Scuola: disorganizzazione continua

Proclami e annunci per obiettivi falliti. Le nuove assunzioni? Ne mancano 22mila, fra i quali docenti di sostegno, di matematica, di lingue

Annuncio del Consiglio dei ministri del 18 agosto scorso: 52mila assunzioni di nuovi docenti entro la fine del mese.
Oggi sono soltanto 30mila le assunzioni portate a termine e, quindi, sono 22mila le cattedre scoperte, soprattutto nell’Italia centrale e al Nord. Nella scuola secondaria di primo grado – le scuole medie – mancano i docenti di matematica, di sostegno – aspetto molto grave – e di lingue.

Tutto nella normalità, come da diversi lustri, l’anno scolastico che è appena iniziato vedrà 100mila supplenti in cattedra. Infatti, ai 22mila posti che non saranno coperti da docenti di ruolo, si aggiungono 15mila cattedre “non stabili”, perché non autorizzate dal ministero delle Finanze; 40mila posti in deroga per il sostegno, diecimila docenti occuperanno spezzoni di cattedre, circa tredicimila insegnanti chiederanno part-time, congedi e aspettative varie.

Quindi? Assistiamo a uno spettacolo deprimente che vanta ormai molteplici repliche a ogni inizio d’anno scolastico. In un precedente articolo – Il Velo di Maya 03 – avevamo già segnalato disguidi e disorganizzazioni di varia natura. Non si trattava di pessimismo o di eccessiva critica, bensì di puro realismo, frutto di esperienze vissute “sul campo” per molti anni.

La scuola lombarda, in particolare, si trova in una situazione particolarmente critica, in quanto dei 3.016 posti ancora da coprire a Milano e provincia solo 1.571 sono stati assegnati, per cui per le cattedre senza docente si provvederà con le supplenze annuali. Terminate queste, la patata bollente passerà ai presidi, che nomineranno supplenti temporanei dalle graduatorie di istituto.

Già, i presidi, altro problema insoluto. Il 25% degli istituti milanesi risulta affidato a un dirigente scolastico reggente, ovvero da un preside che svolge tale incarico presso un altro istituto e che viene chiamato a farsi carico di altre scuole – sì, possono essere più d’una – e di altre problematiche, in contesti molto spesso differenti fra loro. La procedura per la selezione di nuovi dirigenti è lenta, spesso ha una durata di anni; poi giungono ricorsi e contro ricorsi, il tempo scorre, le dirigenze rimangono vacanti. Un circolo vizioso.

I docenti di sostegno, poi, meritano una riflessione a parte. Sempre a Milano e provincia, sono ben1.671 le cattedre vuote, per cui alunni che necessitano per legge, oltre ad avere un insegnante di supporto, di un piano didattico individualizzato, saranno ancora una volta penalizzati: dov’è lo stato di diritto? Dove sono i sindacati? Il governo, dal canto suo, palesa endemiche incertezze. Da anni sono ridotti all’osso i percorsi che consentono ad un insegnante di conseguire una (seria) specializzazione per il sostegno, il che significa che da tempo docenti di materie varie ricevono l’incarico di scegliere alunni che necessitano, appunto, di percorsi formativi individualizzati. Questa è l’inclusione?

Certo, il problema è di una complessità tale che richiede applicazione, impegno, risorse da parte di tutti gli attori in campo, a partire dal governo. Prima di tutto, sarebbe necessario rivedere le procedure di reclutamento dei docenti e gli iter concorsuali. Non sono più credibili proclami sulla revisione dei cicli scolastici quando ci si arena su procedimenti amministrativi che rallentano l’inizio dell’anno scolastico e pregiudicano l’offerta formativa per molti studenti.

La “buona scuola” è il cellulare in classe? No, la buona scuola è organizzazione, professionalità dell’insegnante, continuità didattica a garanzia di un’istruzione di qualità per tutti. Un obbligo che è un dettato della nostra carta costituzionale.

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