AZIENDE E SOCIAL MEDIA
ANCORA RITARDI NEL DIGITAL

Soltanto il 33% delle aziende punta sull’IT. Per il 24% “il costo è troppo alto”. I rischi connessi ai cyber attacchi. Un percorso virtuoso per valorizzare i siti

Si fa presto a dire digital, ma il percorso che le imprese devono affrontare, per approdare a una gestione di qualità della produzione (beni o servizi che siano), deve passare da un approccio culturale ben diverso da quello attuale, secondo una recente ricerca – Capterra.it – solo il 33% delle aziende afferma di puntare “sempre di più sul digitale”. E le altre? Per il 30% “il digitale ha un ruolo marginale”, per il 24% “il costo è generalmente troppo alto”, per il 14% “ci stiamo avvicinando al digitale” mentre il 7% ritiene di aver “investito molto negli anni passati”.  Insomma: in Italia restiamo indietro rispetto ai Paesi europei quali Francia, Germania, Inghilterra – lasciamo perdere la Brexit -, Olanda e Spagna.

Eppure, come sottolinea Laura Caracciolo, Social media manager, AU di Emera, sul sito Pmi.it, “i profili aziendali sui Social Media sono una parte cruciale del marketing online per i brand. Questi canali possono infatti aiutare le aziende o i professionisti a generare interesse e consapevolezza intorno al marchio ed ai prodotti e/o servizi che un’impresa o uno studio professionale offre. Eppure sono spesso visti da aziende e professionisti come una sfida, dato che non sempre riescono a garantire la visibilità sperata”. Una sfida, una scommessa. Eppure c’è un percorso virtuoso da seguire che Caracciolo ribadisce affinché un sito non sia un biglietto da visita dimenticato, bensì divenga uno strumento indispensabile per “aiutare ad aumentare la visibilità sui Social Media”. E l’esperta prosegue con cinque consigli utili: aumentare la visibilità sui Social Media con le emozioni; visibilità su Social Media e interazioni con gli utenti; la conoscenza del proprio target; parole chiave e hashtag; scegliere i canali giusti; aumentare la visibilità sui Social Media con le emozioni.

“Il primo consiglio è quello di far appello alla componente emotiva. Mi spiego meglio: generalmente, un utente ha la tendenza a condividere solo quei contenuti che hanno avuto un impatto emotivo su di lui”.

“L’ideale – sempre secondo Laura Caracciolo – è associare al proprio brand solamente emozioni positive. I potenziali clienti, in questo modo, sono portati a condividere molto volentieri un post di valore che, a sua volta, verrà visto anche da altre persone che magari non conoscono ancora quell’attività”.

Poi, via via, l’esperta suggerisce di avviare una “interazione quotidiana con i clienti”, stabilendo “interazioni di qualità con i contatti social”

“Per stimolare i “seguaci” e avviare nuove interazioni – suggerisce Caracciolo – a volte basta porre domande aperte, cioè domande a cui bisogna fornire una risposta nei commenti, oppure creare sondaggi o inserire immagini che stimolino i followers a commentare”.

Fondamentale, per altro, conoscere il proprio pubblico, il target di riferimento: non ci si può rivolgere al pubblico in maniera indifferenziata, ma tenendo ben presente la propria attività, ciò che si produce o si offre. E nella scelta delle parole chiave bisogna verificare quali siano le migliori e quali quelle con minor impatto. Infine, anche la scelta dei canali social ha la sua importanza. “Anche questi dipendono dal target (ed è per questa ragione che ogni azienda dovrebbe conoscere al meglio il proprio pubblico di riferimento). Importantissimo, infatti, capire quali sono le reti più sfruttate dai propri clienti ed essere attivi proprio su queste”.

Questo il percorso virtuoso e prezioso indicato da un’esperta. Ma quando si amplierà la platea delle aziende che, finalmente, comprenderà e utilizzerà la digitalizzazione?

 

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