Salvare la vita o il benessere? Dilemma e paradosso

Un patto non osservato con il diavolo, la sua vendetta che semina la morte in un villaggio dell’Oberland bernese. Corre possente ed epico, fra le due sponde della storia orrorifica e del sermone, Il ragno nero di Jeremias Gotthelf, racconto fra i massimi delle letterature in lingua tedesca dell’800.

In una casa di agiati contadini è festa, si sta per celebrare il battesimo dell’ultimo nato di casa. La levatrice-cuoca e le serve preparano la colazione per i padrini e per la florida madrina, una colazione che gli inglesi che hanno preso a visitare le vallate elvetiche, e le loro lady dalle gambe ossute, se la sognano. Latte, caffè, panna, pane appena sfornato, Emmental, dolcetti, vino speziato.

Si va in chiesa, si torna con il neonato battezzato – Hans Uli, come molti protagonisti degli idilli paesani di Gotthelf – e ci si mette a tavola, fra cerimonie e portate da paese della cuccagna. Prima che servano gli arrosti i commensali chiedono tregua, e sotto un albero in fiore fumano e conversano. Uno degli ospiti chiede al patriarca perché una trave della facciata sia tutta annerita e stoni con il resto del legno. E il nonno, dopo aver tentato invano di sviare il discorso, comincia a raccontare.

Seicento anni prima, in quella vallata, i contadini vivevano sotto il tallone feudale dei Cavalieri Teutonici. Lo spietato Hans Von Stoffeln, il loro capo, li aveva costretti a costruirgli il castello in cima a un’altura e, non contento, aveva ingiunto loro di scalzare cento faggi dalla foresta vicina e di trapiantarli entro un mese all’ingresso del maniero. Si era all’inizio dell’estate: per i contadini quella corvée avrebbe significato disertare i campi e condannarsi alla fame nella stagione fredda.

Mentre sedevano demoralizzati, era apparso fra loro «un lungo e secco cacciatore vestito di verde. Sul berretto baldanzoso oscillava una penna rossa, nel viso oscuro fiammeggiava una barbetta rossa». Il cacciatore, il diavolo, propone un patto: se a lavoro terminato gli consegneranno il primo bambino non battezzato che nascerà fra loro, penserà lui a mettere gli alberi a dimora. I contadini prendono tempo, ma qualche giorno dopo la moglie di uno di loro, Christine, una forestiera di Lindau con le parvenze e le spavalderie della strega (eccolo, il capro espiatorio che viene da fuori) accetta il patto, che il diavolo suggella baciandola su una guancia.

I contadini eludono il patto, i primi due neonati del villaggio vengono battezzati e il diavolo si vendica: sulla gota di Christine spunta un neo, presto assume la forma di un ragno nero che le procura dolori terribili e genera altri ragni che uccidono tutto il bestiame e cominciano ad assalire gli uomini.

Per sottrarsi a quel morso continuo che la devasta, Christine rapisce il figlio neonato della cognata e lo porta al cacciatore-diavolo. Quando sta per consegnarlo, il parroco del villaggio si interpone e riesce a battezzarlo. Il bambino muore, assieme al prete, per i morsi del ragno, ma la sua anima è salva. E Christine si dissolve, la sua forma umana viene assorbita dal ragno nero. Che imperversa, sterminando i contadini e i cavalieri, finché la giovane madre del bimbo morto, dopo avere scavato un buco in una trave, lo attira e lo rinchiude, tappando il buco con un cavicchio.

Il prigioniero resta lì per duecento anni, quando un’ondata di superbia, di vanità mondana e di abbandono della fede da parte dei contadini, e la mossa spavalda di un giovane servo che non crede nella sua esistenza, fanno sì che il cavicchio venga strappato e il ragno sia di nuovo libero di fare strage, finché il giovane Cristiano, mite sposo della padrona della casa, affronta il mostro e sacrificando la vita torna a rinchiuderlo.

Il racconto è terminato e gli ospiti possono tornare a tavola fatti più vecchi e più saggi, come chi ha ascoltato il racconto del vecchio marinaio nel poemetto di Coleridge. Il ragno nero porta con sé, oltre a una morale dichiarata ed esibita che pone interrogativi sotto traccia (l’abbandono del retto sentiero della fede e le sue devastanti conseguenze; il male tenuto a bada ma non sradicato, come le epidemie, da una rettitudine ieri religiosa e oggi forse ecologica e sanitaria), una potenza visionaria che si carica di echi storici e leggendari: il patto con il diavolo che già Goethe aveva riportato in auge con gli esiti altissimi del Faust (ma quel patto col diavolo, allora e oggi, in tempi di Covid-19, adombra il dilemma di dover scegliere fra salvare vite umane e salvare economia e produzione), le epidemie di peste che avevano flagellato l’Europa, le donne-streghe i cui roghi avevano smesso, ai tempi in cui Gotthelf scriveva, di ardere da poco meno di un secolo.

Scritto in svizzero-tedesco, cioè nel dialetto bernese, il racconto – come l’opera di Gotthelf – ha avuto estimatori eccellenti: Gottfried Keller, Thomas Mann, da ultimo Elias Canetti che, in La lingua salvata, rievoca l’impressione che gli fece da ragazzo: «Lessi Il ragno nero e me ne sentii perseguitato, era come se fosse penetrato nel mio proprio viso: nella mia mansarda non sopportavo gli specchi, ma ora, vergognandomi un po’, chiesi a Trudi che me ne prestasse uno, e me lo portai in camera, chiusi la porta a chiave – cosa che in quella casa nessuno faceva mai – e su entrambe le guance mi misi a cercare le tracce del ragno nero».

Jeremias Gotthelf, che si potrebbe tradurre con Geremia Diotaiuti, era lo pseudonimo che il figlio di ecclesiastici e patrizi bernesi Albert Bitzius (1797-1854) scelse per sé quando nel 1836 cominciò a scrivere. Era pastore evangelico in un paesino dell’Emmental, ma battagliero di carattere e pronto alle polemiche, liberale in gioventù e poi conservatore ma estroso – si diceva che, agli inizi della sua carriera ecclesiastica, di notte abbandonasse la canonica travestito da carrettiere, per andare a bere e a giocare a carte nelle osterie dei paesi vicini – e vicino ai contadini che volle, battendosi per questo, istruiti e assistiti dai medici.

 

Il ragno nero Jeremias Gotthelf 

(Adelphi, 1996 – pagine 177, traduzione di Massimo Mila)
Euro 12,00

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