L’ALGORITMO È IL LETTORE. FORME E CONTENUTI DELLA COMUNICAZIONE

Facebook, Linkedin e gli altri social sono strumenti utili per informarsi. Ma chi lo fa deve utilizzare le notizie come keyword, prima ancora di usare le keyword per le notizie, al fine di imparare non solo che cosa ma come cerca il lettore

Chi mi segue in Rete nelle mie videonote sa che la comunicazione via Internet ha cambiato in profondità anche i contenuti, non solo le modalità, della comunicazione. Per questo motivo mi ero ripromesso, analizzando le evoluzioni del linguaggio, di scoprire i modi e anche le mode della comunicazione, da cui nasce la presente rubrica. Una riflessione a se stante meriterebbe l’argomento del linguaggio usato del legislatore nell’emanare le leggi: se queste sono rivolte alla cittadinanza dovrebbero essere (rese) comprensibili a tutti, cioè anche ai non giuristi, cosa che non sempre avviene, come ci fa notare Sabino Cassese nell’articolo su Corriere della Sera 5. 2.2022 dal titolo “Lo Stato, l’incuria e l’italiano oscuro delle leggi”. A questo argomento dedicheremo le nostre prossime note, condividendo l’assunto del professore che in questo caso più che di modi di espressione linguistica si tratta di una inammissibile incuria, ormai di moda, da parte dello Stato, che tradisce i fondamenti stessi di un italiano corretto e incisivo.

Ancor prima dell’attuale società multimediale il sociologo Marshall McLuhan scopriva, nel secolo appena passato, che è importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, quanto in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione. Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase il medium è il messaggio.

Con il citizen journalism sembra che sia tutto permesso, perché tutti posso scrivere e aprire blog propri se non ci si accontentano di scrivere su blog altrui e sui social. Quale aspettativa ha il lettore di poter distinguere, al di là della ragionevolezza e del buon senso, le notizie vere da quelle false specie quando queste ultime hanno una loro credibilità e verosimiglianza amplificate dalla quotidianità e normalità del mezzo di comunicazione più pervasivo dato dalla televisione? Perché si tratta di un medium di comunicazione che permette ancora le modalità di espressione più suggestive e alla portata di tutti: quello audiovisiva diretta al grande pubblico.

Inoltre sono finiti i tempi in cui si poteva rispondere a Karl Popper che non è la televisione ad essere “cattiva maestra”, perché il mezzo è neutro e i contenuti diseducativi li dispone chi diffonde il messaggio. Anche Internet, mezzo anarchico per eccellenza e nata libera da ogni controllo, può amplificare enormemente il contenuto di ogni messaggio a seconda dei criteri e delle modalità con cui – ciascuno di noi – organizza la comunicazione.

Ce lo insegna il Network Marketing, al quale il giornalismo in Rete sembra dover cedere il passo quanto ad abilità nella comunicazione. Non si può che coglierne gli insegnamenti, ad iniziare dalla  lead generationi lettori vanno trovati, e per trovarli è necessario conoscere il mezzo, sfruttare tutte le possibilità che il mondo interconnesso offre. Motori di ricerca, social networkemailchat e sistemi di messaggistica istantanea: tutto ciò che ci consente di raggiungere i lettori ha le sue strategie, le sue tecniche, le sue modalità di comunicazione.

Utilizzarle correttamente serve per attirare lettori, i quali andranno convertiti al giornale, alla rivista, al blog, al social network, in modo che diventino lettori abituali e non solo di quell’articolo. E questo nello stesso modo in chi, con il marketing diretto, si convertono i lead in acquirenti del prodotto e del servizio. Si “fidelizza” così il lettore.

Spesso si previene il desiderio del lettore e si scrive un articolo sulla base di statistiche che tengono conto delle tendenze del momento e degli argomenti più ricercati. Per fare ciò si utlizzano li strumenti dell’Internet Marketing, basati sulle parole-chiave, le keywords, che tramite Google AdWords- Keyword Planner hanno un potere selettivo basato sugli algoritmi.

La parola “algoritmo” evoca qualcosa di matematicamente complesso: in verità è semplicemente uno schema sistematico di calcolo. Sono algoritmi quelli che utilizza Google per il proprio motore di ricerca, e quelli che Facebook usa per la profilazione dei propri iscritti. Con la conseguenza che, quando un utente fa una ricerca su Google o apre un profilo su Facebook non è lui a scegliere: sono Google e Facebook che gli propongono i risultati di ricerca e le condivisioni che, secondo gli algoritmi, sono più coerenti e pertinenti alla ricerca e alla storia di navigazione dell’utente, alle tracce delle sue interazioni con altri utenti.

Il compito del giornalista digitale – e in certa misura anche dell’avvocato per i suoi doveri di aggiornamento professionale – di oggi è allora quello di usare Google e la SEO Search Engin Optimization, di utilizzare Facebook e gli altri social network, al fine di trovare lettori, usare le notizie come keyword, prima ancora di usare le keyword per le notizie, imparare non solo che cosa ma come cerca il lettore. L’algoritmo è il lettore. Bisogna insomma costruirsi il proprio “frasario essenziale per NON passare inosservati in società” parafrasando Ennio Flaiano al contrario. Il mondo cambia.

www.bonomonline.it

 

 

 

Condividi
Share

Avvocato di imprese editoriali e televisive, ricercatore in diritto dell’informazione e dell’informatica. Responsabile dell’Osservatorio sul diritto d’autore de Il Sole 24Ore. Chief Innovation Officer del circuito nazione di avvocati associazione A.L. Assistenza Legale. Promotore culturale, giornalista pubblicista, blogger, attivo sulle tematiche ambientali. [ View all posts ]

Commenti

be the first to comment on this article

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai a TOP