Lucilla Cenciarelli

DAL FOGLIO ALLA SFOGLIA:
LUCILLA E LA RINASCITA DEL SU FILINDEU

Come una passione per la pasta artigianale ha trasformato una carriera nella stampa in un viaggio di riscoperta della tradizione culinaria sarda e di valorizzazione del patrimonio italiano

Incontriamo Lucilla Cenciarelli a Sofia durante un’evento organizzato dalla Delegazione dell’Accademia Italiana della Cucina in Bulgaria. È una cena con Show Cooking, dove partecipa anche l’ambasciatrice d’Italia nel Paese, Giuseppina Zarra. Un vero spettacolo per il pubblico bulgaro, pensato per presentare la cucina sarda e in particolare la preparazione di su Filindeu. Lucilla è di Roma, ma porta nel cuore la cucina sarda.

La sua è una storia imprenditoriale particolare. Dopo aver fondato e gestito per 20 anni uno studio di stampa a Roma, decide di chiuderlo e di dedicarsi alla pasta artigianale. Attraverso i suoi eventi di Show Cooking, promuove la tradizione culinaria sarda anche all’estero.

Ossus de mortu (dolcetti per la festa dei morti), amarettos (amaretti sardi), pane cotto nelle foglie di limone (ricetta di Lucilla)

Sono passata dal foglio alla sfoglia!”, racconta Lucilla. “È iniziata per me una nuova storia d’amore piena di curiosità, tecniche e non poche difficoltà da superare. Mi piacciono le sfide e mi sono messa di nuovo in gioco. Amo fare la pasta all’uovo ma il cuore me lo ha rapito una pasta sarda fatta di sola semola e acqua: su Filindeu. Non perché sia definita la pasta più rara al mondo ma perché è davvero la piu difficile da realizzare. Si dice che è il filindeu che scelga da chi lasciarsi tirare e da chi no. Ci ho lavorato davvero tanto giorno e notte prima di riuscirci.”

“È una pasta nuorese la cui riuscita è legata al solo senso del tatto, non ci sono regole scritte o ricette ma è solo la memoria dei gesti, lenti, sciolti e misurati. La voglia di raccontare questa meraviglia è un’ esperienza mi ha portata ad organizzare incontri dove le persone possano conoscere e sperimentare questa tradizione.”, racconta la sfoglina.

In Bulgaria la cucina italiana è diventata famosa negli ultimi 20 anni grazie agli imprenditori italiani che hanno avuto il corraggio di trasferirsi e aprire locali e negozi, e grazie alla maggiore possibilità per viaggiare e conoscere culture diverse.

Il filindeu ha regole precise, perfino dei numeri: 8 «piegature», che portano ad avere 256 sottilissimi fili. Tre strati di fili, distesi su un disco di asfoldelo “su fundu” di 80 centimetri di diametro, sovrapposti uno sull’altro e ruotati, non in modo perpendicolare. Solo le mani sapranno quando è pronto, viene tirato con gesti lenti, sciolti ma misurati e decisi.

I consumatori di oggi sono sempre più interessati all’origine, alla produzione degli alimenti e agli ingredienti che consumano cercando così prodotti artigianali.”, continua Lucilla. “La pasta artigianale è il simbolo della nostra cucina, è un alimento che continua ad essere amato ed apprezzato. Rappresenta la convivialità, la tradizione e la famiglia in tutto il mondo. È un alimento che fa parte di ogni nostra festività in un certo modo ci dà la cadenza del tempo.”

Il suo sogno per il futuro? Aprire presto un laboratorio di pasta fatta a mano, “un luogo non solo di vendita ma di convivialità, dove la pasta prima di essere acquistata fresca o degustata possa essere raccontata”.

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