Luigi Speranzella

CAFFÈ VERDI: FINE DI UN’EPOCA SOTTO LE MURA DELLA SCALA

Tra modernariato e memorie, si spegne ancora un simbolo del passato milanese

Questo articolo è nato in modo quasi spontaneo. Passando per via Verdi, sotto le mura del Teatro alla Scala, davanti al Caffè Verdi, qualcosa ci ha fatto fermare. Di solito, nelle sue cataste “bric-à-brac” tra i tavolini della strada, si trovano souvenir teatrali e musicali che possono essere acquistati qui. Manifesti e programmi storici della famosa Opera milanese, spartiti, libri, cartoline, busti in gesso e persino in alabastro di Verdi, Mozart, un Beethoven spettinato… Di diverse “scale” – da quelle piccole per fermare le carte su una scrivania a quelle piuttosto grandi. Il più grande dei “Verdi” si trova al centro del bar, con un pezzetto di carta attaccato con lo scotch, 300 euro, barrato, 250 euro. Ci sono pezzi di carta simili su molte cose. “Svendita. Svendita” … La maggior parte dei souvenir sono effettivamente “con storia”, quindi possono essere classificati come cosiddetto modernariato, altre sono robe da rigattiere. Tra i cartellini scritti con un pennarello, uno attira l’attenzione e ci fa fermare:

Svendesi x cessata-attività. Oggettistica bar, quadri statue varie.

Leggere la notizia della chiusura rattrista, perché un’altra piccola ancora viene staccata per sempre dal suo posto. Questo bar vicino all’Opera è diventato parte integrante per così dire “la Milano scaligera”. Il personale, anzi i padroni del posto, ci hanno sempre accolto in modo amichevole e informale. Con un simpatico “Ciao!” all’ingresso e al momento di salutarci. Anche la borbottona padrona di casa alla cassa, la signora Maria, una donna di età indefinita con i capelli neri tinti e gli occhi ancora espressivi dietro grandi occhiali rotondi, arricchiva la scena. Era chiaro che i colleghi erano vecchi amici, visto che di tanto in tanto si scambiavano battute spiritose.

“…Volutamente fermo agli anni ’80, questo bar del centro città è pervaso da un’atmosfera teatrale e vintage. Situato accanto al Teatro alla Scala, si inserisce perfettamente nell’atmosfera scaligera che caratterizza la zona.” 

Commento in Tripadvisor

Caffè Verdi. Se si cerca di guardare il locale in modo distaccato, sembra davvero non tanto vintage quanto un po’ datato. Il tipo di posto che si vuole “rispolverare” – non letteralmente certo, ma in senso figurato. Sfoltire le pile di foto e cartoline, rompere la simmetria dei busti dei compositori, togliere i mazzi di fiori artificiali della sciura Maria. Tra l’altro, questo potrebbe essere un compito progettuale interessante: cercare di dare un tocco di modernità al locale, salvando la sua preziosa atmosfera. Una sorta di “arieggiatura generale”. Ma non c’è più tempo… perché la questione dell’esistenza è stata decisa da altri, cioè dai proprietari dei muri.

Dopo il lockdown, nei quartieri storici di Milano hanno chiuso per sempre un gran numero di locali di carattere tradizionale, per lo più a conduzione familiare, che non hanno retto alla concorrenza e all’aumento dei prezzi degli affitti. O per i quali semplicemente non è stato rinnovato il contratto di locazione. Questi caffè sono nati… chissà quando. Molto probabilmente nel dopoguerra o negli anni ’60, durante il grande boom industriale. Quindi in molti casi sono ancora gestiti dai fondatori originari, magari alla seconda o terza generazione al massimo. Sono tra quelli che non possono rientrare nella categoria dei cosiddetti Locali Storici d’Italia, che per regola devono avere più di 70 anni. Ciò significa che questi locali “semi-storici” non godono di alcuna tutela statale o comunale contro la chiusura non programmata, come è accaduto nel caso del Caffe Verdi, a causa del mancato rinnovo del contratto di locazione.

Сosa succede alla fine di una storia come questa? Di solito una nuova attività prende subito il posto di quella che se ne è andata. Apre non sempre un caffè o un locale simile, più spesso uno showroom di abbigliamento o di mobili, perché Milano, lo sì sa, è riconosciuta come la capitale della moda e del design.

Fino al 2020, qui si trovava lo storico Caffè della Scala.

In pochi anni, il quartiere centrale intorno al Teatro ha visto la chiusura e la sostituzione di molti locali di questo tipo. Non c’è più traccia dello storico Caffè della Scala, dall’altra parte, in via Filodrammatici, che esisteva da più di cinquant’anni, chiuso nel 2020.

Il Caffè Trussardi, locale d’élite tra l’Opera e il Teatro Filodrammatici, progettato dal famoso architetto Carlo Ratti, pure ha chiuso poco fa. Il suo originale dehors con giardino verticale del botanico francese Patrick Blanc sta seccando, in attesa dello smantellamento definitivo.

Essere o non essere. Il parere dell’esperto

Abbiamo chiesto all’architetto Andrea Langhi, che da oltre quindici anni insegna design dei ristoranti ai corsi HoReCa Workshop di Milano, la sua opinione sulla chiusura di vecchi locali come il Caffè Verdi e sulle nuove aperture.

Andrea Langhi:

Ho sempre pensato al mio lavoro in modo effimero.

A differenza degli architetti “seri”, quelli che progettano palazzi, ponti, chiese…, 

che hanno la possibilità di creare opere che gli sopravvivono

e che possiamo osservare ancora oggi e continueremo a osservare in futuro

Gli architetti come me che invece progettano locali,

sanno che queste “opere” sono destinate a durare qualche anno,

per poi essere rinnovate o sostituite.

perché i gusti del pubblico, le tendenze, il mondo intero cambiano velocemente.

Così quando leggo di un “locale storico” che chiude vivo una sorta di contraddizione.

Tra il dispiacere di perdere qualcosa per sempre.

E la consapevolezza che comunque quello è il destino di questi spazi.

A volte pensare a questa cosa ti mette una sorta di malinconia.

Pensare cioè di fare un lavoro che, nonostante gli sforzi, la passione, l’impegno quotidiano,

non lascerà alcuna traccia se non in qualche fotografia sbiadita…

Un po’ di tristezza la mette…

Eppure sentendo anche le parole del proprietario di questo locale

mentre racconta di quante persone siano passate da li, artisti, cantanti, ballerine,

alcuni famosi alcuni meno, di come tanti abbiano condiviso con loro un ricordo.

Mi fa comprendere come il vero valore di questo luogo non sia nei suoi muri o nei suoi arredi demodè

Ma nella memoria delle persone che sono passate da li.

Dove hanno vissuto un momento della loro vita, probabilmente felice, e che si ricorderanno per sempre.

I locali certo, dopo un po’ chiudono e scompaiono

ma continuano ad esistere nei ricordi delle persone che li hanno frequentati.

IL VERDI continuerà ad esistere nel cuore di tutti quelli che lo hanno frequentato.

E questo dà senso anche a quello che faccio.

QUESTA STORIA NON È SCRITTA NE’ SUI LIBRI NE’ SULLA PIETRA,

MA NEL CUORE DELLE PERSONE.

E chiunque si sia divertito, innamorato, ubriacato,

in qualche locale che ho progettato,

io lo ringrazio.

Perché in quel piccolo pezzetto della sua vita,

ci sono anche io…

per sempre.

Milano è in fase di grandi cambiamenti e di riqualificazione per i prossimi Giochi Olimpici. La maggior parte dei palazzi intorno alla centralissima Piazza della Scala, tra cui il Teatro stesso e il Palazzo Marino, sono in fase di restauro con impalcatura che gli copre completamente. Pertanto, possiamo aspettarci o sperare che entro il 2026, nei locali oggi vuoti, sorgeranno nuove interessanti attività.

Insieme ad Andrea Langhi, abbiamo provato a immaginare cosa ci piacerebbe vedere tra qualche anno sul posto dell’attuale Caffè Verdi, se il suo destino sarà irrevocabilmente determinato. E abbiamo trovato due buone opzioni: il ritorno dello storico Caffè Cova in via Verdi, proprio nel luogo in cui fu fondato nel 1817. Oppure la creazione di un altro Caffè Marchesi, il cui squisito locale prospera sotto la cupola della vicina Galleria di Vittorio Emanuele II, di proprietà congiunta della famiglia Marchesi e del marchio di moda Prada.

Per riassumere, prendiamo in prestito una citazione della simpatica guida Locali Storici d’Italia che ci è piaciuta molto:

 

“La tradizione non è il culto della cenere, ma la conservazione del fuoco”. Gustav Mahler

 

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