SEPARAZIONI – In aumento in tutta l’area metropolitana di Milano /foto:Pexels/

A MILANO DIVORZI IN AUMENTO OLTRE IL 30% RISPETTO AL 2019

Conseguenza del prolungato periodo di lockdown

Il lockdown da metà marzo ad inizio maggio 2020 ha avuto diverse conseguenze sulla popolazione, sia sotto il profilo sanitario sia sotto quello economico ma, una conseguenza in particolare, colpisce molto e coinvolge quello sociologico: infatti sono aumentati i casi di separazione o di cessazione della convivenza che, in base alle pratiche già avviate e registrate al tribunale di Milano arriva al 31,2% delle coppie coinvolte, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Questa è la conseguenza della crisi coniugale e delle convivenze more uxorio delle coppie italiane.
Crisi, poi, sfociata in appuntamenti dai rispettivi avvocati al termine dello stesso periodo di chiusura per avviare le pratiche di separazione o di cessazione della convivenza.
I motivi? Partiamo da un dato fondamentale: la convivenza forzata 24 ore su 24 sotto lo stesso tetto di una coppia (sposata o non) avrebbe dovuto soltanto rafforzare un sentimento già presente.
Secondo logica, una situazione del genere, straordinaria, consente alla coppia che in una quotidianità normale si vede soltanto per limitate porzioni di tempo (salvo che non si lavori insieme) di vivere una specie di vacanza improvvisata e, peraltro, della durata di oltre due mesi.

Coppie solo in teoria

Una pacchia per i “due cuori e una capanna”. Il problema è che sono una minoranza allo stato attuale.
Infatti, il problema nasce quando la coppia di base o a ha già questioni in via di sviluppo, o ha una doppia vita di uno oppure di entrambi i componenti della coppia (gli amanti in questo periodo erano le coppie più penalizzate dal lockdown), oppure non è una coppia nei fatti ma solo in teoria, perché i due non si conoscono (seppur formalmente sposati o fidanzati) e non si conoscono perché non si parlano se non per mere futilità.
I social network e le chat, le difficoltà lavorative del mercato attuale del lavoro e i conseguenti problemi economici si sono riversati anche sulla normale vita di coppia, contribuendo a creare delle barriere sempre più alte legate alla comunicazione tra uomo e donna.

Non solo non ci si conosce, come si rileva in molti studi legali, la cosa peggiore è che ci si ignora come se assistessimo a un rapporto di convivenza tra coinquilini.
A questo si aggiunge un ulteriore problema dato dalla presenza dei figli per le coppie che ne hanno.
Premesso che i figli sono esseri viventi e dovrebbero essere il futuro di una coppia di genitori (almeno così vengono etichettati dagli stessi genitori), molto spesso vengono strumentalizzati da uno dei due componenti della coppia.

A riguardo, si specifica come gli avvocati più intraprendenti che si sono visti riversare numerose richieste di appuntamento dopo il lockdown per avviare pratiche di separazione, ovvero di cessazione di convivenza, hanno fatto anche domande banali su come funzionava la coppia e quindi quali sono stati i problemi per cui la coppia è scoppiata, trovando spesso delle risposte a dir poco agghiaccianti.

Esempi? Dal fatto di sentirsi dire dal proprio cliente che l’ultima cena o l’ultimo pranzo romantico da soli risaliva a una data non meglio precisata l’anno prima della nascita del figlio che oggi ha almeno 6 anni (se non 12), oppure racconti di continue uscite di coppia con amici e parenti senza mai un momento di intimità, oppure il separando che racconta che la separanda tutto il giorno e tutti i giorni non fa altro che parlare del figlio o dei figli senza aprire argomenti diversi e rifiuta categoricamente qualunque approccio verbale o di altra natura del partner.
Pertanto, ben si comprende quale sia nel 2020 il reale problema alla base dell’unione coniugale o comunque di coppia: l’assenza di comunicazione, ovvero la presenza di una comunicazione falsificata, “abbiamo parlato molto, senza dirci nulla”.

 

Senza dialogo

La coppia, oggi, o non parla affatto oppure parla di futilità ma non di argomenti veri e personali da sviluppare insieme ricordandosi che si è coppia.
Quindi, nel periodo di chiusura, gli studi legali sono stati invasi da una marea di coppie formate da “perfetti sconosciuti” (film davvero realistico, quest’ultimo) perché, anche se sono genitori di 1, 2 o 3 figli, oppure non lo sono affatto, non si parlano come coppia e non si conoscono e da qui nascono le problematiche successive e soprattutto le domande che entrambi si sono posti durante il lockdown: chi è questa persona? Chi me lo fa fare di stare con questa persona? Che cosa ho in comune con questa persona? La risposta agli avvocati che, oggi giorno, possono offrire dei procedimenti di separazione o di cessazione della convivenza molto più rapidi rispetto a prima, coadiuvati anche dai tribunali che tendono a snellire al massimo questi carichi, ritenendo le pratiche “para comunali”.
Come se ne esce da tutto ciò? Sperando che un bel giorno esista un lockdown tecnologico, con distanziamento di social e chat e che porti la coppia a parlare per dirsi qualcosa di importante: la comunicazione ed il confronto su questioni interne alla coppia possono far sì che la coppia si sedimenti e si evolva. Per la vita loro e dei figli.

 

 

 

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