QUANDO FRA CORNICE E QUADRO
SI CREA UNA PERFETTA ARMONIA
Nello Studio Bolzani, che compie 100 anni, il titolare, Angelo Bolzani, ripercorre la storia della galleria, dove “l’arte è al di sopra di tutto”
Milano, anno 1922. Le cronache dell’epoca ricordano un avvenimento di straordinaria portata, sotto il profilo culturale: nel salotto di Margherita Sarfatti, in Corso Venezia 93, viene fondato il Gruppo Novecento composto dai pittori Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Emilio Malerba (Milano 1880-1926), Piero Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi. Il nome “Novecento” è proposto da Anselmo Bucci.
Nello stesso anno nasce lo Studio Bolzani, in Via Sant’Andrea, con sede ora nella suggestiva Galleria Strasburgo, – tutti percorsi milanesi che vanno a lambire la chiesa di San Babila– che da un secolo esatto propone “cornici d’arte ideate e realizzate appositamente, oltre ad una selezione di cornici antiche di vari periodi”, come riporta la presentazione che compare sul sito dell’atelier.
“I miei avi fornivano alla Serenissima il legname, siamo alla metà del 700. Per riconoscenza Venezia donò loro dei terreni. Con un salto di quasi due secoli troviamo mio nonno che apre un setificio a Como, setificio che mia nonna vendette quando, nel corso della prima guerra mondiale, mio nonno fu fatto prigioniero. Ma una volta tornato a Milano, ecco l’apertura dello Studio, che nel ’37 si trasferirà, in corso Matteotti”. A parlare è Angelo Bolzani, attuale titolare della galleria.
Dottor Bolzani, una vita, anzi, tre generazioni (oggi è affiancato dal nipote, ndr ) dedicate prima di tutto alle cornici. In che misura esse completano l’opera d’arte?
“Vincent van Gogh diceva che può contribuire per il 50% al successo di un quadro. Poi c’è un personaggio come Andy Wahrol il quale sosteneva che è la cornice che fa l’opera d’arte, una provocazione in piena epoca pop. Diciamo senz’altro che anche la cornice fa l’opera d’arte. Ci dev’essere sempre una bella armonia fra il quadro e la cornice, che può essere anche nella semplicità che dà forza al messaggio, senza lavorazioni particolarmente elaborate”.
Quale clientela ha ospitato e ospita lo Studio Bolzani?
“La clientela è stata quella di una Milano che ha vissuto momenti di crescita, di eleganza, di novità:
da noi sono venuti Arturo Toscanini, Maria Callas, Giuseppe Di Stefano, i fratelli De Filippo, per arrivare a Mina. Ancora oggi viene in galleria chi ricerca quell’armonia di cui le parlavo. Una volta c’era una classe media che era felice di acquistare un bel quadro, oggi c’è quasi un desiderio di acquisto di un’opera d’arte per esibirla. Una volta c’era un grande rispetto per la possibilità di raggiungere un certo benessere. Doveva essere un piacere. Oggi non si è mai soddisfatti. Sfugge l’idea sul valore del denaro”.
Un ricordo, un aneddoto particolare
“Mio padre mi ricordò sempre che l’arte è al di sopra di tutto. E per rafforzare il concetto mi raccontò questo aneddoto. Alla fine della seconda guerra mondiale, quando i tedeschi se ne andarono da Milano c’era un ufficiale che aveva acquistato un quadro, senza poterlo ritirare, per ovvi motivi. Nella seconda metà degli anni 50 questa persona ritorna a Milano e passa dalla galleria. Mio padre in magazzino riscopre il quadro e glielo consegna. L’ex ufficiale rimase sbalordito e sottolineò il fatto che non si sarebbe aspettato una correttezza così esemplare, anche a causa di certi stereotipi negativi sugli italiani che ancor oggi circolano. Ma l’arte è al di sopra di tutto, appunto, e talora educa la persona che la apprezza”.
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