ALESSANDRA SCHIAVONI, ATTRICE E AUTRICE, CERCA UN FILOSOFO

Sulle scene dal 1994 – non solo teatro, ma anche televisione e cinema -, ben presto si dedica all’insegnamento. “La società di oggi? Immobile, mancano i pensatori”

Alessandra Schiavoni, ovvero, attrice-regista-sceneggiatrice-acting coach e Business Creative Coach. Quindi, non solo sulle scene di teatro, cinema e televisione, ma, a un certo punto, imprenditrice, con una propria scuola di insegnamento. Ma andiamo con ordine. Nata a Roma, dove vive, nel 1993 consegue il diploma di recitazione alla Scuola del Teatro Stabile di Genova con il massimo della votazione, a Genova rimane per tre anni per poi rientrare definitivamente a Roma. Nel ’94 partecipa a un seminario sul tema “L’attore nel Cinema” tenuto da Valentino Orsini e Gianfranco Isernia. Quindi, l’anno successivo, studia canto con Adriana Giunta, Giovanni Dagnino, Gabriella Ravazzi. Poi si dedica all’insegnamento: fra il 2002 fino ad oggi, Alessandra Schiavoni è docente di Tecniche della recitazione dapprima presso la scuola “L’arte del teatro” a Roma, poi al teatro stabile di Genova.

Da Shakespeare a Molière, da Pinter a Dostoevskij, sia come attrice che come regista, per divenire poi autrice (“Effetto Seneca” il titolo del suo ultimo lavoro), senza mai tralasciare l’insegnamento, Alessandra Schiavoni vanta un percorso professionale di assoluto rilievo

Gentile Alessandra, ripercorriamo per un momento il suo commino poliedrico. Quando inizia la tua attività teatrale?

Nel ’94, al teatro stabile di Genova. Dove ho insegnato anche per molti anni.

Da quel momento, la sua attività dove l’ha portata, come si è sviluppata?

Negli anni 90 si lavorava molto, anche per sette mesi consecutivi, c’erano le compagnie stabili. Oggi è impensabile. Poi ho avuto un incidente d’auto che ha richiesto una pausa, e reinserirmi nell’ambiente teatrale è stato difficile, ma ci sono riuscita. La prima cosa alla quale mi sono dedicata, una volta guarita, è stata l’insegnamento. Mi sono accorta che lo facevo bene, mi ha gratificato. La recitazione, come l’insegnamento, richiede un’attitudine. Un percorso di consapevolezza: come docente devo indurre, portare a galla le potenzialità degli allievi. Il talento è importante, sì, ma è fondamentale la vocazione.

Dove e con chi ha recitato?

Ho lavorato con Eros Pagni, Tullio Solenghi, Luca Barbareschi, Gabriele Lavia, Pamela Villoresi e via citando… poi sono arrivata anche a pensare di rendermi autonoma dai meccanismi del teatro ufficiale e ho cominciato a scrivere, non solo per me.

È stato un percorso faticoso?

Be’, sei tu, da solo, che devi creare tutto quanto. Una sfida e anche una necessità che ha a che fare con la creatività: raccontare la complessità della realtà tenendo presente il contesto in cui si vive. Noi viviamo in uno stato emergenziale perennemente, altro che lo stato liquido di Baumann, siamo allo stato gassoso. A dicembre ho debuttato in un’opera scritta da me, Effetto Seneca, dove si evidenzia come la crescita sia sempre lenta, la rovina invece arriva inattesa e rapida. L’uomo sarà in grado di riprendersi? Secondo me no. In un mese e mezzo siamo passati dalla pandemia al rischio nucleare.

Cosa manca, in questo mondo stravolto da più eventi?

Non sento parole illuminate, dai vari esponenti politici e culturali in ambito internazionale. Siamo abituati alla morte, ovunque, senza dimenticare Siria, Afghanistan… le persone sono spaventate e preoccupate, ma non c’è reazione né coesione: si diventa retorici. Frasi fatte, pensieri da tifoseria, operosi consumatori. Manca il pensiero verticale, mancano i leader, quelli autentici, con spessore culturale. Manca lo sguardo di profondità.

Esiste una figura ipotetica di riferimento che può divenire una guida attendibile per l’umanità?

Le persone cercano contenuti, forse da qualche parte prendono piede linee di pensiero, finalmente. Non tutto è perduto. Il filosofo è la figura nodale, anche all’interno delle aziende, perché possiede quello sguardo complessivo da trasmettere. C’è ricchezza di pensiero, ciò che manca oggi. Affidiamoci a lui.

 

 

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