L’Internet delle cose: vantaggi e rischi di una nuova, insidiosa rivoluzione

L’IoT avrà un impatto sconvolgente sulla vita quotidiana, porterà notevoli benefici alle aziende e agli utenti ma anche problemi legati alla sicurezza dei dati personali e dei dispositivi

Secondo gli esperti di hi-tech, il 2018 sarà un anno importante per le nuove tecnologie. L’IoT (Internet of things) in primis assieme a Industry 4.0 e Big Data. Si prospetta nei prossimi anni una trasformazione digitale con benefici in tutti i campi, basti pensare alla qualità dei servizi per la salute pubblica, alla riduzione dell’inquinamento, a un miglior utilizzo delle materie prime, alle risorse naturali in agricoltura, alla riduzione degli sprechi, e naturalmente gli “oggetti connessi” che l’uomo utilizza ogni giorno. Ovviamente come tutte le rivoluzioni, non mancheranno i lati oscuri, due in particolare: la vulnerabilità dei dispositivi connessi e la tutela della sicurezza dei dati personali – Perché il “dato” sarà il petrolio del futuro –, e sarà in grado di far decollare un’economia miliardaria.

Un software che fa dialogare gli oggetti

Con l’espressione ‘“Internet delle cose” si fa riferimento ai dispositivi diversi dai computer a cui viene aggiunto un software per poter “dialogare” con gli altri oggetti connessi attraverso Internet.

Questi dispositivi possono essere qualsiasi cosa: sensori per fitness, automobili, radio, climatizzatori, ma anche elettrodomestici, lampadine, telecamere, pezzi d’arredamento, container per il trasporto delle merci.

Già nel 1966, il ricercatore tedesco Karl Steinbuch anticipò l’IoT con una famosa frase : “Tra qualche decennio, i computer saranno incorporati in quasi tutti i prodotti industriali”.

Nel 1999 Kevin Ashton coniò il neologismo Internet of things (IoT) per indicare una interazione tra gli oggetti connessi in grado di raccogliere dati, esperienze, valori successivamente immagazzinati in quella che viene chiamata automatizzazione di enormi quantità di dati,  il Big Data.

E sulla giusta definizione da dare a Internet of things, Francesco Marino, direttore di Digitalic ha scritto: “L’IoT non è una tecnologia, nemmeno una piattaforma, ma è lo strumento che può permettere alle aziende di recuperare in termini di efficienza quello che in questi anni hanno perso, consente di ridare agli investimenti quel ritorno che oggi si fa fatica ad ottenere.”

I vantaggi della quarta rivoluzione

Gli esperti in materia sostengono che i settori che avranno immediati benefici saranno quelli dell’energia e dei trasporti. Si ipotizza un miglior utilizzo delle risorse perché grazie al  “dialogo tra le cose” si potranno segnalare guasti e sprechi e monitorare i flussi di merci e persone, ottimizzando i percorsi e i tempi più adatti in base alle condizioni di traffico e al tipo di spostamento, generando per gli operatori economici notevoli risparmi con analisi dei dati in tempo reale.

Per l’utente normale gli oggetti dotati di anima digitale saranno di grande utilità per quanto concerne l’organizzazione e la qualità della vita lavorativa, il disbrigo delle faccende di casa, le attività nel tempo libero, la vita in famiglia. Insomma, la “vita in un mondo di dati” accompagnerà l’uomo del futuro dalla nascita fino alla morte. Forse fin dal suo concepimento.

E chissà se grazie alla quarta rivoluzione, il mondo sarà più “vivibile” per tutti gli abitanti della Terra e non solo per una “ristretta cerchia”, con una estesa distribuzione del benessere, abbattimento dei “muri”, nessuna disuguaglianza e ingiustizia, eliminazione delle sacche di povertà.

Se è vero che tutte le “rivoluzioni” nella storia dell’uomo hanno portato a cambiamenti epocali…

I rischi da non sottovalutare

Da più fonti si stima che qualcosa come 25 miliardi di “oggetti” saranno connessi all’inizio degli anni 20 del ventunesimo secolo. Una enormità, tre volte il numero degli abitanti della Terra. Tutti questi oggetti dialogando tra di loro creeranno un gigantesco volume di “dati”, come tanti microorganismi in circolazione nella “rete madre”.

Il grande numero di informazioni sulle nostre esperienze di vita, le nostre preferenze negli acquisti, le nostre abitudini alimentari, i nostri sogni nel cassetto rappresentano un “patrimonio” ambito non solo dalle aziende per i fini analistici e commerciali ma anche dai malintenzionati con altre aspirazioni.

Alcuni sostengono che in materia di security, il primo dispositivo di sicurezza è l’essere umano. Bisogna parlare non solo di “Internet delle cose” ma anche di “Internet delle persone”. L’utente è l’anello debole della catena digitale. E’ lui che deve usare al meglio il firewall personale per la protezione dei suoi dati, della propria privacy. Ne è un esempio l’uso dei social e di applicazioni per la messaggistica. Un settore dove gli hacker sono bravissimi nel rubare identità e dati all’insaputa dell’utente. Parliamo del web, è vero, gli “oggetti” sono un’altra cosa, ma non è così, anch’essi possono essere a rischio come i siti. Immaginare che un tostapane “hackerato” possa innescare un incendio in tutta la casa con l’aiuto degli altri “oggetti corrotti” fa venire i brividi al solo pensarci. Uno scenario da film per ora. Ma solo per ora.

In conclusione, Internet of things è, in assoluto, una rivoluzione epocale di cui vediamo solo la punta dell’iceberg. Nei prossimi anni assisteremo a cambiamenti radicali che dovrebbero portare al miglioramento delle condizioni dell’uomo su questo pianeta. E’ una scommessa. Da vincere, però.

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