DA STAZIONE DI POSTA A OSTERIA OGGI RINOMATA CUCINA MILANESE
La Pobbia dal 1850 punto di ristoro per i clienti. Oggi locale storico dove gustare i piatti tipici lombardi. Attilio Anzaghi, titolare insieme al fratello Roberto, ricorda il periodo buio del Covid e l’incertezza che si avverte oggi nelle persone. “Ma la tradizione proseguirà grazie ai nostri figli”
Nel 1850 era una stazione di posta, una cascina ove si effettuava il cambio dei cavalli e i viandanti potevano rifocillarsi. Ancora oggi il ristorante La Pobbia, situato all’inizio della Strada Statale del Sempione, è rinomato per la caratteristica milanesità delle sue proposte culinarie. Il nome, in dialetto milanese arioso, fa riferimento ai pioppi, abbondanti e rigogliosi intorno alla cascina.
Ma andiamo con ordine. Da stazione di posta, nel 1924 diventa un’osteria, guidata dalla famiglia Anzaghi con il capostipite Attilio, i cui discendenti ne sono tuttora alla guida.
“Dopo il nonno il papà e lo zio hanno proseguito l’attività. Poi, circa trent’anni fa, siamo subentrati noi, io e mio fratello Roberto. La cascina è interamente di nostra proprietà e abbiamo fatto tesoro degli insegnamenti culinari perché abbiamo conservato la tipica cucina milanese”, racconta Attilio Anzaghi. “È il punto di forza che contraddistingue la nostra professionalità e la serietà, molto apprezzate dalla clientela. Quindi, ossobuco con risotto giallo, mondeghili, cassoeula, bollito misto…Personaggi? Sì, ce ne sono stati molti, ancora oggi. Diciamo che negli anni 70 eravamo fra i locali più frequentati dagli attori del Piccolo Teatro e del teatro Girolamo. Ma abbiamo ospitato più volte artisti quali Renato Rascel, Carlo Dapporto. E poi spesso vedevamo i giornalisti della Domenica Sportiva. Anche di recente ci ha fatto visita Mario Draghi”.
Il passaggio del Covid, però, ha lasciato il segno anche qui. “Ci siamo arrangiati, abbiamo fatto servizi a domicilio…un periodo buio, dal quale ci siamo via via ripresi”, sottolinea Attilio.
La ripresa ha coinciso con una maggiore attenzione dedicata all’evoluzione dei gusti, degli usi, che si sono modificati: “È fondamentale saper ‘leggere’, interpretare ciò che orienta le scelte delle persone, anche quando decidono di uscire a pranzo”.
Ci spieghi meglio il concetto. “Proseguiamo in un percorso in cui i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Nella situazione congiunturale attuale – prosegue Attilio – non si fanno previsioni a lungo termine rispetto a solo pochi anni orsono, quando si programmavano interventi, scelte commerciali, iniziative culinarie con tre-quattro mesi di anticipo. Oggi affrontiamo la situazione passo dopo passo, non si fanno previsioni a lungo termine, ciò che viene deciso oggi può non andare bene domani: c’è molta incertezza, timore, nella gente”.
Un segnale in positivo di recente? “Il ritorno delle fiere, questo sì ci ha consentito di registrare una ripresa più costante nel tempo. E poi ci sono i nostri figli, che hanno tutta l’intenzione di proseguire la tradizione e la storia del ristorante La Pobbia. Ecco, direi che questo è il segnale più incoraggiante”.
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