Sabrina Ravanelli

“ARTE COME TERAPIA PER LE MENTI STORDITE DA MESSAGGI NEGATIVI”

Lo afferma la pittrice Sabrina Ravanelli. Oltre a realizzare opere che spaziano dalla pop art al decostruttivismo, l’artista tiene anche corsi sulla meditazione e sull’arte rivolti ai dipendenti di diverse aziende, “con risultati sorprendenti”

Il primo incontro con un cavalletto per dipingere risale all’infanzia. La nonna materna amava dipingere e si accorse che la nipote disegnava mentre le stava vicino. Allora le regalò un piccolo cavalletto e così Sabrina Ravanelli iniziò “con qualche scarabocchio colorato”, come ricorda, quel percorso che l’avrebbe portata a divenire una pittrice molto apprezzata.

Ma Sabrina, nata a Trento ma milanese da quando aveva due mesi, non è solo autrice di quadri con uno stile ben definito, anzi, meglio parlare di stili, ma è anche manager di sé stessa e docente presso diverse aziende.

Dopo il liceo artistico, Sabrina Ravanelli si diploma all’Accademia di Brera. Già a 22 anni avvia una serie di partecipazioni in mostre collettive. E dal 2007 ecco l’avvio di mostre personali.

Come definirebbe la sua pittura, che propone più di uno stile?

Sì, c’è una parte che fa riferimento alla pop art dove utilizzo materiali non convenzionali, come lo scotch, per esempio, oppure le mascherine per proteggersi dal virus, ma anche resina, sabbia, acqua e anche il fuoco. Ho ammirato molto le opere di Alberto Burri, che era un medico, e utilizzava ciò che trovava scarti di guerra: è riuscito a creare quelli che io considero capolavori. Per non dimenticare Fausto Melotti, scultore e poeta. Con quest’ultimo ho scoperto la distruzione e la ricostruzione, che lui seppe ben interpretare dopo gli orrori della guerra.

Il Covid ha lasciato segni che lei ritrova tutt’oggi? Alcune sue opere mostrano un’umanità sofferente…

Il Covid, con le chiusure totali, ha portato a una perdita di identità in molte persone, con un senso di smarrimento, di isolamento. Ecco perché molte mie realizzazioni recenti propongono immagini di volti e persone non identificabili, il volto non c’è, non c’è espressività. Ma c’è smarrimento, questo è il messaggio che ho voluto trasmettere. C’è comunque una maggiore ricerca dell’introspezione, della riflessione, un aspetto positivo, questo.

Svolge altre attività, oltre a quella di pittrice?

Ho tenuto e tengo tuttora corsi sulla meditazione e arte presso alcune aziende. Ho apprezzato la sensibilità dimostrata da parte di non pochi manager che, accortisi del senso di smarrimento, di apatia di molti dipendenti mi hanno chiamata proprio per risvegliare le menti di chi si era un po’ appiattito. Nei miei corsi faccio riferimento anche all’aspetto creativo e affido un tema, un argomento che deve essere svolto usando il colore: devo dire che il risultato, in termini di partecipazione e di realizzazione di opere è andato oltre ogni ottimistica previsione. La creatività si è risvegliata e con essa l’autostima.

Cos’ha in programma per un prossimo futuro?

Prima di tutto, spero che qualche segnale di ripresa, in termini di “risveglio” di molti dipendenti, prosegua, con questa voglia di arte, di stare insieme, dopo due anni vissuti nel timore di contagiare o essere contagiati. E ai giovani dico di credere in sé stessi con una costante ricerca interiore dei valori, troppo spesso dispersi e trascurati: vi sono purtroppo troppi esempi volgari e negativi: non si leggono più libri, assorbiti da una televisione che ci mette in letargo, con proposte ripetitive e anche con molte scemenze. L’arte può aiutare, è un linguaggio con molteplici opportunità espressive, è una buona terapia per risollevare le menti.

 

www.sabrinaravanelli.com

 

 

 

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