COVID E MALESSERI DELLO SPIRITO
In un libro di Eugenio Borgna un “percorso” virtuoso verso i valori da riscoprire
Chiacchiere. Troppe. E anche urla, nei “salotti” della tv nostrana. La tranquillità, troppo spesso, è un ricordo. E si diffonde anche la tristezza. La pandemia trasmette non solo un virus e le sue varianti, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ma anche distonie nel sociale di varia natura, acquisite quando guardiamo un programma televisivo, o indotte, in base a una serie di riflessioni che recano sconforto, incertezza.
Per chi ha desiderio di una lettura valida, che sia di ausilio a chi vuole lasciare la pazza folla, ecco il libro di Eugenio Borgna “I grandi pensieri vengono dal cuore. Educare all’ascolto” (Raffaello Cortina editore, 2021). Cuore e ragione a confronto, e subito Borgna ci dice: “Nel nostro cuore… c’è sempre una ferita che sanguina, una ferita delle emozioni, una ferita nel modo con cui entriamo in contatto con gli altri, e con il mondo” (pag. 11). Di fronte a questa ferita la ragione, l’intelligenza, si oppone, grazie anche alle intuizioni, nutrite “dalle ragioni del cuore”.
Dopo aver parlato della percezione del tempo, evocando in qualche misura la relatività di Albert Einstein, Borgna si sofferma sulle parole: “La nostra vita è non di rado svuotata di senso dalle troppe parole aride e svagate che diciamo, e che non creano legami con le persone che la vita ci fa incontrare, e in particolare con quelle che hanno bisogno di aiuto, e di vicinanza umana, e di parole che nascano dal cuore, e di loro non si finisce mai di avere nostalgia” (pag. 23).
Nel libro, lo studioso, primario emerito di psichiatria all’Ospedale maggiore di Novara e libero docente, evidenzia l’importanza del silenzio, con una distinzione fra quello “che nasce dalla meditazione e dalla riflessione, dalla preghiera e dalla contemplazione, dalla timidezza e dall’insicurezza, da quello che sgorga invece dalla tristezza e dalla malinconia, dall’angoscia e dall’inquietudine dell’anima, dalla depressione e dalla disperazione. Nel silenzio le parole sono sostituite dai linguaggi dei volti e degli sguardi, delle lacrime e del sorriso, che dovremmo saper decifrare, e interpretare” (pag. 29).
E qui si giunge al sottotitolo (“Educare all’ascolto”): l’accapigliarsi verbalmente, come spesso vediamo in tv o leggiamo sui giornali, è agli antipodi rispetto all’ascolto, che significa rispetto dell’altro, confronto civile, anche critico, ma mai scomposto.
Il libro di Eugenio Borgna ci aiuta a (ri)educarci a un incontro con il prossimo con grande disponibilità, attenzione, affinché ciascuno elabori le proprie riflessioni, anche contrarie a quanto si è ascoltato. In questo periodo di pandemia “ciascuno di noi – esorta Borgna – dovrebbe crescere in generosità e umiltà, in fiducia e in idealità, in carità e in comunione di destino, e ritrovare slanci di speranza in orizzonti di vita aperti al dialogo e all’ascolto, alla generosità e alla compassione…” (pag. 101). Riscoprire i valori etici. Così trascurati, talvolta calpestati.
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