Maurizio Corrado

TOOLS FOR AFTER: IL DESIGN ITALIANO PER IL FUTURO

La mostra itinerante, che esplora nuovi strumenti per affrontare le sfide globali, arriva in Bulgaria. Ne parliamo con il curatore Maurizio Corrado, architetto, saggista e uno dei massimi esperti italiani nel rapporto tra design, architettura e natura

Il design non è solo estetica, ma una vera e propria chiave per immaginare e costruire il futuro. La mostra Tools For After arriva a Sofia il 13 febbraio 2025 presso la Galleria San Stefano e sarà visitabile fino al 26 febbraio 2025.

L’evento è organizzato da Ambasciata d’Italia in Bulgaria, MAECI, IIC Sofia, ICE, in collaborazione con Confindustria Italiana in Bulgaria, Camera di Commercio Italiana in Bulgaria, l’Accademia di Belle Arti di Verona, l’Accademia di Belle Arti di Rimini e ISIA.

Maurizio Corrado, curatore del progetto Tools For After con l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, ha dedicato la sua carriera all’architettura ecologica e sostenibile. Attivo dagli anni ‘90, è autore di oltre 20 saggi sul design e sull’architettura ecologica, alcuni tradotti in Francia e Spagna. Ha lavorato per giornali e televisioni e ha diretto la rivista Nemeton High Green Tech Magazine. Ha insegnato all’Università di Camerino, alla Naba di Milano, alle Accademie di Belle Arti di Bologna, Verona e Foggia.

Dott. Corrado, questo febbraio la mostra itinerante pluriennale di design italiano Design Tools For After farà tappa in Bulgaria. Quale è il suo messaggio principale?

La mostra Tools For After si interroga su quali saranno gli strumenti per affrontare le sfide del prossimo futuro. Il design è visto non come qualcosa che renda belli i nostri spazi, ma come uno strumento per risolvere problemi globali e quotidiani. Il messaggio che vuole trasmettere è quello di non aspettare soluzioni ma di crearle, è un’appello alla capacità che ognuno ha di usare l’immaginazione.

Ci può raccontare la storia del progetto Tools for After?

Il progetto Tools For After ha vinto nel 2023 un bando del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per un Festival della Creatività Italiana. Il progetto, ideato da Angelo Gioè, curato da me e organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne, comprendeva diversi settori, design, architettura, scienza, letteratura, cinema, food, e partiva da una domanda: quali saranno gli strumenti per il futuro? La progettazione e la realizzazione del Festival ci ha impegnato per un anno in un continuo dialogo fra Italia e Australia.

Quando è cominciato il viaggio della mostra e quali Paesi ha visitato?

La prima edizione del Festival si è svolta a Melbourne a settembre/ottobre 2023. Ogni sezione del festival ha presentato idee e soluzioni innovative nate in ambito italiano. A Melbourne durante un mese e mezzo le mostre, il festival di cinema, gli incontri di letteratura e scienza hanno visto molti professionisti italiani portare le loro esperienze. A marzo 2024 la sezione Design è stata esposta a Beirut a cura dell’Istituto Italiano di Cultura di Beirut, e ora siamo molto contenti di poterla portare a Sofia grazie a Maria Mazza, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Sofia. La mostra è sotto la tutela del Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e probabilmente verà in futuro altre sedi.

Il progetto invita a riflettere su come affrontare le sfide del futuro attraverso la creatività. Quali sono le idee più interessanti emerse finora?

La sezione design fa vedere come sia necessario sperimentare materiali differenti da quelli usati nel Novecento, andando oltre i materiali sintetici che si sono rivelati utili ma troppo dannosi per la nostra salute e dando il giusto valore ai materiali di origine naturale. Bucce di ananas come tessuti, tele di ragno per costruire violini, oggetti di terra cruda, un materiale che in architettura oggi si è riscoperto per le sue innegabili qualità o giunti innovativi per le costruzioni in bambù.

Lei è un esperto nel rapporto tra design, architettura e piante. Qual è il ruolo del verde negli spazi progettati oggi?

La questione del verde va molto al di là del fatto che sia oggettivamente la soluzione più efficace, economica e duratura per molti problemi che abbiamo nelle città e nelle abitazioni. Il nostro rapporto con le piante si ricollega alla nostra natura di Homo Sapiens, noi siamo fatti per stare fuori e per muoverci, siamo qui da oltre trecentomila anni e siamo diventati sedentari solo molto tardi. La nostra cultura sedentaria che ci costringe a stare troppo tempo negli interni ci danneggia. Le piante ci aiutano a vivere in ambienti che ci sono più congeniali.

L’Italia è da sempre un punto di riferimento per il design. Quali sono secondo lei le tendenze più promettenti per il futuro del settore?

La mostra Tools For After dà delle indicazioni precise. 1. LYFE. Oggetti con un’anima, antropomorfi, che contengono piante vive. 2. PALEO. Oggetti che ci ricollegano alla nostra natura primitiva, materiali primari, semplici, non lavorati. 3. TOOLS. Oggetti come strumenti, biotecnologie, materiali innovativi. 4. MAPS. Mappe che portano il progetto oltre le vie conosciute.

Quale consiglio darebbe ai giovani designer e architetti che vogliono specializzarsi in design ecologico?

L’ecologia è il rapporto fra un organismo e il suo ambiente. È una relazione che parte dal benessere, dallo star bene, dal piacere. Ecologia e piacere sono sinonimi. Niente a che vedere con l’immaginario di sacrificio che spesso l’accompagna. Ma soprattutto è necessario partire dal benessere dell’organismo e considerare la vita per quello che è: espansione e crescita sempre in costante relazione con ciò che ci circonda. In fondo l’azione ecologica più efficace si può riassumere in una regola che in varie versioni è presente nelle culture ebraiche, mussulmane, cristiane, buddiste, fino agli antichi greci, romani e cinesi e che suona: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

Per maggiori informazioni per la mostra: Tools For After

 

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