L’INDICE IFIIT DEL MESE DI LUGLIO
Trump e Brexit spingono l’innovazione europea e italiana Significativi incrementi nella spesa per nuove attrezzature

Economia reale in costante ascesa. Bene le aziende in fase di aggregazione o filiazione. Le conferme di Banca Mondiale e Fondo Monetario Europeo

Da qualche mese la propensione a investire in innovazione tecnologica da parte degli imprenditori italiani è aumentata, per una serie di ragioni che trovano il loro fulcro nella constatazione che l’economia reale ha ripreso a marciare. La domanda internazionale è tornata a salire e le principali istituzioni (come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) hanno confermato – o anche rivisto al rialzo – le loro stime di crescita dell’economia mondiale. In Europa, la Germania mostra da mesi segnali di robusta crescita, con un’inflazione che torna verso il 2%.
Certo, a livello internazionale le sfide non mancano: ma i rischi sono al momento solo collegati alle tensioni geopolitiche (Siria, Corea del Nord, Golfo arabico, Iran). In questo quadro come si stanno muovendo le imprese italiane? Quelle che hanno internazionalizzato o sono in procinto di avviare un processo di aggregazione o filiazione godono una discreta salute, confortate dalla ripresa della domanda. Quelle che vivono di solo mercato interno (edilizia e commercio) continuano a languire.
Ma in questa fase sono soprattutto due le categorie di imprese che stanno manifestando serie progettazioni in riorganizzazioni produttive. La prima categoria è rappresentata dalle imprese che devono sostituire i macchinari e che hanno trovato stimolo nel pacchetto di indirizzi varato dal governo nello scorso autunno con il Piano Nazionale Industria 4.0. Si tratta di aziende che nel periodo della crisi non hanno innovato o lo hanno fatto scarsamente, con il risultato di mantenere un assetto industriale sostanzialmente antiquato. La spinta dell’iperammortamento e del superammortamento, la proroga alla legge Sabatini (disposizioni contenute nel decreto Industria 4.0) hanno ribaltato la situazione. Grande la domanda di nuove macchine utensili e di robot nell’ultimo semestre (+27% gli ordini) anche se dal punto di vista del know-how la filiera organizzativa deve essere migliorata. Grazie a questi stimoli le categorie più sensibili sono state – e sono tuttora – la meccanica, l’automobilistico e l’aereonautica.
Ma ci sono altri fattori che stanno spingendo la voglia e la necessità di innovare in attività di processo e di prodotto. Questi fattori hanno nome e cognome. Si chiamano Trump e Brexit. Con l’isolazionismo di Trump e con il paventato distacco della Gran Bretagna dal Vecchio Continente, l’Europa ha tratto una lezione importante: in futuro dovrà fare da sola, se non tutto, quasi. A partire dalla difesa, dove l’ombrello della Nato non sarà più coperto dalle risorse economiche e tecnologiche degli Stati Uniti. Del resto c’è una logica di fondo: rispetto al panorama internazionale, quali sono le aree calde del pianeta dove gli Stati Uniti voglio o sono costretti a intervenire? Mar Cinese e Golfo Arabico. Da qui l’urgenza USA di riarmare le forze navali, le telecomunicazioni e le forze aeree. I carri armati e le testate nucleari in Europa sono forse meno strategiche rispetto ai tempi della vera Guerra Fredda.
Anche la leva della Brexit ha fatto capire agli europei, che ora si reggono ancora di più sull’asse franco-tedesco, che se vogliono andare avanti insieme devono alleggerire la burocrazia, le punizioni amministrative e le complicazioni procedurali. Il vero intervento da compiere in Europa riguarda il senso di coesione e di appartenenza: il mercato e le imprese sono il collante di questo progetto, insieme alla difesa.
Dall’intreccio di tutti questi fattori, dove Trump e Brexit hanno per il momento giocato sugli aspetti psicologici, l’immaginario degli imprenditori sta cambiando. C’è più necessità di fare che di disquisire. Un’idea che comincia a piacere anche i politici. Tempi maturi dunque per chi vuole investire, o tornare a farlo.
Potete scaricare gratuitamente il report da questo link.

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