la collaborazione di 1500 operai, ha affrescato gli edifici utilizzando i colori rosso, nero, giallo, blu e oro. Mario Arlati ha fatto parte della Giuria del Premio cinematografico Arte e Natura, alla memoria di Gianni Dova. Anche quest’ultima iniziativa mira a intrecciarsi con le altre che, già presenti, stanno facendo di Milano un caposaldo della nuova produzione creativa. E tutto concorre a irrobustire un ruolo, quello di capitale del film d’autore, di cui esistono le potenzialità e le competenze. Un’identità che molti imprenditori, operatori e organizzatori di eventi hanno compreso da tempo. Intanto anche altre istituzioni, come la Triennale e la Permanente, stanno cercando di esplorare le potenzialità della comunicazione cinematografica in vista di progettualità future.

E hanno deciso di non stare sullo sfondo neanche la Fondazione Maimeri e la Fondazione Renzo Bergamo per l’Arte e la Scienza, senza dimenticare gli sforzi della Fondazione Prada. In particolare la Fondazione Renzo Bergamo (artista milanese deceduto a Milano nel 2004 che vanta un’incommensurabile carteggio con autori come Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Pontiggia e altri) è seguita da vicino da personalità come Giulio Giorello e Philippe Daverio, che hanno partecipato al Festival della Scienza di Genova per promuovere la cultura interdisciplinare. A questa squadra di intellettuali si era associato in passato anche Fritjof Capra, l’autore del Tao della Fisica. Insomma, a Milano sta crescendo un fermento che varrebbe la pena di seguire e monitorare con attenzione, perché Arte, Natura, Scienza e Cinema stanno generando nuovi e interessanti filoni. Milano si è di fatto candidata a presiedere queste nicchie che, prese ognuna per sé, dicono poco. Ma se si considera la potenzialità nella sua vasta estensione, allora il quadro compositivo appare più strategico che occasionale. Milano capitale del film d’arte e del cinema d’autore? E’ ancora presto per dirlo, ma se son rose fioriranno.

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