I TEST PER IL CORONAVIRUS: SE LA FEBBRE AUMENTA, I FURBETTI FANNO CASSA

Buone notizie per chi specula sull’emergenza del virus cinese. Dopo gli stanziamenti record per combattere il virus, una sorta di febbre speculativa ha reso incandescente il listino delle aziende farmaceutiche e biotech impegnate nella produzione o sviluppo di farmaci antinfluenzali specifici, test diagnostici, tamponi rileva-virus e persino mascherine. Produzioni ieri di nicchia, ma diventate ora strategiche nella gestione dell’emergenza. Non a caso, il governo tedesco ha appena vietato l’esportazione dei test anti-Covip prodotti in Germania: in questa fase non si corrono rischi. 

   E qui viene il punto. Il giorno prima dello stop tedesco all’export di test, un colosso americano della diagnostica sui virus aveva conquistato il controllo del suo principale concorrente europeo: in una fase critica come quella attuale, solo Berlino si è messa in allarme. Ma vediamo i fatti. 

Tre giorni fa, gli azionisti della Qiagen NV, la più importante azienda europea specializzata in Test diagnostici sul Coronavirus, hanno pensato bene di fare cassa e vendere tutto. L’azienda olandese, il cui valore è più che raddoppiato in un mese, aveva ricevuto un’offerta da 9 miliardi di euro dal colosso Usa, Thermo Fisher Scientific: un’ora per pensarci, e l’affare è fatto. 

Che dire?

Speculare sulle epidemie – Vendere la Qiagen è certamente un diritto dei soci, speculare sulle pandemie quello dei mercati. Ma dopo anni di retorica sui settori strategici per l’Europa, sull’interesse nazionale (ed europeo) da difendere contro i take over stranieri e sulla necessità di salvaguardare la stabilità di controllo del patrimonio tecnologico e industriale europeo, la vendita della Qiagen sembra rappresentare l’opposto. Il contagio dilaga, non abbiamo un vaccino, e la piena disponibilità di test è più che una necessità strategica: è un dovere fondamentale delle istituzioni nei confronti dei cittadini. Che succederà, domani, alla produzione e distribuzione dei Test (già insufficienti in Europa) prodotti dalla Qiagen? Non chiedetelo all’Europa: lo decideranno i fondi di Wall Street… 

Ma veniamo a qualche dato sul quale riflettere. Davanti a queste cifre, tutte prese da fonti ufficiali, ciascuno può fare i propri ragionamenti. Da parte mia, faccio notare che la spesa cumulata per salvare banche e valute in Usa ed Europa ha raggiunto in 9 anni un costo totale pari a tre volte la spesa degli alleati per vincere la seconda guerra mondiale, o al costo cumulato di tutte le guerre americane degli ultimi trent’anni.
Di fondi, aiuti o stanziamenti accantonati dai governi contro le grandi emergenze virali e sanitarie nel nostro “mondo industrializzato”, invece, nemmeno l’ombra fino a ieri. Vediamoli.

Seconda guerra mondiale: 4mila mld di dollari (6 anni);
Guerra del Vietnam: 600 miliardi di dollari;
Guerra Golfo e Afghanistan: 1.000 miliardi di dollari:

Crisi finanziarie Usa – Per combattere la crisi finanziaria e salvare la Borsa, il Governo Usa ha speso dal 2008 (in appena due anni) oltre 4mila miliardi di dollari. La liquidità straordinaria per banche e mercati è ripartita in America tra il 2012 e il 2014 al ritmo di 80 miliardi di dollari al mese in riacquisti di bond e derivati, e poi di nuovo nel novembre 2019, con l’erogazione di 85-100 miliardi di dollari al mese tra gennaio e febbraio 2020.

L’Europa: piano salva euro: 1.600 miliardi di euro (totale strumenti); piano salva banche: 5.000 miliardi di euro, di cui 1.500 miliardi utilizzati; piano salva Grecia: 230 miliardi; piano salva Spagna: 100 miliardi; piano salva Irlanda: 85 miliardi; piano salva Cipro: 10 miliardi

Per concludere: totale mondiale della spesa pubblica e privata contro i virus dei computer: 1.000 miliardi di dollari previsti a fine 2021.
Capisco l’importanza dei computer, ma se un virus mi infetta il software posso sempre comprarne un altro. Se si infetta il nonno, dove lo trovo un altro uguale…?

 

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