NUOVE TECNOLOGIE E DEMOGRAFIA ECCO I LIMITI DELLO SVILUPPO

di IAN MORTIMER

 

Karl Marx avrebbe di che essere amareggiato. Durante la sua vita criticò ferocemente Il saggio sul principio di popolazione di Malthus, eppure alla fine la sua utopia si appresta ad essere demolita dalle forze che Malthus descriveva.

Se molti, incluso lo stesso Marx, consideravano sostanzialmente errate le teorie maltusiane, è perché l’economista e demografo inglese non poté prevedere l’impatto che la tecnologia avrebbe avuto sulla disponibilità di cibo a livello mondiale. Oggi è palese che l’innovazione tecnologica sta solo ritardando l’avvento dei limiti maltusiani, ma non li ha eliminati. Se le trasformazioni nel campo tecnico ci permetteranno di migliorare esponenzialmente la produttività dei terreni coltivati per altri duecento anni, la popolazione aumenterà in proporzione finché il rapporto tra il numero di individui e le risorse disponibili non raggiungerà il limite critici; a quel punto tutti quegli atteggiamenti di auto protezione e di esclusione provocheranno rapidamente un allargamento del divario esistente fra i ricchi da un lato e i poveri e gli affamati dall’altro. Se anche la popolazione mondiale si stabilizzasse al punto che è ora, appena oltre i 7 miliardi di abitanti, continuerebbe comunque a crescere rispetto alla nostra diminuita capacità di trasportare il surplus alimentare da una parte all’altra del globo.

Mezzi di produzione

Ma a livello demografico il pianeta è tutt’altro che stabile: secondo le previsioni, la popolazione mondiale raggiungerà i 9,5 miliardi entro i prossimi quarant’anni. E non siamo capaci di fermare il trend demografico: la Cina, l’unico fra i grandi paesi che in epoca contemporanea ha cercato di frenare la crescita demografica attraverso la politica del figlio unico introdotta nel 1979, da allora ha visto crescere la propria popolazione del 30% passando da meno di 1 miliardo a 1,355 miliardi di abitanti. Ciò ci fa capire che – escludendo una qualche grave epidemia a livello mondiale – è ragionevole aspettarsi che la pressione demografica continuerà ad aumentare, che i mezzi di produzione si concentreranno in un numero proporzionalmente minore di mani e che la stratificazione sociale assumerà caratteri più pronunciati. Probabilmente scoppieranno delle rivolte, ma si tratterà di rivolte dettate dalla disperazione e non dall’ambizione, intese a ridistribuire le ricchezze. Mentre il petrolio diventerà sempre più caro e i prezzi dei generi alimentari continueranno a salire, i cittadini meno fortunati non riusciranno ad alimentarsi in maniera adeguata, non potranno viaggiare e non potranno affittare una casa, tanto meno illuminarla e scaldarla.

Forse avranno conservato il diritto di voto e a molti non importerà. Se non riuscirà a garantire standard di vita decenti, la democrazia non conterà più nulla. (…) Prima del 1968 si poteva parlare di andare, crescere e moltiplicarsi all’infinito. Poi, un po’ alla volta, si è fatta strada la consapevolezza che così non poteva essere, che la limitatezza del nostro pianeta ci consentiva di fare alcune precise previsioni sul futuro. Non avremo più di quanto abbiamo oggi. La crescita economica reale non tornerà ai livelli elevati a cui abbiamo assistito nel corso del XX secolo. Quando guardiamo al futuro in noi non deve esserci spazio per l’idealismo sperimentale, ma dobbiamo avere in mente una strategia d’azione contro la crisi. Il pensiero utopistico è una reliquia del passato. Non c’è bisogno che vi dica che tutto questo mi suscita una grande tristezza. Ma preferisco di gran lunga l’idea che siamo diretti verso il Futuro Sostenibile – anche se non riusciremo a raggiungerlo nella sua pienezza – piuttosto che l’idea che ci stiamo lasciando sprofondare verso l’altro estremo, la Crisi Universale, dove l’energia solare, eolica, idrica e i biocombustibili non rimpiazzeranno in buona parte l’ineludibile deficit energetico. Se così non fosse, invece dell’emergere graduale di una stratificazione ordinata, sarebbe il caos.

 

 

 

 

 

  • Brano tratto dal volume “Il libro dei secoli – Mille anni di storia e innovazioni” pubblicato da Bollati Boringhieri, Torino, anno 2016 (pagg. 435 – 437).

 

Ian Mortimer è nato a Petts Wood, nel Kent, nel 1967. Membro della Royal Historical Society è autore di diversi saggi dedicati al Medioevo e all’epoca Elisabettiana. Nel 2004 ha vinto il prestigioso Alexander Prize per le sue ricerche sulla storia sociale delle innovazioni tecnologiche in medicina.

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