IL FUTURO DELL’ITALIA PASSA
DALLA RICCHEZZA DEI TERRITORI

Storia, paesaggio, imprenditoria diffusa, eccellenze nella biochimica, nella meccatronica, nella farmaceutica, tanto per citare alcune delle eccellenze da valorizzare al massimo

L’Italia ha affrontato con determinazione e generosità il lockdown , iniziato in modo del tutto inatteso  a fine febbraio , e lo ha gestito, nonostante  sorprese drammatiche, sempre con coraggio ed un orgoglio non frequente nel nostro paese .

Il governo  ed i rappresentanti italiani in Europa sono  riusciti a operare in modo efficace a Bruxelles  contribuendo ad arrivare  grazie ad una commissione più lungimirante che in passato ed  a un parlamento molto più attivo , a decisioni epocali sul  debito pubblico, sull’emissioni di titoli a garanzia comune e su un piano di Next Generation superiore allo storico piano Marshall, del  secondo dopoguerra , un piano orientato alla sostenibilità ( in primis salute,  decarbonizzazione, biodiversità, parità di genere ) e alla digitalizzazione  del sistema produttivo e civile ,  piano da leader per la lotta al cambiamento climatico e di recupero verso USA e Cina sul fronte dell’innovazione .

Diatribe e contestazioni

Questo percorso in Italia è stato connotato dalle cosiddette fasi ; la prima di risposta alla pandemia , la seconda di riorganizzazione e la terza di rilancio , fasi che, con l’arrivo della seconda ondata pandemica , tra task force , stati generali e più recentemente cabina di regia  hanno generato commenti banalizzanti e un progressivo accentuarsi di contestazioni tra governo, parlamento e regioni  in un escalation che sta cancellando il coraggio , l’orgoglio e la generosità   lasciando  solo confusione.

Questo rapidissimo evolversi delle situazioni condiziona il momento di sintesi che il paese dovrebbe esprimere indicando il proprio piano per la Next Generation, parte del più ampio progetto continentale .

La domanda: come è possibile che a Bruxelles, tenendo presente anche la problematica delle diverse culture e lingue dei rappresentanti dei 27 paesi aderenti, anch’essi divisi tra destra –sinistra –centro e verdi, si è arrivati ad approvare un piano straordinario mentre pare che noi facciamo fatica  a metterci d’accordo sulle priorità e sulle risorse d’attribuire?

Le analisi tra ciò che emerge dai diversi paesi della comunità e l’Italia, a parere di alcuni commentatori, sembrano evidenziare che la preoccupazione italiana è più sul breve termine e forse è questa visione a breve che provoca incomprensioni e contrasti, forse perché gli obiettivi a breve termine hanno sempre un potenziale riflesso elettorale.

Se fosse questa la ragione, lo sforzo da compiere è dotarsi di uno sguardo di profondità, avendo presente le forze e le debolezze del nostro paese e proponendo il posizionamento strategico che ci compete.

Storia, paesaggio, cultura, biodiversità, saper fare, imprenditoria diffusa , eccellenze nella biochimica, nella meccatronica, nella farmaceutica, nell’alimentare, nell’abbigliamento, nell’arredo, nel riciclo, nella meccanica di precisione, nel turismo,  e via dicendo,  sono tutti pezzi di un mosaico che si combina nei territori  che fanno l’Italia e questo significa che i territori devono avere la possibilità di essere ascoltati e di assumersi la responsabilità di contribuire al piano nella prospettiva di migliorare il loro stato in termini di benessere delle proprie comunità e di valore aggiunto apportabile al sistema nazionale.

Potenzialità da mettere a frutto

Planet Life Economy Foundation  (Plef, l’associazione di Milano che dal 2004 si occupa di sostenibilità) sostiene questo pensiero, che in primo luogo dovrebbe far riconoscere questi territori, dotarli di competenze utili per il cambiamento condividendo con strutture locali  il know how centrale su cui insistela Next Generation della UE e perseguire in questo modo lo sviluppo sostenibile  risolvendo le vulnerabilità (ambiente –istruzione –disagio sociale ) e mettendo a frutto le potenzialità (biodiversità –giacimenti storici/ culturali-eccellenze imprenditoriali).

L’auspicio è che il piano dell’Italia per le generazioni future sappia essere Italiano , ovvero non necessariamente con le stesse priorità di Germania o Spagna,  e per farlo deve sfruttare le proprie forze territoriali  preparandole, attrezzandole a gestire il cambiamento ed anche controllandole  ma sempre per arrivare al cambiamento non solo climatico ma di paradigma evolutivo per il quale il nostro paese a partire dal Sud , spesso dimenticato, ha più probabilità di successo di altri grazie alla sua naturale  configurazione. Si tratta di un’evoluzione culturale. E questo è talora uno scoglio.

 

EMANUELE PLATA – Presidente di Plef (Planet life economy foundation)

 

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