NELL’HIGH-TECH L’INFORMAZIONE VINCENTE È QUELLA PIÙ VELOCE

Jerry Kaplan*

 

Si dice che un uomo vive due volte, quella vera e quella che si svolge sulle labbra degli altri. I produttori di Hollywood hanno affinato il concetto eliminando l’originale e lasciando solo l’immagine riflessa luccicante. Ma gli ingegneri di Silicon Valley hanno costruito ancora una volta una trappola migliore: hanno trovato la maniera di prendere l’apparenza e di trasformarla in realtà. Il trucco, quando si crea un nuovo prodotto informatico, non è renderlo perfetto, ma far credere a tutti che sarà perfetto prima di metterlo sul mercato.

Tutti i prodotti informatici sono irrimediabilmente interdipendenti, sovrapposti come volti intagliati in un totem tecnologico che cresce all’infinito in altezza; i progettisti di applicazioni sfruttano sistemi operativi fatti su misura per computer costruiti intorno a chip che implementano protocolli basati su specifiche definite in comitati formati da progettisti di applicazioni. Tutti coloro che fanno parte di questo circuito in continua evoluzione devono provare a indovinare quali nuove tecnologie hanno maggiori probabilità di mettere a disposizione una piattaforma solida e duratura su cui costruire il loro manufatto. Il problema è che questi impegni vanno presi molto prima che prenda forma il quadro circostante, perché il business dei computer si evolve così rapidamente che aspettare equivale a suicidarsi. Così le risorse si allocano in base a promesse e reputazioni, non a fatti osservabili – come appartamenti fronte mare che si vendono sulla base del rendering.

Persuadere e scommettere

Ma scelta una piattaforma, è più facile lavorare intorno ai difetti che ricominciare ex novo da qualche altra parte. Perciò i player vincenti, in questo intricato gioco di previsioni, sono quelli che riescono a persuadere il maggior numero di persone a scommettere su di sé, perché in questo modo possono giustificare un investimento continuo a sostegno dei loro prodotti prima che gli aficionados se ne vadano su un’altra piattaforma. Gli addetti ai lavori conoscono l’amara verità: le pubbliche relazioni contano quanto il reparto ricerca e sviluppo.

Nel business dei computer, fare arrivare al pubblico il proprio messaggio è sostanzialmente un tiro alla fune con una muta di cacciatori di informazione scettici ma creduloni che si guadagnano da vivere cercando di scoprire le novità prima degli altri. Il loro lavoro si ridurrebbe semplicemente a ficcanasare e a mettere per iscritto quelle novità, se non ci fosse un problema grosso come una casa: pubblicazioni diverse hanno tempistiche diverse – mi riferisco all’intervallo tra la consegna dell’articolo e la pubblicazione effettiva. Alcune riviste mensili potrebbero aspettare fino a quattro mesi; a un quotidiano bastano poche ore.

È lo stesso problema che affligge gli animali della giungla, sia i predatori e sia le prede, che devono trovare la maniera di spartirsi una risorsa comune, come un abbeveratoio, senza eliminarsi a vicenda. Come nell’ambiente naturale, si è formato un insieme di regole esplicite ma non scritte che permette a tutti di sopravvivere: non si attacca una gazzella mentre beve; non si pubblica una storia su cui un’altra testata ha già l’esclusiva.

Cronisti e pubbliche relazioni

Nulla di tutto questo dovrebbe interessare a chi annuncia il lancio di nuovi prodotti; peccato che nessun giornale sia disposto a parlare di voi se non pensa che il vostro prodotto faccia notizia. Di conseguenza, dovete definire un piano ben orchestrato, fatto di briefing, pranzi, comunicati stampa e conference call, e destinato a culminare in un “evento” suggestivo, in modo che tutto sia perfettamente coordinato. Dovete informare la stampa che state per annunciare una novità importante, e che lo farete a una data prestabilita. Per convenzione, tutte le testate rispettano questa tempistica a condizione di ricevere in anticipo la notizia da voi. È il cosiddetto “embargo sulle notizie”, e vi lascia il tempo di illustrare il prodotto a tutte le parti interessate senza comprometterne il valore giornalistico.

Oltre a conoscere e rispettare queste regole, l’agenzia di pubbliche relazioni di un’azienda dell’alta tecnologia deve anche sapere quali cronisti sono abbastanza affamati di notizie da violare gli embarghi del suo cliente. Poiché i giornalisti sembrano cambiare lavoro con la stessa frequenza dei migranti che vengono a fare i braccianti agricoli, tenere aggiornata questa “black list” è un compito ingrato e molto dispendioso in termini di tempo. L’agenzia di pubbliche relazioni vi fa da guida in questa giungla, perché sa chi vi darà corda e chi vi mangerà vivi. Ciò che rende difficile la vita per gli addetti alle pubbliche relazioni è il fatto che, complessivamente, i giornalisti non saranno mai affidabili quanto gli animali.

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  • Brano tratto dal libro “Start up”, pubblicato da Edizioni Luiss, marzo 2019 (pagg. 157 – 158)

 

 

 

 

 

Jerry Kaplan insegna Computer Science alla Stanford University, dove è fellow del Center for Legal Informatics. È considerato il maggior esperto mondiale di intelligenza artificiale, un campo di ricerca di cui si è occupato fin dai suoi albori. È autore di numerosi saggi tradotti in tutto il mondo, tra cui anche il bestseller Le persone non servono. Lavoro e ricchezza all’epoca dell’intelligenza artificiale (2016, edizione in italiano).

 

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