MENTE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE DALLA CREATIVITÀ ALLE EMOZIONI

Di Byron Reese

 

Qual è la differenza tra mente e cervello? Il cervello è composto da un chilo e mezzo di sostanza viscida e ha un comportamento meccanico. La mente è formata da tutto ciò di mentale che riuscite a fare e che sembra al di là delle possibilità di un chilo e mezzo di sostanza viscida e gelatinosa. La mente è la fonte delle emozioni, dell’immaginazione, del giudizio, dell’intelligenza,

della volizione e della volontà. La mente è il motivo per cui la musica può renderci malinconici e il futuro può essere immaginato.

Provate a pensarci. Come potrebbe essere creativo un organo? Come potrebbe un chilo e mezzo di tessuti innamorarsi? Come potrebbero dei semplici neuroni pensare che qualcosa sia divertente?

Il concetto di mente permea il nostro linguaggio quotidiano e tutti lo usano. Cerchiamo la pace mentale e vogliamo sapere che cos’hanno in mente le persone. Ci spiegano che le grandi menti la pensano allo stesso modo. Possiamo essere di mente aperta o avere un blocco mentale. Le persone sono sane di mente e qualcosa può turbare la mente. Vi sono centinaia di modi di dire in cui si usa la parola “mente” e nei quali non si potrebbe usare la parola “cervello”.

Interrogare un robot

Tuttavia, le persone intendono cose molto diverse quando ricorrono a questo concetto. Facendo riferimento alle nostre domande fondamentali, se siete monisti o se credete che le persone siano macchine, potreste sostenere: “La mente è solo una parola polivalente per indicare ciò che fa il cervello e che non comprendiamo appieno. Essa potrebbe essere un aspetto emergente del cervello, ma, anche se lo fosse, si tratterebbe pur sempre di semplice biologia”.

Un dualista o qualcuno che pensa che gli esseri umani non siano solo macchine, potrebbe invece affermare: “La mente siete voi. È qualcosa che esiste al di là delle leggi della fisica. Può darsi che sia creata dal cervello, ma trascende il funzionamento di un organo. Non si potrà mai ridurla a una formula chimica perché non è di natura fisica”.

Si potrebbe costruire l’intelligenza artificiale generale (AGI) senza ricorrere al nebuloso concetto di mente? Purtroppo, no. Senza questo concetto, il compito diventerebbe ancora più arduo di quanto già non sia. Un’AGI dovrebbe essere per definizione notevolmente più intelligente di ogni altra creatura del regno animale. Se costruiste un delfino dotato di IA e intelligente come il delfino più intelligente, nessuno lo definirebbe come AGI.

Considerate lo scambio di battute del film Io, Robot, in cui il detective Spooner, il personaggio interpretato da Will Smith, interroga un robot di nome Sonny.

Detective Spooner: un robot sa scrivere una sinfonia? Un robot è capace di trasformare una tela in un dipinto meraviglioso?

Sonny: tu sei in grado?

Una voce della testa

La capacità di scrivere sinfonie e dipingere quadri stupendi deriva di sicuro dalla mente, qualunque cosa essa sia, e dovremmo aspettarci che l’AGI sia

capace di fare entrambe le cose perché per essere una vera intelligenza artificiale generale deve avere capacità cognitive pari a quelle degli esseri umani. Quindi non si può semplicemente nascondere la mente sotto il tappeto.

Come nasce dunque la mente? Una delle proprietà della mente è quella di essere la voce nella nostra testa, l’“io” che osserva ciò che accade. Come potrebbe fare tutto questo un cervello? In fin dei conti, anche il nematode ha un cervello, ma è improbabile che al suo interno si dia una cronaca in diretta di ciò che accade nel mondo dei suoi 302 neuroni. Poiché quella voce è un aspetto della mente, qualunque cosa quella voce sia, lo è anche la mente. Se vi rammentate, questa è una delle domande fondamentali: “Che cos’è il vostro ‘io’?”. E come certamente ricorderete, vi sono almeno tre possibili spiegazioni per l’io e quindi, per estensione, della mente.

La prima è che l’“io” sia uno stratagemma della mente, un modo in cui il cervello combina l’esperienza sensoriale per formare un flusso integrato nel corso del quale le varie aree “guadagnano il palco” quando hanno qualcosa da dire. In riferimento alla natura della mente, questa tesi implicherebbe che ciò che possediamo è solo un cervello e che tutte le capacità mentali che non comprendiamo, come la creatività e le emozioni, sono normali funzioni cerebrali.

La seconda opzione prevede che l’“io” sia una proprietà emergente del cervello. Potrebbe esserlo la mente? L’emergenza, come ricorderete, si ha quando l’intero di qualcosa assume gli attributi e le capacità che nessuna singola parte possiede. In precedenza, ho fatto riferimento a una colonia di formiche. La colonia presenta un comportamento intelligente anche se nessuna formica, presa singolarmente, lo è.

Nessuna parte di una cellula è viva, eppure le cellule vivono. Seguendo questa prospettiva, la mente è in qualche modo creata dall’attività di cento miliardi di neuroni attivi. Come si manifesti il fenomeno dell’emergenza nei sistemi fisici non è chiaro, quindi affermare che la mente sia una proprietà emergente del cervello significa semplicemente guadagnare un po’ di tempo. Ad ogni modo, questa rimane una spiegazione molto diffusa dell’origine della mente.

L’ultima spiegazione dell’“io” è che esso sia la vostra anima, un aspetto che trascende le leggi della fi sica. La mente potrebbe dunque essere la vostra parte incorporea capace di sopravvivere alla morte del corpo. In questa prospettiva, le emozioni, la creatività e tutte le qualità mentali non sarebbero

il prodotto dell’attività di cento miliardi di neuroni, ma aspetti dell’anima. Questo spiegherebbe perché la scienza abbia tante difficoltà a spiegare queste capacità.

Se è corretta la prima di queste ipotesi, allora è altamente probabile che si riesca a creare un’AGI. Col tempo, la mente non sarà più un mistero e i computer saranno in qualche modo in grado di replicare le capacità mentali. Se è corretta la seconda, le cose si complicano un po’ perché sarebbe necessario che si riproduca in modo meccanico il fenomeno dell’emergenza all’interno della macchina. Vista la nostra comprensione di questo fenomeno, è difficile affermare in modo perentorio che ci riusciremo, ma probabilmente sarà così, trattandosi di un processo fisico. Se invece è corretta la terza ipotesi, allora la creazione dell’AGI diventa assai meno probabile.

 

 

 

 

 

  • Brano tratto dal libro “La quarta era” pubblicato da Franco Angeli, Milano, anno 2019, (pagg.141 – 143)

Byron Reese è CEO della società di ricerca Gigaom e fondatore di diverse aziende high-tech. I siti web da lui creati – dedicati a esplorare quell’area di intersezione tra tecnologia, business, scienza e storia – hanno avuto nel loro insieme oltre un miliardo di visitatori. E’ autore di diversi libri come Infinite Progress; How the internet and technology will end ignorance, disease, poverty, hunger and war. The Fourth era è stato tradotto in italiano da Franco Angeli Editore.

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