“LO SCOPO DELLA MIA VITA? AIUTARE SEMPRE IL PROSSIMO”

Claudio Chiffi, presidente della Fondazione italiani in Bulgaria, spiega in questa intervista ciò che ha caratterizzato le attività cui ha dato vita.

Una costante attenzione al sociale. Questo aspetto è tuttora parte del modo di pensare e di operare di Claudio Chiffi, presidente della Fondazione italiani in Bulgaria. Nativo di Nardò, in provincia di Lecce, classe 1951, Chiffi illustra alcuni passaggi della sua vita, ricca di avvenimenti, iniziative, coraggio.

Lei ha iniziato a lavorare a 13 anni, come si legge nelle sue note biografiche. Sia come dipendente e poi come imprenditore lei ha sempre rivolto uno sguardo attento al sociale, si è sempre preoccupato di tutelare i lavoratori. Da dove nasce questo suo atteggiamento ben radicato?

Già da ragazzo, ero alla scuola media, non ho mai accettato l’autoritarismo di alcuni docenti. Alle medie un giorno mio padre mi accompagnò a scuola perché un insegnante mi aveva preso di punta, capì il mio disagio e accettò di buon grado di iscrivermi in un’altra scuola. Poi arrivò il ’68 e la contestazione, fenomeno che suscitò lo stupore della gente. Capii in maniera definitiva che il mio interesse principale era aiutare il prossimo, senza mai usare la violenza, operando sempre nella massima legalità.

E dopo il ’68?

Misi in atto un mio sogno: realizzare una ditta di trasporti pubblici a livello provinciale – stiamo parlando della provincia di Lecce – a capitale pubblico. Dal ministero arrivavano solo spiccioli.

Avevo organizzato tutto e seguivo un po’ tutto: dalla biglietteria ai contratti, alla manutenzione dei mezzi, tutto era stato pensato. Poi arrivarono i soliti noti – raccomandati dai politici, amici degli amici, e via dicendo – e mi misero in una stanza a leggere i giornali! Con un pretesto fui licenziato in tronco dal servizio e dallo stipendio. Con mia grande soddisfazione verrò riassunto nel 1996 con il riconoscimento di tutti gli arretrati e dei contributi non versati.

Poi cosa succede, dopo questa esperienza vessatoria?

Me ne vado a Milano, apro un’agenzia di pubblicità che raggiunge ottimi obiettivi. In estate faccio un viaggio in Bulgaria, non ci ero mai stato. Rientro a Milano, tre dipendenti bulgari dell’agenzia mi convincono a tornare in quel Paese. Ci vado, nel periodo natalizio, e di lì a poco aprii un’azienda a Sofia per correggere le banche dati e impiegai questi dipendenti che lavoravano su tre pc per mettere a posto quella che era solo una grande confusione.

Nei mesi successivi i miei dipendenti mi suggerirono di avviare un’agenzia pubblicitaria in Bulgaria. Pensai di realizzare una guida commerciale della Bulgaria, così organizzai una struttura apposita, con un ufficio e circa 20 persone alle dipendenze che si occupavano di ogni aspetto operativo. Cominciammo a fare selezione del personale e c’erano 50-60 persone alla volta in fila: siamo nell’aprile del ’91. Venivo sempre aiutato per la lingua, nei colloqui. Organizzammo un bel gruppo. Nel mese di maggio ’91 ci presentammo alla Fiera del turismo di Varna: fu un successo, per la nostra guida commerciale.

Lei poi si sposa a Varna, 2002, e ha un figlio nato nel 2008.

Esatto. Io abitavo a Varna già dal ’99.  Sofia era diventata invivibile: troppo traffico, troppa confusione.

In quel periodo nasce l’idea della Fondazione?

Quasi. Un passo alla volta. Nel 2000 l’economia bulgara segna il passo, gli imprenditori di allora facevano le stesse cose come se fossero ancora sotto il regime comunista. Chiudono tutte le aziende di produzione, così come la mia Guida. In quel periodo mi preoccupo di mandare in Italia alcuni specialisti – saldatori, operatori e programmatori di macchine a controllo numerico, programmatori informatici, ingegneri navali, tanto per fare qualche esempio – per far lavorare le nostre imprese. Entravano in Italia con tutti i documenti in regola, prima che la Bulgaria facesse parte della Ue. Dopo l’entrata nell’Unione, le aziende italiane hanno iniziato ad assumere direttamente apprezzando la preparazione di questi lavoratori.

Rientrai in Italia nel 2007, perché mia moglie era incinta e non potevamo più viaggiare, nell’azienda pubblica che avevo creato io, affiancando un mio amico fraterno e ottenendo i risarcimenti di cui ho detto.

E dopo Milano?

Ritorno a Varna nel 2012 e lì nasce l’idea della Fondazione, che diviene operativa nell’aprile del 2013. Pensavo ai pensionati italiani, alcuni si ammazzavano, tali e tante erano le difficoltà di arrivare a fine mese. Mi rivolsi a loro per invitarli a venire in Bulgaria ove la loro pensione si sarebbe valorizzata. Feci un sito, con queste indicazioni, e cominciarono ad arrivare e-mail a raffica. Alcuni decisero di farlo, venendo a Varna, e abbiamo cominciato ad assisterli. Poi alcuni imprenditori hanno avviato l’attività in Bulgaria con società che operano in piena regola in Europa.

Noi informiamo le persone della tassazione – 10% – e molti hanno fatto questa scelta per non essere strangolati dalle tasse in Italia. Abbiamo salvato molta gente.

Già. C’è chi salva molta gente. Ed è questa la vera sostenibilità, perché al centro di essa ci deve essere l’uomo, la donna. Tutto inizia da lì. Claudio Chiffi l’ha compreso molto bene e ne ha fatto lo scopo della sua vita. Con esiti positivi e molta soddisfazione.

www.bulgaria-consulenze.com

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