PANDEMIA, DONNE PENALIZZATE
NEL MONDO DEL LAVORO

Accentuate le disuguaglianze di genere. Gli interventi di educazione finanziaria. L’analisi del report Inapp (Istituto nazionale per le politiche pubbliche)

La pandemia ha aumentato le disuguaglianze di genere. Donne, giovani e immigrati sono i gruppi più penalizzati sotto il profilo economico e sociale. È quanto sottolinea l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), ente pubblico di ricerca, che svolge analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro e dei servizi per il lavoro, delle politiche dell’istruzione e della formazione, delle politiche sociali e di tutte quelle politiche pubbliche che hanno effetti sul mercato del lavoro. l’Istituto ha di recente presentato il rapporto Gender policies report 2020, che svolge un’analisi dell’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sulla situazione occupazionale delle donne, confermando che la pandemia ha accentuato le disuguaglianze di genere.

“Alcune statistiche sul mondo del lavoro – si legge nel rapporto, diffuso nei giorni scorsi – confermano come interventi di educazione finanziaria per le donne siano ancora più urgenti in conseguenza dell’emergenza sanitaria. Il rapporto sottolinea che delle 444mila persone occupate in meno in Italia a dicembre 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il 70 per cento è donna. Nei servizi essenziali rivolti al pubblico come la distribuzione alimentare o il settore sanitario dove l’esposizione al contagio è maggiore, gli occupati sono in prevalenza donne. Tra le donne che lavorano nei servizi non essenziali (commercio, alberghi e ristoranti ecc.) la diffusione di contratti part-time è perlopiù involontaria, così come quella di contratti di lavoro stagionale, a tempo determinato e di lavoro intermittente (cd. a chiamata o discontinuo). Un andamento confermato, su scala europea, anche dal Gender Equality Index 2020, che evidenzia come tra le donne che hanno un contratto di lavoro part-time per circa il 31 per cento il ricorso a questa forma contrattuale sia una scelta involontaria contro l’8 per cento degli uomini”.

“L’innalzamento del livello di cultura finanziaria – sottolinea ancora il rapporto – può rafforzare l’autostima femminile facendo emergere gli incentivi giusti a non rinunciare al proprio lavoro e alla propria indipendenza economica. Più cultura finanziaria delle donne può significare più cultura finanziaria in famiglia, maggiore capacità di pianificazione e risparmio e, con essa, più resilienza di fronte a shock inattesi”.

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