DALLA NATURA I PRINCIPI PER LA SOSTENIBILITÀ

Paolo Ricotti riassume in un libro i concetti basilari per uno sviluppo armonico

Osservare il pianeta. Guardare attentamente alla natura. È così che possiamo scoprire un percorso virtuoso affinché la sostenibilità divenga parte integrante, usuale del nostro modo di agire. Di pensare. Ecco allora che Paolo Ricotti delinea questo percorso nel suo libro fresco di stampa I sei principi naturali nell’impresa e nella società civile (Franco Angeli, pagine 161, euro 21). Ricotti, già manager di assoluto rilievo in importanti aziende anche multinazionali, fondatore di Plef, Planet life economy foundation, autentico centro studi sulla sostenibilità, unica realtà del genere in Italia, traccia un itinerario nel quale (ri)scopriamo un mondo di non difficile interpretazione nel quale è possibile un cambiamento rispetto a modalità di vita in ambito economico e sociale che hanno portato il pianeta a una situazione insostenibile.

Abbiamo incontrato Paolo Ricotti nella sede di Plef, a Milano.

Dottor Ricotti, ripercorriamo insieme a lei questi sei principi. Qual è il primo?

Il sole. Da lì scaturisce l’energia e quindi l’abbondanza. Questo astro ci fornisce un’energia che è 14mila volte l’entità di consumo – fabbisogno – giornaliero del pianeta. E contrariamente a quello che si possa pensare, la natura è sempre abbondante, sempre in grado di rigenerarsi. Quindi siamo ben distanti da quelle teorie conservative che fanno riferimento a rinuncia e povertà condivisa, ci mancherebbe! Qui lo sguardo è rivolto a ciò che abbonda e che ci viene proposto in natura.

Proseguiamo con gli altri principi.

Dal piccolo al grande. Mi spiego. L’evoluzione parte sempre da minime unità, anche in biologia. Se consideriamo l’uomo, vediamo come tutto prenda il via dalla sua capacità generatrice che porta a un costante sviluppo, anche in ambito produttivo ed economico. Per rigenerare l’economia dobbiamo partire dal territorio, dalle piccole imprese. Anche in ambito politico e sociale si è visto che l’attenzione al territorio, “uno spazio fisico e geografico delimitato”, per citare Legambiente, delinei un percorso virtuoso. In quello spazio, ben identificato, nascono e crescono attività strettamente connesse con la realtà sociale circostante – le comunità – e si genera uno sviluppo sostenibile. Molti territori danno vita a una realtà più ampia, ma articolata, senza tensioni sociali di carattere etnico o religioso, e armonica in uno sviluppo condiviso.

E qui ho già introdotto un altro principio, quello di comunità.

Possiamo precisarlo meglio? Perché si parla di realtà sociale, di condivisioni e non di contrasti…

Esatto. E quindi vengono ribaditi i concetti di evoluzione anche in ambito familiare, che vengono trasferiti alla collettività per dar vita a una coesione sociale con una condivisone dei principi naturali, ai quali dobbiamo ispirarci. Mi preme qui sottolineare un aspetto fondamentale: dal punto di vista della cultura d’impresa e dell’organizzazione sociale la nozione generica di uguaglianza contrasta con le leggi di natura, che in genere sono rivolte alla diversità, inducendo alla disarmonia dell’organizzazione del lavoro e al conflitto di classe. L’uguaglianza deve essere intesa come rispetto della dignità di tutti e non invece come parità del tutto cioè reddito, gerarchie, ruoli, e via dicendo. Va premiata la competenza.

Una visione culturale del tutto innovativa. Vediamo gli altri principi.

Si tratta di una rivoluzione concettuale rispetto a quanto si è visto fino ad oggi.

Gli altri principi sono la convivenza, sulla quale mi sono già espresso, il ciclo chiuso, cioè la bioimitazione, e il tempo. Nel ciclo chiuso, l’invito è a imitare la natura sia nei processi produttivi che nella vita in quanto la natura non spreca nulla.

Veniamo al tempo, così male utilizzato, dati i ritmi di oggi, con disagi sociali di notevole portata. La natura ha tempi giusti e corretti. Noi, nel quotidiano, abbiamo stravolto questo concetto, per cui viviamo e lavoriamo con frenesia, senza alcun momento per riflettere, guardarsi intorno. Bisogna vivere, e non sopravvivere.

Alla fine del suo libro compare una rilettura della Costituzione italiana con una serie di indicazioni e anche di correzioni…

Sì, ci sono, perché anche la nostra Costituzione può essere rivista con una serie di considerazioni che tengono ben presenti i principi della sostenibilità. Senza stravolgimenti, nel pieno rispetto dei principi basilari della libertà e della democrazia.

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