CONFINDUSTRIA EST EUROPA: UN PONTE TRA ECONOMIE E CULTURE
“Credo che sia importante fare tesoro della presenza italiana in questi Paesi e dei legami che siamo riusciti a sancire, con la consapevolezza dell’importanza del ruolo dell’associazionismo, dell’unione di un gruppo di imprenditori che mettono a disposizione le loro esperienze e le loro competenze per supportare altri colleghi a raggiungere la meta.”, parla Maria Luisa Meroni, Presidente di Confindustria Est Europa.
Maria Luisa Meroni ricopre la carica di Presidente di Confindustria Est Europa da dicembre 2020. È parte del Consiglio Generale di Confindustria Lecco-Sondrio e del Consiglio Generale di RetImpresa. È Vice Presidente della Camera di Commercio Italiana in Bulgaria. In precedenza è stata Presidente di Confindustria Bulgaria (da maggio 2017 a dicembre 2020) ed è membro del Consiglio Generale dell’Associazione. Maria Luisa Meroni è amministratore delegato dell’azienda metalmecanica di famiglia Meroni F.lli S.r.l. a Dolzago (LC), fondata nel 1963. Nel 2005 intraprende l’attività di internazionalizzazione aziendale in Bulgaria e fonda l’azienda MBM Metalwork con sede nella città di Ruse.
Dott.ssa Meroni, quando e dove è stata fondata Confindustria Est Europa e chi sono i suoi soci fondatori?
Proprio a Sofia nell’ottobre del 2010, è stata ufficializzata la sua nascita, sancendo l’inizio della storia della nostra Federazione, all’epoca sotto il nome “Confindustria Balcani”, con l’obiettivo di offrire all’imprenditoria italiana un approccio nuovo e transazionale nella Regione. A dar vita a Confindustria Balcani furono le Associazioni presenti in Romania, Bulgaria, Macedonia del Nord, Albania e Bosnia ed Erzegovina. Venne costituita sulla base dell’assunto che tra i Paesi delle Rappresentanze Internazionali ad essa aderenti sono presenti caratteristiche sociali, economiche e culturali che rendono queste realtà indipendenti estrettamente collegate. Tuttavia, sarà solo nel 2017 che l’associazione prenderà il nome di Confindustria Est Europa in virtù dello spirito di inclusività e rappresentanza di tutte le realtà che con il tempo sono entrate a farne parte, divenendo un collettore delle esigenze delle aziende italiane che guardano con interesse a quest’area geografica. Infatti, ad oggi sono 11 i Paesi rappresentati: Albania, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia e Ungheria.
Quali caratteristiche sociali, economiche e culturali hanno spinto l’imprenditoria italiana a espandersi nell’Est Europa negli ultimi 20 anni, secondo lei?
L’Europa dell’Est rappresenta un’area di vicinato strategico, un ponte fra Asia ed Europa, ragioni che rendono i territori di particolare attrattività per gli investimenti esteri. Inoltre, per le imprese italiane questo territorio ricopre una significativa rilevanza non solo grazie alla sua posizione favorevole, ma per una serie di ulteriori fattori che rendono l’area particolarmente interessante: dall’affinità culturale che ci lega a queste zone, alla manodopera altamente qualificata, la disponibilità di fonti primarie (minerarie, legno, risorse energetiche da energie rinnovabili). Basti pensare che il network di Confindustria Est Europa raggruppa più di 1.000 imprese italiane che hanno deciso di operare e sviluppare le proprie attività economiche nella regione, a conferma di quanto l’area geografica sia di estrema rilevanza per l’Italia. Inoltre, sono aree in cui si stanno sviluppando progetti di cooperazione regionale, come ad esempio Open Balkan, e non da ultimo sono Paesi protagonisti di un processo di integrazione europea.
Se guardiamo ai numeri, negli ultimi decenni i Paesi dell’Est Europa stanno evidenziando una crescita economica più dinamica rispetto ai vicini dell’Europa occidentale. Questi Paesi sono un mercato di sbocco naturale sugellando il partenariato che lega i nostri Paesi: l’Italia risulta essere il 2° mercato di destinazione delle esportazioni dell’Est Europa, solo dopo la Germania, e il 4° paese fornitore delle importazioni, superato da Germania, Cina e Russia.
Essendo stata presidente di Confindustria Bulgaria, qual è stata la sua storia professionale che l’ha portata in Bulgaria e come è entrata a far parte dell’associazione?
La Bulgaria è un Paese a cui sono molto legata, negli anni oramai per me è divenuta una seconda casa: approdai in questo bellissimo Paese nel 2005 quando decisi di apire un sito produttivo a Ruse, sulle sponde del Danubio. Quest’esperienza rappresentò per me un momento significativo perché mi permise di avvicinarmi alla realtà associativa di Confindustria Bulgaria e di cui, nel 2017 ne divenni con orgoglio la prima presidente donna.
In che modo Confindustria Est Europa e il suo network di associazioni nei singoli Paesi supportano le attività delle imprese italiane nella regione?
Ci tengo a sottolineare che le nostre associazioni sono nate dalla spontanea volontà degli imprenditori italiani che hanno investito nei Paesi e grazie al lavoro e alle attività portate avanti da noi imprenditori, sono nate realtà associative che contribuiscono con il loro lavoro quotidiano a rendere la presenza italiana nell’area sempre più integrata, efficace e strutturata. Le nostre Associazioni sono soggetti promotori dell’internazionalizzazione grazie a servizi di informazione, consulenza e assistenza; offrendo un valido “strumento” con il quale poter consolidare i rapporti con le istituzioni italiane ed estere; favorire lo sviluppo delle imprese nel Paese, promuovere iniziative per la crescita e lo sviluppo e per garantire un accesso privilegiato al mercato dell’Est Europa.
Da imprenditore di seconda generazione e amministratore di un’azienda familiare con oltre 60 anni di storia, quali consigli darebbe agli imprenditori per superare le difficoltà nell’attuale situazione economica e politica mondiale?
È stata una bellissima soddisfazione tagliare il traguardo dei 60 anni di storia della Meroni F.lli, soprattutto a ripensare agli albori, per un’azienda a conduzione famigliare e oggi è diventata una realtà significativa e un punto di riferimento imprescindibile per nostri clienti, leader nei rispettivi settori di mercato. In questa cangiante fase storica, dalla pandemia, successivamente il conflitto in Ucraina ed ora in Medio Oriente, che hanno contribuito ad avere pesanti conseguenze economiche sulle nostre vite, con la crisi delle materie prime e l’aumento dei relativi costi di trasporto, non solo le imprese italiane ma anche quelle dell’Est Europa hanno vissuto momenti di particolare difficoltà.
Oggi, gli imprenditori si trovano a dover affrontare importanti sfide, dall’intensificamento del fenomeno del brain drain, l’esodo delle menti, che rappresenta una grave minaccia alla sicurezza e alla stabilità economica; le continue minacce cibernetiche hanno reso essenziale investire nella sicurezza informatica per proteggere dati aziendali sensibili e la proprietà intellettuale; bisogna impiegare risorse per consentire una costante formazione interna per rendere il proprio personale al passo con le continue evoluzioni; infine oggi acquisiscono una rilevanza fondamentale, come parte della propria strategia di investimento, porre attenzione alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG).
Il vecchio ordine mondiale sta cambiando, le tecnologie digitali stanno avendo un profondo impatto sul nostro modo di vivere e di fare impresa e noi dobbiamo divenire attori di queste transizioni e non subirle in modo passivo, se disideriamo che le nostre aziende continuino ad essere fiorenti e competitive. Tuttavia, il tempo che accompagna queste rivoluzioni si è accorciato, e richiede una maggiore velocità di adeguamento al cambiamento. Un grave rischio, specie per le PMI, che compongono più dell’80% del tessuto imprenditoriale nazionale. Bisogna lavorare sinergicamente in un gioco di squadra del “Sistema Italia” e il sostegno delle istituzioni per favorire il benessere, la crescita economica ma soprattutto fornire la base di partenza per affrontare le grandi sfide del domani.
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