IMPRESE FEMMINILI IN CRESCITA SEGNALE INCORAGGIANTE PER TUTTI

Dopo la frenata del 2020, già nel 2021si registra un incremento dello 0,6%. Patiscono ancora dettaglio e ristorazione. Molteplici le forme giuridiche prescelte

Le imprese femminili in Italia sono in costante crescita, anche se in maniEra disomogenea. Come riporta Il Giornale delle PMI “dopo la brusca frenata del 2020, l’imprenditoria femminile torna a correre: nel 2021 si registrano 7.294 imprese attive in più (+0,6%), una crescita che riporta il totale di imprese rosa ai livelli pre-pandemia. Ma la crescita non è omogenea: commercio al dettaglio e ristorazione, tra i comparti più colpiti dalla pandemia, continuano a soffrire e perdono quasi 2mila attività in 12 mesi”.

È quanto emerge – riporta sempre il sito delle PMI – dalle elaborazioni condotte dall’Ufficio economico Confesercenti su dati camerali di natimortalità delle imprese in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

Sempre secondo i dati raccolti dal giornale on line, “in Italia a febbraio 2022 le imprese femminili sono risultate essere 1.381.987 (erano 1.312.451 alla fine del 2015) ma rappresentano solo il 22% delle imprese italiane.

Il 76% di queste ha una forma giuridica di Ditta Individuale, a fronte di un 15% di Società di Capitale, un 8% di Società di Persone e il restante 1% di Associazioni iscritte in CCIAA, enti, fondazioni e società anonime.

Analizzando, invece, l’incidenza delle imprese femminili rispetto al totale delle imprese, le forme giuridiche con la quota più alta sono Società di persone (27%) e Ditte Individuali (26%).

L’imprenditoria femminile – aggiunge il Giornale dlle PMI – è una realtà di grande valore per l’economia nazionale. Secondo i dati Unioncamere, oltre un quarto dei ruoli imprenditoriali italiani sono coperti da donne: per la precisione, 2,8 milioni in termini assoluti equivalenti al 26,8% del complesso di titolariamministratori e soci d’impresa del nostro Paese”.

In altri termini: nonostante la pandemia e, oggi, della guerra russo-ucraina, le donne, in particolare coloro che hanno perso il posto di lavoro, hanno dato vita a società, sia come società di capitali o di persone, sia come ditte individuali, oltre a ricoprire, in maniera crescente, ruoli imprenditoriali. Una risposta positiva, un segnale di fiducia nella struttura Paese, che risulta incoraggiante in una fase congiunturale di grandi difficoltà (basti pensare all’incremento dei costi per l’energia).

E questo fa rivolgere uno sguardo verso il futuro prossimo per una non improbabile ripresa, in un Paese costellato da troppi “no” – no-tav, no-vax, no alle trivellazioni, e via dicendo – che, di fatto, hanno impedito quella crescita soprattutto delle infrastrutture ora pagata a caro prezzo.

Dal mondo imprenditoriale femminile giunge un impulso a credere nelle proprie capacità, con una visione del mondo scevra da ideologie e visioni in negativo. Certo, il cammino è ancora lungo per giungere a una totale equiparazione di genere, ma il solco è tracciato. Piccole imprese crescono. Come le donne che le guidano.

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