RAFFAELLA MANGIAROTTI: ICONA DEL DESIGN ITALIANO

La designer milanese sarà a Sofia dal 12 al 14 marzo per la Giornata del Design Italiano 2024

Raffaella Mangiarotti è architetto e designer, vive e lavora a Milano. E’ laureata in architettura, con un dottorato di ricerca in progettazione ambientale. È ricercatrice presso il Politecnico di Milano. Appartenente a quella che definiamo la generazione post-maestri”, Raffaella rappresenta una figura anomala nel panorama del design italiano per il suo approccio sempre mirato e mai decorativo.

Nelle foto, alcune delle realizzazioni di Raffaella Mangiarotti

La sua carriera ha inizio con una collaborazione di rilievo con Marco Zanuso e Francesco Trabucco. Successivamente, decide di fondare deepdesign insieme a Matteo Bazzicalupo, dedicandosi alla progettazione di prodotti innovativi per importanti aziende, tra cui Smeg.

Dopo anni di successo nel design industriale su larga scala, nel 2010, da sempre affascinata dal disegno degli arredi, Raffaella avvia lo Studio Raffaella Mangiarotti, specializzandosi in art direction, arredo, showroom ed allestimenti fieristici, collaborando con aziende a livello internazionale.

Diversi sono i suoi prodotti esposti in rinomati musei internazionali, tra cui il MoMA di New York e il Padiglione di Mies Van Der Rohe a Barcellona; altre realizzazioni hanno ottenuto riconoscimenti attraverso prestigiosi premi internazionali.

Dal 2017 al 2024, Raffaella Mangiarotti è stata onorata della nomina ad Ambasciatore del Design Italiano nel mondo.

Raffaella, può approfondire il concetto di “generazione post-maestri”? Come questo influenza il suo approccio al design? 

Il mio percorso professionale è stato profondamente influenzato dai grandi maestri del design. Marco Zanuso è stato il mio mentore principale, con il quale ho avuto il privilegio di lavorare direttamente. Successivamente, ho avuto l’opportunità di collaborare a lungo con il suo grande allievo, Francesco Trabucco. Da loro ho appreso il design degli elettrodomestici. Oltre a Zanuso, un altro designer che ha lasciato un’impronta indelebile sul mio lavoro nel mobile, invece, è stato Vico Magistretti.

Da giovane, ho avuto la fortuna di averlo come vicino di casa al mare, ad Arenzano. Abitavo in un complesso di case da lui disegnato. I suoi progetti mi piacciono tutti. Ho sempre guardato al suo segno come ad una espressione di eleganza innata. Inoltre, sono stata ispirata da figure femminili di spicco nel campo del design, in particolare da Charlotte Perriand e da Eileen Grey. Della Perriand mi piace l’innata eleganza, la trovo simile a ciò che è stata Chanel nella moda. Anche la Grey ha avuto un impatto significativo sulla mia formazione: ho studiato le sue opere con attenzione e ho avuto la fortuna tanti anni fa di visitare una casa progettata da lei grazie all’invito di una cara amica. Toccare e comprendere da vicino i suoi mobili, caratterizzati da meccanismi intelligenti e funzionali, è stata un’esperienza che mi è rimasta dentro.

Da deepdesign, suo studio specializzatо nella progettazione di prodotti innovativi, lei passa allarredo, showroom ed allestimenti fieristici. Qual è stato il motivo di questa transizione? 

Dopo aver progettato numerosi prodotti industriali destinati alla massa, ho sentito il bisogno di fare qualcosa di diverso. Allo stesso tempo Matteo, il mio socio in deepdesign, voleva trasformare un oggetto che avevamo disegnato in una attività imprenditoriale. Io però non sentivo quello stesso slancio. Così abbiamo deciso di dividere le nostre strade: lui ha sviluppato il suo prodotto e invece io ho continuato a disegnare.

In un primo tempo ho progettato mobili e accessori, ma senza una vera commessa. Dovevo capire cosa vuole dire ideare un mobile (disegnare un tostapane o una sedia non è veramente la stessa cosa). Dovevo capire il mondo del mobile, i suoi trend e le sue dinamiche, e soprattutto dovevo capire cosa personalmente volessi raccontare. Pochi anni dopo, grazie a Carlo Manfredi, credo il miglior consulente strategico che abbia mai incontrato, mi è stata offerta la direzione creativa di Serralunga. In fondo non mi sentivo adatta a quel ruolo e così mi sono affidata più al suo intuito che del mio. Tutt’oggi lo considero il mio mentore, oltre che un grande amico.

Qual è il programma per la sua visita a Sofia?

Il 12 marzo è prevista una visita ad un importante showroom di arredamento italiano, con un evento curato dall’Istituto del Commercio Estero Bulgaro. Il 13 marzo parteciperò alla presentazione della mostra “I cento vasi italiani”, negli spazi esterni dell’Ambasciata dItalia a Sofia. Il 14 marzo ci sarà un incontro con la Camera degli Architetti di Sofia e, in seguito, la conferenza all’Accademia di Belle Arti di Sofia sul “Italian Design Day – VIII Edizione: ‘Fabbricare valore – inclusività, innovazione e sostenibilità’, in cui avrò il piacere di dare il mio contributo, raccontando del design italiano e del mio lavoro.

 

Quale ambasciatore del design italiano nel mondo, come ha contribuito a promuoverlo a livello internazionale?

È stato un privilegio oltre che una rara opportunità quella di aver avuto modo di definire  il progetto stesso che ha introdotto la figura dell’ambasciatore nel mondo del design, qualche anno fa. Durante una riunione in Triennale con Antonio Citterio, Marco Ferreri, Jacopo Foggini, Andrea Cancellato, Silvana Annicchiarico e altri, ci siamo interrogati sulla necessità di creare un’altra mostra internazionale per diffondere l’essenza del design italiano, o se ci fosse un approccio diverso possibile. Non riesco a ricordare chi di noi abbia originato l’idea, ma tutti abbiamo concordato all’istante: l’idea era che il design italiano, essendo così ricco e sfaccettato, meritava l’invio di ambasciatori, ognuno portatore della tradizione del design, ma anche della sua personale interpretazione e visione attraverso il proprio lavoro.

 

www.raffaellamangiarotti.com

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