Andrea Albertin

TRASMETTERE LA SENSIBILITÀ
COSÌ LA MUSICA È MAGIA

Parla il maestro Andrea Albertin, studioso fin da giovane di spartiti e della tecnica di pianoforte e organo. Molteplici le orchestre di prestigio dirette in ogni parte del mondo. “Il mio sogno? Dirigere nel tempio della Lirica, ovvero la Scala di Milano.”

Andrea Albertin ha scelto la musica come sua compagna di vita. L’ha scelta in giovane età, studiando spartiti, perfezionando la tecnica al piano e dell’organo, dedicandosi nel tempo alla composizione, acquisendo, anno dopo anno, tassello dopo tassello, le competenze per dirigere un’orchestra, un’esperienza impegnativa che l’ha portato in tutto il mondo. L’organo è sicuramente lo strumento che l’ha affascinato e l’ha avvicinato alla musica classica rara, una musica che va amata e studiata con dedizione, mentre il ruolo da direttore ha confermato la sua naturale inclinazione per l’opera che ha fatto apprezzare in Spagna, organizzando il Festival OPUS LIRICA a San Sebastian poi negli Emirati Arabi, Dubai, dove è stato applaudito da migliaia di persone con delle recite di Così Fan Tutte di W. A.Mozart con il coro e l’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli.

Ha avuto l’opportunità di dirigere, tra le altre, prestigiose orchestre come la Qatar Philharmonic Orchestra, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Orchestra Sinfonica di San Remo, l’Orchestra Fondazione Teatro Petruzzelli di Bari, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra del Teatro Nazionale di Cluj-Napoca (Romania), Orchestra Nazionale del Teatro di Timisoara (Romania), Orchestra di Stato di Tîrgu Mures (Romania), Orchestra Nazionale del Teatro di Odessa (Ucraina), Orchestra Sinfonica di Zapharosje (Ucraina), Irish Chamber Orchestra, Orchestra del Teatro di Ostrava (Rep. Ceca), Krimea Symphony Orchestra (Yalta), M. Jalil Tatar State Academic Orchestra (Kazan), Orchestra del Teatro Nazionale di Tirana, Orchestra del Teatro Verdi di Salerno. Ha registrato, sempre dal vivo, per RAI, BBC3, ZDF (Germania), RNE (Spagna), TVE (Spagna), Ceská Televize (Repubblica Ceca), TVR (Romania), KBS (Korean Broadcasting System), RTSH (Albania), Egyptian national TV.

Maestro, ci parli del suo approccio con la musica. Quale è la scintilla che l’ha portata nel mondo della musica?

Il mio incontro con la musica è stato insolito e precoce. Avevo due anni e frequentavo l’asilo. Mia nonna mi regalò un mangiadischi e le suore dell’asilo due piccoli dischi. Passavo molto tempo ad ascoltarlo, quasi ipnotizzato, mi ci appoggiavo e, da quello che mi raccontano, mi addormentavo cullato dalle note e dai suoni. Molti anni dopo scoprii che in quei due piccoli dischi erano incise la Seconda Sinfonia di Johannes Brahms, e della Settima Sinfonia di Ludwig van Beethoven, due capisaldi della letteratura sinfonica. In seguito mi appassionai all’organo e al pianoforte. L’amore per l’opera lirica è arrivato più tardi, verso i 15 anni. Andai all’Arena di Verona ad assistere ad una recita di Aida. Per me è stata una folgorazione vedere non solo tutto quel pubblico, ma anche lo sfarzo degli allestimenti, i costumi, i cantanti e una enorme orchestra. Ho scelto poi di frequentare il Conservatorio di Rovigo, dove ho avuto straordinari insegnanti che mi hanno dato tutte le informazioni necessarie per poter affrontare il lavoro di musicista. E a loro devo tutto ciò che so fare, e la passione che sono stati capaci di trasmettermi. Mi sono diplomato col massimo dei voti e la lode in Organo e composizione organistica e poi in Pianoforte. Ho seguito corsi di direzione d’orchestra, ma ho avuto la fortuna di imparare sul campo a dirigere. Credo che la formazione e lo studio continuo per un musicista siano importanti, anzi, fondamentali.

Da musicista, nel suo caso pianista ed organista, a direttore d’orchestra. Come è avvenuto il passaggio?

Il direttore d’orchestra è l’unico musicista che non tocca alcun strumento. Non è un ruolo semplice, anzi. Per poter dirigere è necessario conoscere molto bene la partitura, personalmente, da pianista, provo ad eseguire e studiare ogni parte. Nella fase della concertazione, cioè delle prove, bisogna senz’altro arrivare con le idee molto chiare su ciò che si vuole fare e cosa si può ottenere. Poi il suono che si vuole, quanto forte o quanto piano o che sfumatura, dipende proprio dal peso del braccio, dalla tecnica che si possiede, che è sempre in evoluzione, e soprattutto quanto della propria sensibilità si riesce a far arrivare all’orchestra, senza parlare! Se la preparazione e la ricerca compiuta sulla partitura è fatta in modo coscienzioso, poi si è in grado di trasmetterla ai musicisti dell’orchestra o ai cantanti lirici e tutto si unisce in una unica visione compatta e convincente. Sembra un po’ una magia. Una magia possibile grazie al linguaggio della musica che è internazionale.

Qual è stata l’opera che ha diretto che più le è rimasta nel cuore? E quale pubblico l’ha maggiormente emozionata?

Ho debuttato ben 53 opere liriche. Nel mio cuore hanno un posto speciale Falstaff di Giuseppe Verdi, Manon Lescaut di Giacomo Puccini e Carmen di Georges Bizet. Molte sono le produzioni di La Traviata di Verdi, o La Bohème di Puccini che ho diretto. In generale preferisco, anche per la mia nazionalità, il repertorio Verdiano e Pucciniano. Ma mi sento a mio agio anche con il bel canto (Donizetti e Bellini) e con il teatro musicale di Mozart. Devo dire che con il pubblico sono sempre stato molto fortunato. Anche recentemente ne I Puritani di V. Bellini che ho diretto a Cluj-Napoca, il pubblico mi ha omaggiato con una standing ovation proprio alla mia uscita. Oppure alcune mie recite di Un Ballo in Maschera di Verdi al Teatro dell’Opera del Cairo dove c’è stato un curioso caso di passaparola dovuto alla elevata qualità dell’interpretazione, e il pubblico aumentava esponenzialmente ad ogni recita fino a raggiungere il tutto esaurito.  Il mio record di applausi è stato a San Sebastian (Spagna): 20 minuti a fine recita per Carmen di G. Bizet. Lo ricordo ancora con grande emozione.

Lei ha diretto e lavorato in tutto il mondo. C’è un palcoscenico o più palcoscenici che vorrebbe calcare da direttore?

Senz’altro il tempio della lirica, cioè il Teatro La Scala di Milano, è sempre un obbiettivo per ogni direttore che ama l’opera. Mi piacerebbe molto anche dirigere alla Fenice di Venezia e tornare al San Carlo di Napoli. Prossimamente ritornerò in un importante teatro italiano, ma preferisco, un po’ per scaramanzia, non svelare altri dettagli su questo. Mi incuriosiscono i palcoscenici della cosiddetta Europa dell’est: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e paesi emergenti sul lato operistico come i Paesi Arabi. Ho da sempre una particolare curiosità per il Portogallo. Anche Il Colon di Buenos Aires è un palcoscenico che prima o poi mi piacerebbe calcare. Tra le belle a maggio avrò la possibilità di debuttare in Cina. So di essere un direttore fortunato, per le tante occasioni che mi sono state e mi vengono date. Starò in Cina per un mese per dirigere 4 recite di Pagliacci di R. Leoncavallo, due gala operistici con la grandissima Zheijang Symphony Orchestra e terrò una masterclass di direzione d’orchestra. Se devo seguire il cuore però, mi piacerebbe dirigere al Teatro Sociale di Rovigo, dove un po’ tutto é cominciato.

www.andreaalbertin.com

 

P.I. Caikovski: Ouverture 1812, Qatar Philharmonic Orchestra

Condividi
Share

Commenti

be the first to comment on this article

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai a TOP