VERSO ARMAGEDDON?

Nel mondo, a partire dal 2007, c’è stata una escalation del degrado ambientale. L’umanità è in serio pericolo davanti ai continui sconvolgimenti planetari messi in atto dall’uomo

“Dio ci protegga”. No, non è il Papa a invocare l’intervento supremo, bensì Donald Trump. Sì, proprio colui che mette in dubbio l’alterazione climatica che una dissennata condotta dell’uomo ha provocato violentando una natura che ora si rivolta, come un essere vivente ferito, umiliato, sfruttato.

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L’uragano Irma, il più potente di sempre, a detta degli esperti, con il suo tragico lascito di morti e distruzioni, ci conferma ciò che sappiamo da tempo: il surriscaldamento del clima – dei mari, in particolare – genera “mostri” devastanti che ormai non saranno più episodici, purtroppo.

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In Italia, a Livorno, un nubifragio di proporzioni immani ha ridotto la città a un lago, dal quale emergono le strutture immobiliari – case, capannoni – e qualche strada, mentre otto persone hanno perso la vita e due risultano disperse. Si disquisisce sull’allarme meteo, fin dal punto di vista cromatico – “era arancione, l’allarme, non rosso” -, mentre nel frattempo si scopre come sia stata modificata l’urbanistica della città, con interventi che hanno deviato torrenti, il tutto per favorire un’edilizia in zone (ri)qualificate della città. Ma non è il momento di fare polemiche si dirà. Vero. Però un’analisi idrogeologica, realizzata con tutti i crismi, non solo a Livorno, ma in tutta Italia, cosa aspettiamo a farla? Perché da anni si attendono nubifragi, “bombe d’acqua”, alluvioni per poi dire ciò che si poteva fare e non si è fatto? Da una commissione di esperti, varata da un governo attento e capace – quale? – sarebbe in grado di sviluppare e indicare una serie di interventi per la messa in sicurezza di quelle parti del Paese che manifestano preoccupanti criticità, in caso di maltempo aggressivo. Quanti posti di lavoro si creerebbero appaltando i lavori per interventi di questa portata?

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Sul progressivo scioglimento dei ghiacci ai Poli si è abbondantemente scritto e anche le immagini parlano chiaro. “Un fatto naturale”, sostengono alcuni, “e il gas serra non è il solo responsabile”. Ma quel “fatto naturale” è pur sempre riferito all’aumento della temperatura dei mari, la quale dipende da un innalzamento del gas serra – CO2 (anidride carbonica) in particolare – che è passato da 280 parti per milione (ppm) nel corso della prima rivoluzione industriale, siamo intorno alla metà del ‘700, a ben 400 ppm oggi.
Il ghiacciaio dell’Adamello era il più esteso d’Italia. Nel 1991 aveva un’estensione di 18,1 kmq, scesa a 15,6 nel 2007. Oggi siamo intorno ai 12,5 kmq. Certo, la scarsità di precipitazioni nevose ha contribuito a tale diminuzione estensiva, ma un’influenza decisiva è venuta anche dalla temperatura, mediamente troppo elevata a quella altitudine.

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Veniamo agli alberi, preziosa fonte di ossigeno per il pianeta. “Nell’Amazzonia brasiliana, la più grande foresta pluviale al mondo – si legge in una nota dell’agenzia Ansa del 24 giugno scorso -, nel 2015 la deforestazione è tornata a crescere per la prima volta in un decennio. Stando all’Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile, tra l’agosto 2015 e il luglio 2016 l’abbattimento di alberi ha interessato 800mila ettari, a fronte dei 600mila ettari dell’anno precedente e dei 480mila dell’anno ancora prima”. Ci stiamo togliendo i polmoni. La deforestazione è iniziata a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, quando i governi della regione hanno deciso di sfruttare le risorse forestali e minerarie. Il disboscamento permette infatti la vendita e l’esportazione del legname, che può risultare molto pregiato, aumenta la superficie coltivabile, di cui si sente un forte bisogno per via dell’incremento demografico, e lo sfruttamento di giacimenti minerari. Nel corso degli anni sono state costruite anche numerose autostrade per collegare grandi città, che non solo sono state fonti primarie di deforestazione ma hanno anche incoraggiato le costruzioni di nuovi villaggi lungo di esse, peggiorando il problema. Da più parti si denuncia l’insostenibilità di una simile pratica, oltre all’annientamento della biodiversità, ma soprattutto la perdita del più esteso polmone verde che consuma CO2 per rilasciare ossigeno. Proprio di recente la Norvegia ha minacciato il Brasile di porre un freno alla deforestazione, se non vuol vedere diminuire le risorse economiche – circa 1,1 miliardi di dollari all’anno – che il governo di Oslo elargisce al Paese sudamericano. Si vedrà.

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Ci stiamo preparando all’Armageddon? All’apocalisse finale? Sembra proprio che si vada in quella direzione, dato che si fa ben poco a livello mondiale per difendere il pianeta, anzi, sempre di più per offenderlo. L’uomo ritiene di poter controllare tutto con un razionalismo incontrovertibile. In realtà, come avvertiva Nietzsche, ci si avvia sulla strada del nichilismo, che ha come baratro l’autodistruzione. Che il pensiero occidentale sia in difficoltà – eufemismo – è stato confermato anche dal disastro planetario, non solo economico, del 2007: se c’era bisogno di una conferma che la liberalizzazione totale, ovvero, la fine delle regole, avrebbe portato a risultati catastrofici, ebbene, la conferma c’è stata e cinquemila anni di pensiero occidentale sono stati messi fortemente in dubbio – altro eufemismo – senza che una proattiva riscoperta dei valori giunga con una certa significatività da qualche parte del pianeta.

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“Dio ci protegga”. Lo dice anche Donald Trump. Ma gli risponde seccamente Jeffrey Sachs, che dirige l’Earth Institute della Columbia University: “Tre mesi fa (Corriere della Sera, martedì 12 settembre 2017), i leader del G20 si sono incontrati per difendere l’impegno del mondo sul clima. Un unico Paese si è tirato indietro: il mio. E questo significa una sola cosa: corruzione. La nostra industria dl petrolio ha pagato i politici per mentire. Il mio Stato appartiene all’industria petrolifera”. Capito, Mr Trump? Qualche preghiera in meno e qualche intervento in più per il pianeta. Dove c’è anche lei.

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Commenti

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    Cinzia 2 Ottobre 2017 19:49

    Bellissimo articolo ma fino a quando l’interesse dell’uno si sovrappone ai bisogni dei tanti … x il nostro pianeta la vedo dura…Non sono pessimista…soni purtroppo realista😯

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