BAR MAGENTA, UN TESTIMONE DELL’EVOLUZIONE DI MILANO
Dall’aprile del 1907, in perfetto stile liberty, rimane uno dei locali più frequentati della città, con una clientela diversificata sotto ogni punto di vista
Correva l’anno 1907. Il Paese era attanagliato da una crisi economica. A Milano ci saranno anche scontri con i gasisti in sciopero e ci sarà un morto. Ma c’è proprio in quel 1907 pensa in grande: il 13 aprile, mentre nascono le prime officine che successivamente daranno vita alla Casa automobilistica Alfa Romeo, mentre le strade del centro erano ancora dominate da veicoli trainati da cavalli e le prime suffragette suscitavano lo scandalo con le loro richieste di emancipazione femminile… Apriva i battenti a Milano, a pochi passi da Sant’Ambrogio e dal Cenacolo Vinciano, un locale destinato a marcare un segno importante nella città dei milanesi di tutte le età e estrazioni sociali, il Bar Magenta, edificato all’angolo con via Carducci, dov’è tuttora. Un trionfo architettonico, in perfetto stile liberty, firmato dall’architetto Ghirardelli.
“Sono queste le cose che hanno reso nel tempo il Bar Magenta un’icona indelebile nel costume della città: la felice posizione al crocevia tra alcune delle principali arterie del traffico urbano; la vicinanza con la sede dell’Università Cattolica Del Sacro Cuore, che si trasferisce lì a fianco nel 1932; i suoi locali accoglienti e il classico stile liberty di inizio 900, nella migliore tradizione del caffè di asburgica memoria; la possibilità di farne un vero e proprio “spazio personale” in cui poter trascorrere il proprio tempo libero immersi nella lettura, nella conversazione, nella degustazione o solo semplicemente nell’osservazione dell’umanità varia che lo frequenta da sempre”, così si legge nelle note storiche di presentazione del locale.
E ancora: “Più di ogni altro locale pubblico della città, il Magenta ha condiviso con Milano le vicende, tristi e gloriose, di un secolo segnato da due guerre, da rivoluzioni sociali, da cambiamenti culturali radicali, mode e stili di vita diversi, crisi economiche e grandi impulsi di crescita e benessere”.
“Tra una birra e un cappuccino, tra un panino “speciale” e un’insalata, il Bar Magenta è quindi diventato nei decenni più intensi della storia di questa città un testimone attivo e interessato dell’evoluzione moderna e civile della nostra società”. Un bar che oggi offre ai propri avventori non solo la prima colazione, ma anche un menù per il pranzo o per la cena. I clienti sono circa mezzo milione all’anno. Anche in questo periodo difficile vissuto con la pandemia.
Dal 2005 titolare del Bar Magenta è Paolo Marchesi.
Signor Marchesi, cosa l’ha spinta a scegliere questo locale per la sua attività? E cosa rappresenta, ancor oggi, per lei questo mito della città di Milano?
Il Bar Magenta è il punto d’approdo per la mia vita, professionale e personale. Ho conosciuto questo locale ai tempi dell’Università (Cattolica, n.d.r.). Ero uno dei giovani clienti che avevano come punto di riferimento, di ritrovo, questo bar che mi ha sempre affascinato con il suo stile liberty. Quando ho avuto la possibilità e si è presentata l’opportunità l’ho rilevato con grande soddisfazione.
C’è qualche aspetto peculiare che la colpiva da giovane e che ritrova anche oggi?
Prima di tutto, l’eterogeneità della clientela: è frequentato tuttora da giovani e meno giovani e da persone di qualsiasi etnia. Quindi, c’è un aspetto sociale di notevole rilevanza che si è conservato nel tempo.
Cos’altro ha determinato il successo del Bar Magenta?
Senz’altro i prezzi che pratichiamo, alla portata di molti per non dire di tutti. E poi la posizione: siamo vicini al Cenacolo Vinciano, alla basilica di Sant’Ambrogio, al centro, con il Duomo… E questo attrae molti turisti stranieri che vengono anche da noi come se visitassero un monumento.
La pandemia in che misura ha condizionato la vostra attività?
Ci ha condizionato molto, anche in questo periodo. Questo gennaio è molto grigio, facciamo incassi inferiori a quando facevamo l’asporto. In altre parole, siamo ripartiti da capo. Il Comune ci ha favorito moltissimo, dandoci la possibilità di ampliare lo spazio esterno. Un sincero grazie all’amministrazione comunale per la quale nutro anche il bel ricordo del riconoscimento dell’Ambrogino d’oro conferitoci nel 2007, in occasione del centenario del bar.
Comunque, abbiamo in programma di ristrutturare la parte esterna, stiamo ancora investendo, come abbiamo fatto negli anni scorsi per battere la concorrenza dei fast food. E speriamo tutti che il vaccino ci salvi.
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