UN ESODO VERSO IL NUOVO MONDO
LA SCONFITTA DEL COVID INIZIA DA LÌ

Il pianeta con la pandemia mostra tutta la propria caducità. In attesa del vaccino

Eccoci tutti, su questo (stupendo) pianeta, afflitti dalla pandemia. Mentre circola un virus che, per il momento, non cede, ben pochi alzano lo sguardo dal proprio cortile per osservare oltre, laggiù, in profondità.

Il mondo non è più e non sarà più lo stesso, questo assumiamolo come dogma e forse cominceremo a schiarirci le idee. Per coloro che le hanno.

Intanto siamo qui a sorbirci le scempiaggini di un Boris Johnson, che giustifica il caos pandemico che affligge il suo Paese con la reticenza tutta inglese, a suo dire, nell’osservare obblighi e divieti, rispetto a quanto fanno gli italiani. Non aveva ancora letto, forse, il Financial Times, che ha elogiato apertamente l’Italia: “Mentre la Spagna, la Francia e il Regno Unito soffrono una ripresa del Covid-19, il Paese (l’Italia, ndr) ha saputo adattarsi dopo la prima e brutale fase» della pandemia, si legge sul quotidiano londinese.

 

L’arsenale nucleare

Donald Trump non sa cosa dire. Ma è meglio che non dica. Roboante uno dei suoi ultimi interventi quando ha annunciato che gli Usa hanno l’arsenale nucleare più forte di sempre. Per far cosa? Questo pericoloso personaggio politico non sa fare altro che esprimersi in termini rozzi, ove incrocia concetti muscolari con quelli legati al dio soldo.

Vladimir Putin osserva e tace. Alexej Navalny ce l’ha fatta, è guarito. Come l’ha presa lo ”zar”? . Xi Jinping guarda tutti dall’alto in basso, forte di numeri economici di assoluto rilievo, nonostante il virus. Virus che è partito proprio dal suo Paese. Già il Covid-19.

In questo momento, e chissà fino a quando, c’è un despota sul pianeta, il virus, che ha mandato all’aria tutti i giochi di alcuni cosiddetti potenti della terra. E non solo. Le architetture economiche di molti stati scricchiolano, dato che i consumi sono ridotti o diversamente orientati. Ma non dobbiamo più pensare ai grandi soggetti industriali del passato come a punti di riferimento granitici, inossidabili: la grande partita di una possibile ripresa si giocherà con l’apporto delle piccole e medie imprese, mentre ci si riempie troppo la bocca con parole come information technology e digitalizzazione, ambiti ancora poco conosciuti in Italia, dove occorre un recupero culturale indifferibile.

In tutto questo panorama di incertezze si inseriscono poi le previsioni. Analisti, società di rating, agenzie di gestione del risparmio si lanciano in analisi previsionali su quanto si sta perdendo, quanto si potrà recuperare. Ma su quali basi? È attendibile il dato relativo alla perdita di fatturato delle aziende, di qualsiasi dimensione, ma sulle possibilità di recupero, quali sono i riferimenti? Assistiamo a modificazioni nel mondo produttivo che possono portare a performance anche di rilievo, non misurabili con i modelli di indagine attuali. E allora? La prudenza, prima di tutto.

C’è chi ha guadagnato anche nel periodo di lockdown, c’è chi ha mantenuto i dati sotto controllo – circa il 25% dell’apparato produttivo italiano, secondo stime recenti – e c’è chi ha segnato dei passivi più o meno ampi. C’è anche chi ha chiuso i battenti. Ma l’analisi previsionale non può basarsi su questo pregresso o quanto meno non in toto. Perché stanno nascendo nuove professioni, si lavora sempre più in smart working e si segnala una maggiore condivisione dei problemi, una crescente empatia. Le previsioni sul Pil del 2020 oscillano: fino a luglio scorso per l’Italia si indicava un -15,4% come dato più probabile. Ora, dopo la metà di settembre, il dato della Commissione europea segnala un -9,5%. E Standard & Poor lo ha portato a -8,9% L’incertezza nei sistemi di calcolo domina la scena.

 

Il lavoro agile

“Il mondo del lavoro può, tuttavia, cogliere alcuni frutti da questa fase disperata – si legge sul sito eicomenergia.it – : abbiamo imparato che il lavoro agile funziona, che non tutti i lavoratori devono compiere spostamenti per recarsi fisicamente nelle sedi aziendali per compiere le proprie attività, che si può lavorare ed essere pagati in relazione ad obiettivi e non ad un monte ore stabilito. Soprattutto, dovremmo aver imparato che conciliare carriera e famiglia è assolutamente possibile se le modalità di lavoro sono più smart, ma occorre che alcune regole vengano modificate in base al nuovo contesto e ai nuovi lavori”.

Ecco come si sta modificando il panorama lavorativo che influenza inevitabilmente quello emotivo, sociale, familiare… Ci vorrebbe una componente politica solida, competente, credibile, mentre nel nostro Paese la mediocrità parlamentare è palpabile quotidianamente, con sproloqui offensivi per l’intelligenza di un ascoltatore attento. In più si aggiungono i giornalisti, già, proprio la categoria (che non amo) alla quale appartengo: sfilano nei vari salotti televisivi ad aumentare lo sproloquio, confondendosi con gli esponenti politici nel sostenere le proprie tesi, c’è chi dà spettacolo di sé stesso in un caravanserraglio grottesco e di nessuna credibilità. Ma sul palcoscenico al quale approdano esibiscono un personale culto della personalità a discapito dei contenuti, sempre carenti.

Il Covid-19 intanto dilaga proprio laddove certo lassismo nei comportamenti sta palesando effetti nefasti. Ma non dimentichiamo che anche da noi ci sono state esibizioni, non meno disdicevoli di quelle appena descritte, di coloro che non credono al virus. C’è un video ove un tizio anti-Covid, se così si può definire, mostra le adunate in Germania e chiede cosa sia successo dopo. Ecco, ora sta assistendo agli effetti: i dati sono eloquenti.

Mentre attendiamo un vaccino, afflitti dall’angoscia esistenziale ovvero dal timore molto diffuso di “non farcela”, in ambito lavorativo ma anche familiare, sociale, ci avviamo, volenti o nolenti, verso una nuova antropologia culturale, alla ricerca di nuovi paradigmi esistenziali. Ma ancora i “grandi” della terra riverberano la loro pochezza culturale su popoli più o meno pronti a un esodo verso il nuovo mondo.

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