ECOMMERCE IN CONTINUA CRESCITA MA NELLE PMI IL DIGITALE STENTA

Nel 2020, acquisti on line per 32,4 miliardi di euro. Il sistema informatico ancora ignorato nel 30% delle imprese piccole e medie

Il settore dell’eCommerce, rivolto al consumatore finale (B2C), continua a crescere. Secondo una nota diffusa dall’agenzia Adnkronos, sulla base di una delle ultime indagini dell’Osservatorio eCommerce B2C – Netcomm School of Management del Politecnico di Milano, nel 2020, complice anche la pandemia e le chiusure degli esercizi commerciali, in Italia gli acquisti online sono aumentati del 3,4% e hanno raggiunto i 32,4 miliardi di euro. In particolar modo da sottolineare la crescita del 45% dei comparti di prodotto, per un valore pari a 25,9 miliardi di euro. Questo trend – riporta sempre l’agenzia di stampa -, che non sembra arrestarsi, si sta traducendo in una domanda sempre maggiore da parte del mercato del lavoro della figura dell’eCommerce Manager, oggi tra le più richieste. Su Linkedin, ad esempio, solo a luglio 2021 si sono registrate oltre 1.000 offerte di lavoro in Italia per eCommerce Manager.

Figura poliedrica, capace di avere una visione a 360° delle dinamiche aziendali, dal prodotto alla vendita fino alle strategie di marketing – si sottolinea nella nota – l’eCommerce Manager si occupa peraltro di portare avanti ricerche continue sulle esigenze dei consumatori e dei clienti. Egli analizza, ad esempio, la loro risposta alla comunicazione e alle promozioni. In tal senso sta diventando uno dei fulcri su cui ruota il team marketing delle aziende, con il quale si occupa anche della realizzazione di campagne prodotto sui principali canali di comunicazione digital. Di fatto è una delle figure che guida la brand awareness ed è direttamente o indirettamente tra i responsabili dell’aumento delle vendite sul web, occupandosi dell’ottimizzazione dei prezzi dei prodotti e delle strategie di marketing andando ad identificare come poter incentivare e guidare gli acquisti.

Fin qui la nota dell’agenzia di stampa. Ma ci sono due considerazioni da tenere presenti: l’assegno del reddito di cittadinanza è stato concepito male, soprattutto per ciò che concerne la formazione. Ci sono giovani che hanno a disposizione cifre sufficienti per iscriversi a corsi di formazione, anche nell’ambito digital, e invece non hanno fatto nulla, non hanno sfruttato questa opportunità. Inoltre resta il fatto che circa il 30% delle Pmi – stima per difetto- non solo non hanno un responsabile dell’area digital, ma non si preoccupano neanche di acquisire una figura professionale che possa gestire con capacità questa importante area di sviluppo imprenditoriale. Una questione culturale ancora irrisolta, quindi, per un’ampia parte di imprese, una lacuna che continua a penalizzare le nostre capacità produttive e quella creatività che rende ineguagliabile e competitivo il nostro “made in Italy”

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