LP E 45 GIRI – Per i vinili un mercato in continua ascesa.

E IL VINILE RICONQUISTA LA SCENA MUSICALE D’ASCOLTO

Il mercato dei dischi in vinile registra un trend in continua crescita. Un interesse diffuso, senza limiti di età fra i cultori del 45, 33 o 78 giri

Il genere umano ha corso un rischio grandissimo senza neanche essersene reso conto. Parliamo del rischio di non poter più entrare in un negozio di musica e vedere arcobaleni di copertine che si estendono sugli scaffali, di non scorgere più sguardi concentrati sui giradischi mentre si lasciano girare i vinili sotto la puntina. Nell’era di iTunes, di Youtube, della musica digitale e dei siti per scaricarla illegalmente sembrava non esserci più posto per quello che è stato senza dubbio il supporto musicale che maggiormente ha contribuito alla diffusione del rock, del blues, del jazz, del pop e di tutti quei generi che spopolavano quando l’arte dei suoni diventava mainstream. Sembrerebbe però che questo rischio, almeno per il momento, sia stato scongiurato, e i numeri non fanno che avvallare la nostra tesi. Nel 2015, secondo la Music Research della Nielsen, autorevole agenzia di monitoraggio dei consumi, sono stati venduti 11,9 milioni di dischi in vinile, il 29,8% in più rispetto all’anno precedente, crescita che né i cd né i download hanno registrato. Si può dunque dire che dopo anni di rivoluzione digitale il vinile sia tornato prepotentemente in auge, facendo registrare grandiosi picchi di mercato e evitando il pericolo di non poter più sentire quel fruscio tipico dei vecchi dischi in sottofondo una volta acceso l’impianto. . Paolo Carù, proprietario di Carù Dischi, storico negozio di musica di Gallarate in provincia di Varese, e uno dei maggiori collezionisti di vinile in circolazione, crede che le ragioni siano da ricercare anche nella bellezza materiale dell’oggetto.

 

Alla ricerca del suono tangibile, materiale

 

“Il vinile è il supporto principe, la prima forma fisica della musica, e alle persone piace poter stringere qualcosa tra le mani”, spiega lo storico venditore. “Non ci sono dubbi che i dischi, che siano da 33, 45 o 78 giri, siano dei bellissimi manufatti, tant’è che moltissime persone comprano la stessa musica sia in cd che in vinile, tenendo quest’ultimo chiuso e confezionato solo per motivi collezionistici. Dopo tanti anni di download selvaggi, evidentemente si è sentita l’esigenza di tornare al suono tangibile, materiale”. In effetti il digitale da come la sensazione di trasformare tutto in qualcosa di effimero, volatile, che possa andare perso in qualsiasi momento, e in certi casi, quando parliamo della musica che ha segnato epoche e mode, non possiamo certo permettercelo. “Noi siamo legati ad una forma classica di vendita”, conclude Carù. “Il cliente viene in negozio, ascolta e sceglie i pezzi che vuole, e va via con il supporto che preferisce. Anche Amazon mi ha proposto di aprire un negozio online sulla loro piattaforma ma ho declinato l’offerta, un po’ per rimanere indipendente come ho sempre fatto dall’apertura del negozio nel ’66 e un po’ perché i margini di guadagno erano troppo bassi”. Margini forse dettati da un mercato global che pensa più al profitto che al cliente, e che negli anni è stato complice della trasformazione dei supporti musicali volta a creare oggetti sempre più commerciabili. Keith Caulfield, responsabile delle classifiche del celebre sito Billboard.com, ha definito questa ritorno di moda come un trend pazzesco, una crescita folle, che potrebbe ritrasformare il mercato del vinile da settore di nicchia a fenomeno di tendenza.

 

Un cambiamento di rotta anche per chi stampa vinili

 

“La forza del vinile sta nel pubblico che riesce a raggiungere”, ha spiegato Caulfield. “Da una parte ci sono i più anziani che lo ricordano con affetto e magari posseggono ancora dei giradischi, mentre dall’altra ci sono i più giovani che a cui piace avere in mano una copia fisica del disco e ammirarne la copertina”.  Per quanto riguarda invece la stampa di musica il cambio di rotta è stato sentito in modo talmente forte che alcune realtà specializzate in compact disc hanno deciso di puntare anche sul vinile in tempi recentissimi. E’ il caso per esempio di Discolaser, un’azienda di Guasticce nel livornese, che appena un anno fa, avvertito il cambio di tendenza, ha deciso di dedicarsi anche alla stampa di vinili ad alte tirature. “E’ chiaro che l’industria musicale sia tornata a pompare i dischi in vinile perché se ne vede le potenzialità ancora non sfruttate del tutto”, spiegano i responsabili ordini dell’azienda. “Oltre a parlare di un oggetto indubbiamente bello e di culto, infatti, si tratta di un regalo importante da fare, qualcosa che lega degli affetti e che va oltre i ricambi generazionali. Inoltre, come dicevamo, nel music business si sono accorti di poter ancora sfruttare il mercato creando, per esempio, giradischi moderni e altri supporti per la riproduzione più tecnologici che mai”.

Insomma, un settore che sembra non voler lasciare il posto al futuro, o che vuole esserne esso stesso una parte importante, e che comunque non smetterà di stupirci, o per lo meno questa è la sensazione che si ha al momento. C’è poi una branca dell’industria musicale che riguarda più da vicino i giovani, o più precisamente i frequentatori delle discoteche e della vita notturna. Ci riferiamo alla musica elettronica e al mondo dei dj, al secolo disc jockey, che quando si parla di consolle e giradischi sono senza dubbio degli interlocutori da considerare e consultare. Anche in questo campo la tecnologia ha pian piano portato le sue innovazioni, anzi, possiamo sicuramente dire che la necessità di trovare strumenti più pratici e compatti con cui spostarsi da una città all’altra, da un locale all’altro, ha portato questo mestiere a cambiare totalmente volto, e i vinili ad essere quasi completamente sostituiti dai supporti digitali. C’è però chi ancora non demorde e non rinuncerà mai a passare interi pomeriggi nei negozi di dischi sfogliando copertine come se fossero pagine di un libro. Stefano Di Miceli, dj milanese classe 1986, sta diventando sempre più famoso, oltre che per la sua bravura nella selezione dei brani e nella performance in consolle, perché usa quasi esclusivamente dischi in vinile andando decisamente contro la tendenza del momento e le abitudini della maggior parte dei suoi colleghi.

 

Un suono incomparabile con gli altri

 

“La mia scelta è dettata dal fatto che il suono del vinile è incomparabile a quello degli altri supporti”, sostiene il dj milanese. “Non migliore, in quanto il digitale suona sicuramente in modo più pulito, ma decisamente più caldo”. Secondo Di Miceli, poi, oltre a questo aspetto bisogna considerare che suonare con dischi in vinile significa anche collezionarli. “Un conto è tenere liste di file sul computer, un altro è far scivolare i dischi sotto le dita, accarezzarli, leggerli, riconoscerne le copertine dagli artwork e sceglierli con cura e dedizione. Il vinile è sicuramente più scomodo per gli spostamenti, ma la mia visione del dj sarà sempre accompagnata dal binomio giradischi/mixer”, conclude. Moda, dunque, una moda che torna accompagnata dalla sempre crescente propensione dei giovani ad approcciarsi al mondo dei dj. Insomma, che tu sia un negoziante, un collezionista, un disc jockey o un semplice amatore del mondo della musica, il vinile sarà qualcosa con cui dovrai avere a che fare ancora per molto tempo, e per fortuna, aggiungerei. Perché sarebbe davvero un peccato rinunciare a un oggetto così unico, che racchiude un mondo passato ma sempre attuale, che rimanda a uno stile di vita artistico molto ricercato, solo per una questione di comodità. Tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, sfilare il proprio disco preferito dallo scaffale, far roteare il vinile tra le mani e lasciare che la puntina lo graffi ascoltandone il fruscio, bè, questo sì che è ascoltare musica.

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