IN CRESCITA GLI ATTACCHI SUL WEB UNA DIFESA ANCHE DALL’ITALIA

Nel Dpcm numero 1 le linee guida per attivare un sistema di controllo
e di protezione

Il periodo che stiamo vivendo è caratterizzato dalla pandemia portata dal Covid-19. Ma la presenza del virus non reca danni sono alla salute umana, ma è divenuto un alleato prezioso e nocivo anche per coloro che vanno all’attacco dei sistemi informatici. Il lavoro a distanza, che coinvolge aziende e dipendenti, ha amplificato l’utilizzo dei sistemi informatici, esponendoli così al rischio di incursioni di soggetti che cercano informazioni, dati, progetti che possano essere di un qualche interesse per competitor sia in ambito nazionale che internazionale.

C’è chi sta correndo ai ripari e proprio dall’Italia giunge un intervento di ampio respiro proprio contro i pirati del web. Andiamo con ordine.

“L’industria è già in prima linea da questo punto di vista – osserva Francesco Teodonno, Security Leader Ibm Italia -, poiché ha la grande responsabilità di proteggere molte delle infrastrutture critiche, anche i governi però devono fare un passo avanti. In particolare, la sicurezza di settori cruciali, come quello della salute pubblica, dipenderà anche in larga misura dagli sforzi di collaborazione tra nazioni, per i quali è necessario aprire gli standard internazionali relativi alla sicurezza informatica e basarsi su approcci comuni, come la condivisione delle informazioni sulle minacce. Le parti interessate del settore pubblico e privato devono quindi unire le loro forze a favore della sicurezza di tutti”. sempre Teodonno aggiunge: “Le minacce alla sicurezza informatica sono quasi sempre transfrontaliere. Un attacco alle infrastrutture critiche di un paese europeo, ad esempio, può avere ripercussioni sull’Europa nel suo complesso. La direttiva NIS (direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi di informazione) è stata adottata nel 2016 ed è entrata in vigore nel 2018. Attualmente è in fase di revisione e prevediamo il regolamento riveduto entrerà in vigore a partire dal 2021”.

Intanto proprio dall’Italia giunge una notizia incoraggiante. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 ottobre scorso, il Dpcm numero 1 “individua, allargandola ben oltre gli standard di Bruxelles, la platea degli operatori (gestori di infrastrutture e servizi ritenuti strategici) che rientrano nel Perimetro di sicurezza cibernetica nazionale”, come riporta La Repubblica (Uno scudo contro gli attacchi sul web arriva la cyber difesa dell’Italia, di Fabio Tonacci, pagina 19, 22 ottobre 2020). “Ossia il sistema unico di difesa digitale messo in piedi dal governo. Quasi 200 attacchi al secondo”.

“La materia è tecnica – scrive Tonacci -, ma ha ricadute sulla vita di tutti. Non foss’altro perché qualsiasi servizio essenziale dello Stato oggi è digitalizzato, dalla sanità alle pensioni, e, come tale, sottoposto alla minaccia dell’emorragia di dati sensibili e della manomissione”. “E c’è un luogo — nel palazzo novecentesco di Piazza Dante a Roma, sede del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) — dove questo conflitto quotidiano si vede a occhio nudo, perché assume la forma di istogrammi colorati, di cifre che si rincorrono sui monitor in stile Matrix, di un planisfero digitale su cui i computer tracciano parabole rosse, indicando, per ogni attacco, la città di provenienza e la città obiettivo”.

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