AL “DON LISANDER” LA TRADIZIONE CONIUGA CLASSICO E MODERNO
Il ristorante milanese sontuoso e accogliente, ampiamente ristrutturato, propone piatti della cucina lombarda e milanese. E il titolare, Stefano Marazzato, coinvolge la clientela anche in serate dedicate al jazz
Un anno difficile, quel 1947. Milano mostrava ancora i segni del recente conflitto, anche se la città offriva segnali di risveglio. L’Innocenti inizia a produrre la Lambretta, per esempio, e nell’ambito edilizio vengono realizzate case che soddisfano ogni tipo di esigenza: gli esempi non mancano e si segnala la costruzione dell’edificio dei magazzini Standa in via Torino 45, dove sorgeva l’Albergo della Gran Bretagna, costruito dal Canonica in data imprecisata (tra il 1810 e il 1822) e rimasto danneggiato dai bombardamenti.
Piero Bottoni realizza (1947-49) il complesso polifunzionale di corso Buenos Aires 36, che comprende il cinema Astor. Ignazio Gardella costruisce la Casa al Parco in via Paleocapa 5, legata ai modelli razionalisti prebellici. Marco Zanuso e Roberto Menghi costruiscono la casa di via Senato 11, angolo via S. Andrea. Luigi Moretti costruisce (1947-50) le case-albergo di via Bassini 36-38 (poi Casa dello Studente), di via Zarotto 8 (poi albergo), e di via Corridoni 22.
Figini e Pollini costruiscono (1947-48) la casa per abitazioni e uffici di via Broletto 37.
In ambito culturale , da ricordare che nel ’47 viene fondata la Casa editrice Fratelli Fabbri.
Sempre in quell’anno una donna imprenditrice nel settore della ristorazione, Beatrice (detta Bice) Mungai. Dopo aver aperto un’osteria in via San Pietro all’Orto, con un significativo successo per la cucina, Bice si trasferisce in via Borgospesso, per poi aprire il Don Lisander in via Manzoni. Il nome è un omaggio in dialetto meneghino al celebre letterato. Nome della via e del locale, in buona sostanza, coincidono.
Con un salto di molti decenni, oggi il ristorante ha come titolare Stefano Marazzato. “Vengo da una famiglia di imprenditori nel settore chimico-farmaceutico, ma non faceva per me”, ricorda Marazzato. “Così per un certo periodo andai a lavorare alla Yamaha, strumenti musicali, per poi approdare da Pomellato, ove rimasi vent’anni. Dall’ottobre 2014 il grande salto: come imprenditore, divento titolare del Don Lisander”. La situazione che trova non è delle migliori. “Il locale era in una stato di decadimento non solo strutturale, ma aveva anche perso molti clienti. Abbiamo fatto investimenti importanti: abbiamo ristrutturato la parte del cortile, la sala interna, che risale al 1700, conferendole una modernità che ben si coniuga con la tradizione. I colori trasmettono calore, in un ambiente reso ancora più caldo dalle lampade oro rosa. La clientela? A quella tradizionale si è aggiunta anche quella più giovane, che desidera riscoprire la cucina milanese, dove troneggia l’ossobuco con risotto alla milanese”. E di piatti tipici della tradizione milanese e lombarda ne sa parecchio Massimo Moroni, chef storico del Don Lisander e presidente degli chef della Lombardia.
“L’ultimo intervento importante è stato fatto nel gennaio dello scorso anno: abbiamo ristrutturato le cucine, un passaggio fondamentale nel processo di ammodernamento del locale, che è tornato agli antichi splendori, via via conosciuto anche dalla clientela internazionale”.
“Non siamo un locale alla moda per come è inteso nella normale accezione fashion – puntualizza Marazzato -, siamo un locale di posizionamento classico contemporaneo dove la clientela tradizionale milanese è il nostro biglietto da visita. E la vicinanza della Scala completa il quadro della Milano storica”.
“Comunque, in questi anni ci siamo anche attrezzati per uscire un po’ dal canone classico del ristorante: organizziamo eventi, anche musicali. Nel periodo giugno luglio, per esempio, in collaborazione con il Blue Note diamo vita all’evento Jazz Nights e ospitiamo artisti di alto profilo che danno vita a serate molto apprezzate dal pubblico”. Al Don Lisander, nel 2010 e nel 2011, sono giunte le benemerenze di Regione e Comune quale locale storico di Milano, città apprezzata non solo per la skyline dei nuovi grattaceli, ma anche per la ricchezza storica, ricchezza che si palesa anche nei suoi locali più prestigiosi.
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