YOROOM, COMMUNITY PRIMA DI TUTTO SENZA PIÙ INCOMBENZE
Per il titolare Luca Diodà “le aziende stanno scegliendo questa formula che offre una serie di servizi fruibili da subito, nel pieno rispetto delle norme anti Covid”
Operativo dal 2016 nel quartiere dell’Isola, a Milano, YoRoom è un coworking “che punta a valorizzare la ‘community’ in ogni suo aspetto”, afferma il titolare Luca Diodà. YoRoom è dotato di 25 uffici, che possono ospitare da due a dieci persone adatti in particolare ad aziende. Poi offre 30 postazioni dedicate – ove il cliente può lasciare nelle scrivanie il proprio pc– e 25 postazioni non dedicate, per utilizzi più occasionali adatte in particolare a freelance e ad aziende che utilizzano lo spazio in modo saltuario. Inoltre vi sono sale meeting prenotabili, uno spazio eventi phonebooth e un’area relax.
“Siamo passati dall’organizzare eventi, pranzi, aperitivi serali a una fase di passaggio, coincisa con la chiusura, durante il primo lockdown. Ne abbiamo approfittato per investire nel migliorare la sicurezza degli spazi dotandoci di un protocollo di sicurezza per contrastare il covid. In particolare abbiamo migliorato il distanziamento tra le scrivanie incrementando e rafforzando la sanificazione e pulizia degli spazi, oltre al pieno rispetto delle regole di distanziamento.”, afferma il titolare.
Ma è il discorso della community che sta maggiormente a cuore a Luca Diodà: “Per me significa creare in YoRoom un ecosistema ove i clienti interagiscono fra di loro, perché lo scopo non è solo quello di offrire la fruibilità degli spazi, ma anche creare occasioni di dialogo, e opportunità di business fra i nostri clienti”.
Nello sguardo al futuro Diodà pone molto ottimismo: “Anche le grandi aziende stanno rinunciando ad avere uffici tradizionali e preferiscono riconfigurare i vecchi spazi e/o scegliere strutture di coworking perché garantiscono una serie di servizi che rendono immediatamente utilizzabili uffici, sale riunioni, spazi accoglienti senza quella serie di incombenze di carattere burocratico e gestionale che l’ufficio tradizionale richiede. Sì – conclude Diodà, io vedo nel coworking un settore in crescita”
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